Il ragazzo venuto dall'Iran

23 aprile 2009

 

Penso che molti ricordino il film degli Anni Settanta, tratto da un romanzo di Ira Levin, “I ragazzi venuti dal Brasile”. In quel film un Gregory Peck livido più che mai interpretava il dottor Josef Mengele, l'angelo della morte dei lager nazisti, alle prese con una clonazione multipla di Adolf Hitler bambini, perfettamente identici al Fuhrer, sparsi in mezzo mondo e depositari di un futuro nazionalsocialista. In questi giorni abbiamo assistito alla rivisitazione della pellicola, per gentile concessione dell'Onu.
Questa volta il ragazzo clonato, perfetta copia di Hitler, non viene dalla giungla amazzonica brasiliana ma da Teheran, e si chiama Mahmoud Ahmadinejad.
Il clone, durante la conferenza internazionale sul razzismo a Ginevra, ha avuto l'ardire di definire razzista Israele per la sua politica segregazionista nei confronti del popolo palestinese ("Gli alleati, dopo la Seconda guerra mondiale hanno mandato emigranti per istituire un governo totalmente razzista nella Palestina occupata. Con il pretesto delle sofferenze degli ebrei e per le conseguenze del razzismo in Europa, hanno installato al potere uno dei più crudeli e repressivi regimi razzisti").
“Hitler” Ahmadinejad ha condannato la cosiddetta "politica dei due pesi e due misure sui diritti umani e la violazione degli stessi diritti umani negli Usa e in Europa”. Come una sorta di riflesso pavloviano sono partite le tagliole, guidate ovviamente da Israele, che ha definito il presidente iraniano “negazionista” e aspirante regista, niente meno, di un nuovo olocausto.
A ruota, ovviamente, i pavidi convitati occidentali, quelli che hanno così ben guidato l'azione meritoria delle Nazioni Unite in questi anni. Il nostro capufficio della Farnesina, Franco Frattini, che ha un rispettabile passato di tappezziere di vernissage dell'alta società, gongolava, lui che aveva già previsto tutto. Del resto, da preveggente con una meravigliosa padronanza della scienza etimologica, si era affrettato a definire antisemita ogni critica ad Israele, persino quelle su questioni urbanistiche o sull'altezza delle palme del lungomare di Tel Aviv.
Poco importa che non risultino minacce dirette nei confronti di Israele  o qualche riferimento specifico all'etnia semita nelle sue parole.
Poco importa che l'Iran non si sia mai macchiato di alcun genocidio nell'arco della sua storia, nè abbia mai aggredito alcun paese limitrofo (ma anzi fu vittima dell'aggressione irakena da parte di un Saddam rimpinzato di armi dagli Usa e dai suoi alleati, Italia compresa).
Poco importa che in Iran viva e prosperi la comunità ebraica più numerosa dopo quella israeliana.
Poco importa che in qualche parlamento-porcilaia di alcuni convitati indignati ci siano ancora reperti archeologici che furono parte attiva nel genocidio ebreo.
L'immagine di una conferenza Onu sul razzismo mi ricorda un po' l'immagine di un seminario sull'emancipazione femminile presieduta dal massacratore del Circeo Angelo Izzo.
Ah, l'Onu, questo meraviglioso organismo e le sue  meravigliose azioni di “peace-keeping”. Come non evidenziare gli impareggiabili interventi umanitari in Ruanda, ad Haiti, nei Balcani, in Somalia. Oppure in Liberia, dove gli esportatori di pace, i caschi blu, hanno edificato ponti inter-etnici con i bimbi nativi barattando birra, giri in auto o cibo con sesso, in una perfetta e sostenibile integrazione tra le razze.
Non ci posso far nulla: ogni volta che Ahmadinejad l'iraniano viene messo alla gogna, mi diventa più simpatico. Gli muoverei solo un appunto. Questo: io Israele l'avrei definito “Stato canaglia”, non razzista. Starò diventando più hitleriano di Hitler (clonato)?

Mauro Maggiora
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fosco2007@alice.it
lucianofuschini (IP:87.12.200.169) 23-04-2009 09:28

