Piano Geithner, rimedio peggiore del male
17 aprile 2009
 
 
E' da poco partita l'operazione che intenderebbe ripulire il mercato finanziario dai titoli tossici. E' il cosiddetto "piano Geithner". Il Tesoro americano metterà a disposizione una cifra compresa fra i 75 e 100 miliardi di dollari. Si tratta quindi di soldi pubblici per salvare il sistema bancario, e in un modo o nell'altro andranno a pesare sulle tasche dei cittadini.
Sul capitale sopra citato si intende costruire - grazie a contributi privati - dei fondi di investimento coi quali acquistare i titoli spazzatura dalle banche. Cento miliardi di dollari pubblici infatti non basterebbero.
Fin qui sembrerebbe tutto bene. Ma non è così. Tali fondi misti infatti aumenteranno le loro dimensioni - grazie appunto all'intervento privato - fino ad arrivare a 500 miliardi di dollari complessivi: cioè un rapporto di 6 a 1 fra debito e capitale iniziale.
E già qui la cosa stona: non dimentichiamo che si sta cercando di rimediare agli effetti nefasti di una bolla finanziaria. Ma come, con altri debiti?
Infatti, poichè nell'operazione ci sono dentro i privati, i titoli tossici acquistati non possono essere "bruciati". Il fine ultimo del piano deve essere il profitto: quando le condizioni del mercato lo renderanno opportuno, tali fondi costruiti sul nulla potranno essere re-immessi sul mercato "ripuliti", o per meglio dire "riciclati". Ovviamente queste operazioni funzionano solo in un clima di fiducia illimitata. Se invece la fiducia cala, ci si potrebbe trovare di fronte a una crisi ancora più grande di quella attuale.
All'interno dei vaghi e artificiosi concetti finanziari, non è chiaro nè immediato capire il funzionamento di tali meccanismi. Ma per utilizzare una metafora agricola, chi avrebbe il coraggio, sopra una gigantesca discarica interrata, di coltivare dei campi di frumento? Credete forse che le magagne non verranno fuori, prima o poi? e che la gente tarderà a sentirsi male?
Come con i rifiuti fisici, così anche con quelli economici non si sa dove metterli. Prima o poi l'ambiente si ribella. Ma nel caso dell'economia, la cosa è mascherata meglio: i furbi, i tonti e gli ottimisti hanno buon gioco. Ma a pagare saremo tutti.
Una tale economia, un tale sistema può sopravvivere solo a patto di rilanciare in avanti, nelle generazioni future, le proprie disgrazie. E' un fatto sconfortante: nonostante i progressi tecnici di cui ci vantiamo, non siamo in grado di risolvere i problemi. Li dobbiamo scagliare in avanti. Ma prima o poi, come con un boomerang, ci torneranno indietro. Con gli interessi.

Massimiliano Viviani
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