Fondamentalismo "democratico"

29 maggio 2009

A volte da episodi tutto sommato marginali e legati ad ambiti di relativa importanza è possibile scorgere segnali rivelatori di tendenze generali, addirittura emblematici dello spirito del nostro tempo e della nostra società.
Domenica scorsa è andato in scena a S. Siro l’ultimo saluto da calciatore di Paolo Maldini ai propri tifosi e, per chi non lo sapesse, una piccola parte di questi stessi tifosi (quelli della curva) non si è unita ai cori di acclamazione del campione ma, pur riconoscendone la grandezza calcistica, gli ha ricordato con alcuni striscioni polemici certe dichiarazioni offensive nei confronti degli stessi ultras (“Sentiti ringraziamenti da chi hai definito mercenari e pezzenti”).
Non è mia intenzione, ovviamente, entrare nel merito della vicenda e giudicare la legittimità, la fondatezza e anche l’opportunità dell’atteggiamento di quei tifosi né tantomeno discutere della persona o del calciatore Maldini. Ciò che mi interessa, e che prescinde totalmente da tali rilievi, è la reazione prima mediatica e poi generalizzata che quella che è stata definita impropriamente una “contestazione” ha suscitato. Sottolineato che il comportamento degli ultras non è stato connotato da alcun tipo di violenza o violazione delle leggi e neppure si è accompagnato ad espressioni oltraggiose o offensive per chicchessìa, esso è stato comunque oggetto non solo di pesantissime critiche (legittime, anche se sarebbe stato più corretto formularle permettendo al bersaglio delle medesime di spiegare la propria posizione… ma anche la par condicio non è uguale per tutti) ma addirittura di anatemi contro il mondo delle curve sfociati inesorabilmente nell’espresso “invito” a cacciare finalmente dagli stadi d’Italia questi elementi pericolosi e dannosi al bene del calcio e dello sport.
Il tutto in un quadro di unanime consenso da far impallidire non solo quello che si era creato intorno alla beatificazione dello stesso Maldini ma anche altri suffragi di bulgara memoria. Non c’è stato presentatore televisivo, illustre opinionista, sculettante velina o anonimo blogger che non abbia mostrato indignazione per quello che è apparso un vero e proprio sacrilegio: dallo stupore di chi pareva trovarsi di fronte dei mostri, alla rabbia di chi ne proponeva l’immediata ghettizzazione o eliminazione.
A me tutto ciò, fatte le debite proporzioni, ha ricordato tanto l’atteggiamento tenuto nei confronti di chi osa contestare dogmi della Modernità come la democrazia o i diritti umani universali o – tanto per citare posizioni che non condividiamo (come, per inciso, quella degli ultras milanisti) ma delle quali difendiamo la libertà d’espressione – di chi nega l’Olocausto e i campi di concentramento nazisti. La “democrazia” mostra in questi casi il suo vero volto: ben lungi dall’accettare e tollerare – come dovrebbe per rispettare la sua stessa essenza – le posizioni anche più criticabili e deplorevoli, le relega nel migliore dei casi ai margini del dibattito pubblico esponendole all’oblio o a una condivisione di nicchia e nel peggiore, ma attualmente più diffuso, dei casi ne sancisce il divieto giudicandole qualcosa di inconcepibile, quasi disumano. Che cosa a questo punto la differenzi da un qualunque regime totalitario non è più comprensibile. 

Andrea Marcon 

Commenti
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ricky.genova@yahoo.it
Riccardo (Registered) 10-06-2009 19:56

Chissą che bella sensazione hanno provato i nostri amici teleconformisti ad aggiungere il loro belato al coro dei crucifige.
Una sensazione che noialtri possiamo anche scordarci... per fortuna.
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