Gli ebrei hanno subìto pesantemente gli orrori del razzismo ma non ne sono soltanto vittime. Tutta la loro storia, tutta la loro ragion d'essere, è segnata dalla profonda convinzione, cementata dalla fede, di essere il Popolo Eletto. Non a caso fra loro vige la proibizione dell'usura, che è invece consentita nei confronti dei "gentili", cioè di tutti i non ebrei. Non a caso il giudaismo è l'unica delle grandi religioni monoteiste a essere poco interessata al proselitismo (cristiani e musulmani vogliono convertire, il che li rende inclini alle guerre di religione, ma in questo voler convertire per portare anche gli altri alla salvezza eterna c'è la convinzione che tutti gli uomini sono uguali; gli ebrei si chiudono nel loro privilegio etnico, la sorte altrui non li riguarda). Gli ebrei sono stati confinati nei ghetti perché loro stessi vi si erano rinchiusi di fatto. Si possono ancora dire queste verità ovvie, o si deve tacere per leso Olocausto? Un'ultima cosa: Ahmadinejad non ha mai detto che l'Iran distruggerà Israele. Ha detto che Israele farà la fine dell'URSS, cioè si dissolverà. I media "liberi" ci martellano di menzogne.
Andrea Marcon (Registered) 23-04-2009 11:23

Condivido l'articolo di Maggiora, tranne che l'ultima frase: io Israele lo definisco razzista eccome, visto che è fondato sulla discriminazione a favore degli ebrei. E poi la definizione di "Stato canaglia" mi ripugna, considerando chi l'ha coniata ed utilizzata...
Magmau64 (Registered) 23-04-2009 12:35

Andrea,
anch'io detesto la definizione "Stato canaglia".
Per questo l'ho usata, per misurarmi con la stessa forma comunicativa dei sacerdoti del pensiero unico.
E, per questo motivo, secondo il loro metro di giudizio, uno "stato canaglia" è ben peggio di uno stato semplicemente razzista.
Quindi, traslando il tutto sul loro piano di giudizio, per me Israele è molto peggio di uno stato semplicemente razzista.
Chiaro il concetto?
Mauro
aragorn (IP:79.15.249.41) 23-04-2009 13:29

Le illusioni libertarie basate sulle organizzazioni planetarie tipo ONU, sono il terreno di coltura infantile ed illusorio sul quale l'imperialismo culturale ed economico americano poggia le sue basi più solide. Israele non rispetta le risoluzioni dell'Onu, così come non le rispettarono Milosevic e Saddam Hussein. Eppure nessuno muove un dito, mentre i due "dittatori" sono stati eliminati in spregio ad ogni diritto internazionale, altra chimera del neogiacobinismo culturale. Non esistono, nè in linea di principio e neppure nella realtà i diritti umanitari: i palestinesi sono lì a dimostrarcelo con i loro martiri e le loro sofferenze. Come sempre, esiste solo il diritto naturale e marziale: Israele non ha il diritto di esistere, ma esiste. Ne prendiamo atto, e così diventiamo a nostra volta titolari del diritto di rimuovere, quando sarà possibile, lo Stato di Israele, restituendo ai palestinesi la loro terra.
Andrea Marcon (Registered) 23-04-2009 17:08

Non confonderei il diritto internazionale con le politiche dell'ONU: mentre sono contrario ad ogni forma di governo mondiale (anche se fosse, a differenza dell'ONU, equo e credibile) e ovviamente al potere unilaterale americano, trovo utili principi di diritto internazionale quali quelli di schmittiana memoria, che proprio gli USA hanno per primi calpestato e stravolto.
marcello.marvento@gmail.com
marvento (IP:79.27.134.176) 23-04-2009 19:26

Dopo essermi letto per intero il discorso di Ahmadinejad, averne condiviso la logica di denuncia del mondo occidentale, ho mantenuto tuttavia la mia opinione circa il personaggio. Che è questa: certe volte anche il matto è l'unico a poter dire la verità, e questo ci deve preoccupare una volta di più. Ma non posso fare un pezzo di strada insieme con chiunque parli di annientamento di una nazione, sia essa ebraica come turcomanna o svizzera o saharawi... Può sembrare realpolitik, ma di fronte a una nazione esistente,fatta di carne e di gente viva - comunque essa sia nata - occorre rispetto per l'Esistente. Se si rincorre un Diritto Internazionale del Piffero e si affrontano le questioni sulla base di un Torto o di una Ragione Introvabili, si rischia di voler sedare le risse tra fratello e sorella in una famiglia ricorrendo al "chi ha cominciato per primo?". E' una questione di lana caprina il voler esplorare a tutti i costi la memoria per andare a vedere "chi c'era lì prima", in Palestina... Sarebbe come voler restituire la Calabria ai Bruzi o la Toscana agli Etruschi. O perché no? Più su ancora: ai villanoviani... La palese illeggittimità del ritorno degli Ebrei in Israele dopo la Seconda Guerra Mondiale NON è (ripeto: NON è) una base sufficiente per risolvere il problema che si è venuto a creare in quella regione. Mi dissocio recisamente da qualunque Robin Hood che abbia in testa di "restituire" la terra ai Palestinesi: la storia non ha mai seguito alcuna logica di "giustizia" nel suo cammino, bensì ha sempre obbedito alla dinamica della forza (e da essa forza ha poi costruito semmai le coordinate del diritto). Pur dissociandomi faccio notare che mi astengo dal farmi largo nella questione adoperando come clava sia il risibile sionismo e antisionismo, sia l'altrettanto comico - voglio ben augurarmi - antisemitismo.
Andrea Marcon (Registered) 24-04-2009 09:54

