L’equivoco “migliorista”

24 giugno 2009

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“La Storia era stata piena di uomini ‘col sole in fronte’ che avevano chiesto e sparso lacrime e sangue. E il risultato quale era stato, alla fine? Quello che aveva davanti agli occhi: un mondo più desolato di tutti quelli che lo avevano preceduto. I grandi profeti, filantropi dell’umanità, non avevano provocato che catastrofi. Tutte le volte che l’uomo si era mosso alla ricerca della felicità aveva finito per perderne anche quel poco che aveva”. Così medita Matteo, il protagonista dell’ultimo libro – e primo romanzo – di Massimo Fini, Il Dio Thoth. E così meditiamo noi, gli antimoderni. Anche lui, come noi, vorrebbe cambiare il mondo, suonare di nuovo la sveglia della rivolta, perché “era, forse, un ribelle, un insofferente, ma non si sentiva affatto un rivoluzionario”. Ma cambiare il mondo per che cosa? Quale sarebbe stata la sua “rivolta”? Perché quando si vuol cambiare il mondo, suonare la sveglia della rivolta, gli equivoci sono sempre dietro l’angolo. E oggi che le vecchie casacche, i vecchi slogan, le vecchie contrapposizioni sembrano svanire, dissolversi, e un nuovo trasversalismo, nuove convergenze sembrano incrociare i destini dei ribelli, degli insofferenti, dei rivoluzionari d’ogni parte ed arte, gli equivoci appaiono ancor più incombenti.
Matteo guarda avanti, vorrebbe lasciarsi alle spalle questo mondo dove gli uomini, nell’assurdo intento di eliminare la sofferenza, hanno finito per diventare “automi, atoni, soggetti passivi, indifferenti e acquietati” ad una realtà sempre più contraffatta, artificiale, virtuale. Ma allora il superamento vuole essere altresì un “ritorno”, ritorno a ciò che l’uomo è sempre stato, in ogni epoca e civiltà, prima che “la razionalità della tecnica ne aveva snervato, indebolito, annullato il carattere, gli istinti, la vitalità, mentre la ricerca della conoscenza aveva, alla fine, ucciso la conoscenza”. Si tratta di riaffermare l’uomo, appunto col suo carattere, i suoi istinti, la sua vitalità, e quindi col suo corpo, la sua anima, il suo spirito, contro l’automa anestetizzato che è diventato, mero ingranaggio dell’orrida megamacchina tecnocratica da lui stesso edificata. La rivolta del ribelle è un andare avanti per recuperare ciò che è andato perduto, e di cui la New Era, quella in cui Matteo vive, pretende di cancellare anche il ricordo. E di fronte alle grida di rivolta che da più parti si levano contro un mondo sempre più insensato, l’equivoco è quello di essere confusi con chi quel mondo vuole sì cambiarlo, ma, in fin dei conti, per farlo funzionare meglio, per renderlo più efficiente, per realizzarne appieno quelle premesse e quegli ideali che, per molti aspetti, giacciono ancora allo stato latente. Per portare a compimento quel disegno che il mondo moderno, il mondo della New Era, dice di aver realizzato ma che ai loro occhi risulta ancora privilegio di pochi. Essere confusi con chi utopista, moralista, umanitarista, ambientalista, per ciò stesso vuole ancora più progresso, ancora più benessere, ancora più diritti, felicità e sviluppo per tutti. Con chi, in poche parole, vuole “migliorare” ancora il mondo.
Ma noi ribelli, noi antimoderni, come Matteo, non vogliamo migliorare il mondo. Noi vogliamo “peggiorarlo”. Perché noi siamo quelli che si stava meglio quando si stava peggio. Perché il progetto di migliorare il mondo è stato il progetto della modernità.

“Il mondo è stato rovinato da quelli che hanno voluto cambiarlo” (Alain De Benoist).

