L'Italia che crolla

8 aprile 2009

L'Aquila e un pezzo dell'Abruzzo sono distrutti per un terremoto che nessuno poteva prevedere, e di fronte al dolore per le vittime e allo smarrimento dei sopravvissuti vanno portati solo rispetto, silenzio e, per chi se la sente e ne ha i mezzi, aiuto.
Ma poi pensiamo agli ultimi eventi che il frullatore mediatico ci ha schizzato addosso come fango nelle ultime settimane:  il G20 che regala 1000 miliardi di dollari all'Fmi, la faccia da travet veltroniano di Franceschini, le faccine di Brunetta il signore dei tornelli, la Cgil che sbraita contro la crisi dopo aver sottoscritto le leggi della precarietà, lo sconcio spettacolo di un Obama che socializza i disastri delle banche salvandole coi soldi pubblici, partiti-pannolini inventati a maggior gloria deipadron Silvio e, ciliegina sulla torta, il tanto osannato piano casa del governo.
La solita vecchia storia del cemento che rimette in moto l'economia, come fu negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso per il boom economico. Case da ampliare con famiglie che da benestanti non possono più permettersi neppure la spesa al supermercato: questa sarebbe la ricetta per ripartire? E poi, ora e sempre, grandi opere come l'alta velocità, salutata da destra e sinistra come imprescindibile necessità dello Sviluppo. E il ponte sullo Stretto di Messina, dove lo mettiamo? Anche quello, un imperativo categorico. Anche se la Sicilia ha linee ferroviarie risalenti al primo Novecento. L'assetto idrogeologico della penisola è un colabrodo chè al primo alluvione fa stragi e inonda intere città? Chi se ne frega, l'importante è costruire.
Quando vediamo crollare come castelli di sabbia edifici di recente fattura che dovrebbero reggere all'urto di sismi come quello abruzzese, e stiamo parlando di ospedali nuovi di zecca appaltati di solito agli amici degli amici, non possiamo non chiederci se una responsabilità esista, e se non debba essere addebitata alla voracità di quattrini di politici appaltanti e costruttori appaltatori, con tutto il relativo codazzo di sprechi sulla pelle della gente.
E non possiamo non risponderci che sì, questa marmaglia di profittatori la coscienza sporca ce l'ha. E ce l'hanno tutti gli italiani che corrono come pecore dietro ai pifferai magici della "fiducia" nel sistema, che straparlano di magnifiche sorti e progressive quando invece, prima o poi, la Natura si riprende il suo buon diritto a fare piazza pulita delle illusioni umane.
I morti abruzzersi parlano: di un'Italia corrotta che come l'intero mondo "democratico" e "moderno" distrugge sè stessa in nome del profitto estratto dal sangue. E il sangue è la nostra vita, sequestrata dai miraggi di un futuro che non possiamo più permetterci. Cataclismi come quello di questi giorni stanno lì, tragicamente, a rammentarcelo. Nell'attesa di saltri convolgimenti, ci auguriamo umanissimi e  privi dei ceppi ideologici otto-novecenteschi, di cui le folle di Londra e Strasburgo, fatte da semplici cittadini rovinati dalla bancocrazia, paiono essere state le prime sentinelle. 
 
Alessio Mannino
Commenti
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belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 08-04-2009 20:28

Aldilà dell' immediato dolore umano e della sofferenza provocati da questa tragedia che sono enormi, alcune considerazioni devono essere fatte. I terremoti hanno conseguenze così nefaste nelle città e nelle metropoli dove gli esseri umani sono stipati come api in alveari che si sviluppano più in altezza che in larghezza. Questo modo "razionale" di costruire è la diretta conseguenza dell'accentrarsi della popolazione nelle città dovuto allo spopolamento delle campagne e all'aumento demografico. Viene da se che in una società rurale l'impatto di un terremoto in termini di vittime è senz'altro minore. Il nostro modo di ammassarci e di costruire rende ancora più sconvolgenti e disastrosi i terremoti facendoci sorgere davvero la domanda se sia poi davvero così razionali, quando si consideri come variabile l'imprevedibilità e la forza della natura, le nostre abitudini e teorie sull'edilizia. Il fatto che ho trovato più orribile e sconvolgente è quanto è avvenuto nell'edificio della casa dello studente. Sembra così logico stipare centinaia di giovani provenienti da luoghi diversi in un unico edifico in una sola città perchè possano studiare ma inevitabilmente questa scelta mostra il suo lato rovescio: se succede qualcosa a questo edificio in un solo colpo perdono la vità centinaia di giovani, insomma si realizza un ecatombe generazionale di enorme portata. Queste riflessioni non le considero utili per puntare il dito contro questo o quel colpevole: il colpevole infatti non è tanto una persona o un gruppo di esse, quanto un ideologia che permea il mondo moderno e che sottovaluta continuamente la forza e l'imprevedibilità della natura che si pensa abbia un andamento costante e dominabile dall'uomo. L'uomo moderno vive di fatto in un mondo virtuale che considera scarsamente l'imprevisto e considera fin troppo le sue forze. Le tragedie naturali sono semre dietro l'angolo ed è triste che solo fatti di tale portata spingano a certe riflessioni che purtroppo svaniscono appena i telegiornali trovano altre notizie da raccontare...
max (IP:79.24.98.40) 08-04-2009 21:03