Non ci vedo nulla di risibile nel sionismo nè nell'antisionismo: la prima una realtà storica ancora attuale, la seconda una posizione nella quale si riconoscono tanti, me compreso. Una questione di lana caprina stabilire se gli israeliani hanno invaso un territorio abitato da altri senza alcuna legittimazione? Questa sì che è un'affermazione risibile, specie considerando che l'hanno fatto invocando un'appartenenza - quella sì - risalente a secoli e secoli fa.
Poi si può discutere di quale sia oggi la soluzione migliore, e io sono d'accordo che sia ormai impensabile cancellare Israele, ma ciò non toglie che la ricerca di tale soluzione non può che passare da una chiara individuazione storica delle responsabilità e dei torti. Che sono nella stragrande maggioranza di Israele.
marvento (Registered) 24-04-2009 12:21

Per anni io, uomo di sinistra in una città di sinistra,ho lavorato accanto a un mio intelligente e simpaticissimo collega che aveva un solo neo, ma bello grosso: era fascista; fascista dichiarato e convinto: irriducibile. Nel conoscerlo meglio mi ha raccontato che qualsiasi cosa fosse successa al mondo e nella sua testa, lui sarebbe rimasto comunque fascista. Il perché? Suo padre era stato ucciso dai partigiani a fine guerra, sparato in mezzo a una piazza della mia città.
Se riesci a scamparla da ragazzo dal ghetto di Varsavia dopo umiliazioni e violenze inenarrabili da parte di tutto il tuo popolo, può sembrare tanto strano se ti aggrappi a una appartenenza qualsiasi, purché sia una appartenenza? Ecco bello e spiegato quale è il materiale umano su cui si appoggia e prospera il "sionismo". E' tanto incomprensibile come motivazione? Che poi il meccanismo di produzione delle merci si sia servito per insediarsi in una regione strategica del mondo di questo popolo martoriato dalla storia, tutti quelli che non vogliono fare l'indiano se ne saranno pure accorti.
Lo stesso si può dire per generazioni intere di ragazzi palestinesi che hanno visto i loro padri scacciati dalla loro terra, angariati, mitragliati, massacrati.
Ma a questo punto bisogna mettere un bel paletto. Una persona di buon senso che vuole dare una mano a questi due popoli che si fronteggiano da un secolo quasi ormai deve parlare di annientamenti? Deve continuamente richiamare la Ragione e il Torto? Quando sappiamo tutti ormai che la Storia viene amministrata quotidianamente, oggi, domani, dopodomani, da chi ha in mano la forza (leggesi sistemi industriali, mediatici, ma anche militari: chi ha e chi non ha la Bomba, tanto per intenderci).
Se si vuole aiutare davvero chi sta sputando l'anima in medioriente, voglio dire le persone in carne ed ossa, non le bandiere e i vari farisei "religiosi" che sul conflitto ci ingrassano, bisogna che si armi dell'intelligenza dell'Esistente e della capacità di NON ricordare il torto e la ragione. Così, Andrea Marcon, solo per questo, più che risibile l'antinomia sionista-antisionista è micidiale nel riproporre antiche piaghe e nel riaprirle e farle sanguinare. La simpatia che anche a me comunica quel pazzo scatenato di Ahmadinejad - e qui bisognerebbe chiedersi a che punto siamo della storia se solo i pazzi possono dire la verità - va però dietro la lavagna, va a nascondersi questa simpatia per il dochisciotte in questione, nel momento in cui si fa fabbricare delle carte geografiche dove Israele sparisce. Non mi piacciono gli uomini che vogliono risolvere i problemi in modo radicale (in questo sì, ci vedo l'ombra di un uomo molto, ma molto, in buona fede, per carità: un certo Adolf).
Andrea Marcon (Registered) 24-04-2009 12:56

Una sola domanda: chi vuole risolvere i problemi in modo radicale è il "pazzo" che si limita a parlare (dicendo peraltro cose sacrosante) o il "democratico" che ghettizza, strangola e uccide un intero popolo?
E' veramente incredibile che si accusi di attizzare il fuoco non chi continua a praticare politiche razziste, terroristiche e repressive (che vanno nella direzione opposta ad una soluzione pacifica) ma chi osa farglielo notare.
marvento (Registered) 24-04-2009 14:00

Se non sono con Ahmadinejad, sono dalla parte dei "democratici" sionisti? Ecco il modo come cominciano le faide, Andrea, e io non voglio cominciarne una, dal momento che in buona sostanza siamo dalla stessa parte. Non raccolgo, dunque e chiudo.
Nessuno - immagino - fra quelli che bazzicano questo sito ha in simpatia l'America, la "democrazia", il governo d'Israele. Nemmeno io, su questo non ci piove. Ma da questo a prendere le sbandate per uno come Ahmadinejad, ce ne passa, mi auguro. E' a capo di un regime teocratico, per quel che ne so abbastanza poliziesco e repressivo. A sostenerlo è lo stesso fanatismo - folle - che ha sostenuto tutti quei donchisciotte che si sono contrapposti in questi ultimi tempi alla Grande Democrazia che tutti ci fagocita: Enver Hoxha, Gheddafi dei tempi eroici, Saddam Hussein, Khomeini, Kim Il Sung, Bin Laden... Bella gente, no? La domanda che bisogna porsi, semmai, è questa: come mai si oppongono soltanto loro? Lì sta il problema che ci deve far lavorare a fondo. Non mi stupisce la simpatia che raccoglie questa gente fra le persone di buona volontà. D'altra parte bisogna stare attenti a non fare confusione e a saper leggere bene, credo, il sano paradosso di Massimo Fini: "sono un talebano"; per come lo vedo io, esso è una igienica, antropologica distanza dal modo occidentale di porsi di fronte al diverso etnico, ma NON è è una sudditanza psicologica nei confronti del talebano. L'"innamoramento per il selvaggio" sarebbe davvero il grado estremo del colonialismo nella sua variante più marcia e decadente.
admin (Super Administrator) 24-04-2009 21:38

Solo un cretino potrebbe credere che quando Fini dice di essere un "talebano" bisogna prenderlo alla lettera (ma di cretini è pieno il mondo, basta leggere la recensione della Voce del Ribelle sul Corriere della Sera, mesi fa...).
Quando all'Iran, è un paese dove si svolgono regolari elezioni, c'è un parlamento sovrano e le minoranze sono tutelate. Il tutto, però, deve restare nella cornice dell'Islam, legge suprema. Dunque sì, è una teocrazia. Ma repressiva almeno tanto quanto la nostra "democrazia", che non consente di avere idee anti-democratiche. La differenza sta nei metodi, che là sono certamente polizieschi. Ma si tratta di un popolo dai costumi diversi dai nostri, in cui la pena di morte (che c'è anche nei democraticissimi Usa) non suscita l'orrore che suscita a noi. E', come sempre, una questione di prospettiva.
a.m.
amugnolo (Registered) 24-04-2009 22:37

Com'è che tutti quelli che non stanno al gioco dell'imperialismo americano, e diciamocelo fuori dai denti, perchè lo sappiamo che è guidato dal sionismo, sono sempre dei pazzi?
E' certo, il mondo è sempre stato guidato da chi sapeva trovare in se e nel suo popolo la forza per farlo, a viso aperto e attingendo a principi di ordine che potessero regolare ed opporsi al caos(Imperium). Ma anche da chi, per millenni, ha fomentato la debolezza e la decadenza altrui, con l'inganno, dietro le scene, mandando a sterminarsi tra loro popoli fratelli (Imperialismo).
amugnolo (Registered) 24-04-2009 22:48

Dico questo in poche frasi, semplici ma in modo non semplicistico. Poi, magari, si puo sempre approfondire l'argomento.
Saluti cordiali.
marvento (Registered) 29-04-2009 15:55

E' l'imperialismo americano che guida il sionismo, o è il sionismo che guida l'imperialismo americano? O magari è il governo "comunista" cinese con i buoni del tesoro in mano a guidare l'imperialismo americano che guida il sionismo? O invece sono io, o sei tu che compri il trapano cinese a due euri, a guidare l'imperialismo americano e il sionismo cinese... Oddio, che confusione, non ci capisco più nulla? Ma che nessuno creda più al "cattivo" preconfezionato con la faccia a porcellone e il cappello a stelle e strisce, non ve l'ha detto nessuno? Ma qualcuno si legga Foucault, per piacere. A frequentare questi blog si diventa filo-israeliani per difendere la propira mente da chi o è un totale naif, o è un barbaro della politica.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 29-04-2009 16:55

Negare l'esistenza dell'imperialismo americano e i suoi strettissimi rapporti col sionismo è come negare che l'acqua del mare sia salata
amugnolo (Registered) 30-04-2009 11:36

Caro marvento, quando compri il trapano cinese sei una pedina, non determini proprio niente.
Poi puoi provare a riflettere, anche leggendo Foucault, cosi ce lo spieghi.
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