Forse si poteva prevedere, ma si sarebbe dovuto evacuare mezza regione per diversi giorni, in una situazione difficilmente gestibile che non escludeva polemiche anche peggiori (e anche morti, pensate se gli abitanti di sulmona fossero stati portati a l'aquila...).
Sull'ammassamento urbano alberto hai ragione in generale, ma consideriamo che in passato nelle campagne vivevano spesso anche 10 persone in una casa e non 2 o 3 come oggi. In passato le vittime per i terremoti erano anche molte di più, decine o centinaia di migliaia. E poi c'erano gli incendi, con le case in legno, e anche lì le vittime si sprecavano.
Certo si possono fare le case antisismiche, come in giappone, dove però centrali nucleari, che venissero distrutte, farebbero danni di gran lunga peggiori.
Non si può prevedere tutto.
E' inutile andare a sviscerare sempre cause e responsabilità, che ci saranno pure, ma in casi del genere sono marginali.
E' una critica che faccio alla mia epoca. Scusate se vado troppo controcorrente. Dinanzi a catastrofi naturali di questo tipo, c'è solo da chinare la testa.
E casomai, ringraziare il cielo che i morti sono stati solo 250.

Giovanni Marini (Registered) 09-04-2009 17:44

IN UN VILLAGGIO DI CIECHI L'UNICO CHE CI VEDE E' QUELLO CHE HA TORTO.
Che i terremoti non si possano prevedere è vero genericamente parlando, ma questo terremoto è stato monitorato per almeno due mesi durante i quali gli abitanti delle zone colpite hanno vissuto in condizioni di continua tensione, e questo non è normale. Se si va a cercare sui blog dei siti locali si vede che la gente si interrogava ogni giorno se dormire a casa oppure no la notte. L'evento devastante è stato preceduto da uno sciame di scosse subcontinue e anche questo si sa che è un modo di manifestarsi di alcuni eventi sismici. Infine c'è stato un ricercatore che sulla base di misure che, ricordo, sono scientificamente validate (benchè ovviamente non certe al cento per cento) aveva capito che stava per succedere qualcosa di grosso e aveva dato l'allarme. La protezione civile anzichè tranquillizzare i cittadini e denunciare Giuliani poteva perlomeno mantenersi allerta, dare consigli sul rischio e magari lasciare a ciascuno la decisione se dormire in macchina o no, ma soprattutto doveva monitorare i sismografi di quella notte. Mentre Giuliani ha rischiato mettendo in gioco la sua credibilità, le autorità hanno preferito voltarsi dall'altra parte. Quello che è successo somiglia al classico copione di un film catastrofista in cui c'è uno scienziato che prevede la catastrofe, le autorità che lo prendono per pazzo, poi quando la catastrofe si verifica realmente viene riabilitato, gli stupidi-disonesti pagano e l'eroe portato in trionfo. Questo nei film, nella realtà succederà che Giuliani avrà dei guai per essere stato oltre che bravo anche coraggioso perchè in un villaggio di ciechi quello che ci vede è l'unico che ha torto.
admin (Super Administrator) 09-04-2009 18:34

Caro Marini,
mi spiace ma questo facile senno di poi non lo condivido. Cosa si doveva fare, si doveva evacuare la popolazione? E chi avrebbe mai lasciato casa propria? No, l'unica critica, questa sì dura, che si può muovere al'establishment è di aver tirato su edifici pubblici lucrando sulla sicurezza, e di non aver mai seriamente pensato ad applicare norme anti-sismiche alle abitazioni private. Lassismo, menefreghismo, affarismo, miopia: di questo si può accusare politici, architetti e costruttori. Non di altro.
a.m.
kulma (IP:193.204.89.132) 10-04-2009 10:04

Anch'io condivido quanto detto dall'admin. Caro Giovanni, io sono un sismologo e ti posso assicurare che il terremoto, allo stato attuale delle nostre conoscenze, è assolutamente imprevedibile. Sciami sismici o fenomeni precursori (come quelli del Radon) non sono indicativi di un evento sismico di grosse proporzioni. E dire che arriverà un terremoto disastroso rischia di creare più danni del terremoto stesso. Inoltre Giuliani ha sbagliato data e luogo del sisma e i suoi dati non sono stati ancora validati. Bisogna ad esempio vedere i livelli di Radon negli ultimi anni e se ad ogni anomalia corrisponde una scossa. L'unica cosa da fare era prevenire costruendo con norme antisismiche e rinforzando le vecchie abitazioni. E questo, come già detto dall'admin, non è stato fatto, pur sapendo che il territorio è fortemente sismico: l'ultimo terremoto devastante è stato quello del 1915, con oltre 30000 vittime e interi paesi rasi letteralmente al suolo. Dati i tempi di ricorrenza dei terremoti, un sisma in quella zona era assolutamente prevedibile, così come lo è in Calabria-Sicilia (zona ponte). Per me la Calabria sarebbe da evacuare totalmente, ma questo è impossibile; l'unica cosa da fare, anche qui, è prevenire. Anche il vesuvio prima o poi scoppierà, ma, nonostante ciò, continuano a costruire vicino alle sue pendici. Pensa, inoltre, che la maggior parte dei crolli, in questo terremoto, ha coinvolto case nuove, costruite senza alcun criterio antisismico. Molte delle abitazioni più antiche, memori dei terremoti passati, hanno resistito, grazie anche ad antiche tecniche di rinforzo. La colpa, credimi, va cercata altrove.
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