Stefano Di Ludovico

Commenti
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sillarion@libero.it
MarcoFerr (Registered) 24-06-2009 16:07

Bentornato Stefano, e, aggiungerei, con un biglietto da visita di tutto rispetto! Mi complimento con te per questo BELLISSIMO articolo!
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 24-06-2009 16:30

Proprio perché Di Ludovico ha perfettamente ragione ci è molto difficile convergere su altre posizioni. Parliamo linguaggi diversi da quelli di Grillo, di Travaglio, degli ecologisti, dei comunisteggianti, dei fascististeggianti. La decrescita in cui speriamo e crediamo non può essere felice. Abbiamo una visione dell'esistenza severa e austera, senza illusioni. Non sono idee spendibili sul mercato delle competizioni elettorali. Ne siamo amareggiati ma anche fieri.
buona-onda@libero.it
ottavino (Registered) 26-06-2009 10:42

Daccordo con Di Ludovico e daccordo con Fuschini. Però, giusto così per divertirsi, sarebbe interessante buttare giù un programma politico della decrescita che immaginiamo.
Ad esempio, pensavo, alla Sanità.
I provvedimenti che prenderei:
1)Abolizione della chirurgia e di ogni trattamento a base di ritrovati chimici.
2)Ambulanze vietate.
3)......
Eh, ...insomma sarebbe lungo e divertente, ora non c'ho voglia, ma potrebbe essere un modo di confrontarci...saluti ;)
Andrea Marcon (Registered) 26-06-2009 11:10

A mio avviso è proprio quando si cerca di elaborare un programma concreto che... casca l'asino. Questo perchè se non si cambia integralmente ALLA RADICE questo modello, anche la più radicale delle riforme in ambiti specifici finisce col risultare o marginale o addirittura peggiorativa dell'esistente.
ottavino (Registered) 26-06-2009 16:13

Questo modello non accetterà mai cambiamenti ALLA RADICE, perchè non può negare se stesso, che è l'abbondanza.
Per come la vedo io, anche le idee più radicali che abbiamo, saranno solo un anticipare il futuro. Nel senso che questa società, crollando, dovrà fare a meno di un sacco di cose.
In fondo, che cosa chiediamo? Di tornare ad una essenzialità. Ma questa essenzialità sorge spontanea nell'uomo che non conosce l'abbondanza!!
E comunque, è solo un gioco...
Fabio Mazza (Registered) 28-06-2009 11:53

Non ho capito però se il "programma" sulla sanità, era uno scherzo o se in fondo ottavino la pensi davvero cosi..sarebbe interessante saperlo..perchè anche all'onirico c'è un limite
ottavino (IP:93.146.136.4) 28-06-2009 12:59

Assolutamente vero. Per come la vedo io, il potere economico è strettamente legato al potere dello Stato.
Si potrebbe dire che lo Stato è il padre di tutti gli spacciatori!
Per esempio: lo Stato garantisce l'assistenza sanitaria, ma questo si risolve in una serie di commesse miliardarie in cui un sacco di gente ci guadagna (Big-Pharma), ecc.
Insomma con la scusa di "fare il bene dei cittadini", si alimentano carrozzoni e si distribuiscono miliardi.
In realtà non si fa il bene di nessuno, ma si alimentano illusioni come quella della ricerca sul cancro o delle ricerche genetiche.
Io credo che oggi l'unica cosa da chiedere è che si rispettino i parametri della natura. Quindi si nasce, si cresce, si vive e si muore. Ma soprattutto, in questo lasso di tempo si è responsabili e si consuma poco. Il meno possibile.
Fabio Mazza (Registered) 28-06-2009 14:13

Ok, ma se permetti un conto è il business delle case farmaceutiche, un conto è elimnare i medicinali e la chirurgia, che sono forse tra le poche cose buone della modernità..
Certo che occorre accettare che la vita è sopratutto dolore e morte, ma da qui a sputare sulla possibilità di guarire con la chirurgia..che tra l'altro non è un invenzione moderna, ma era già conosciuta da greci e romani..
io credo che le posizioni troppo estremistiche non servano a nulla, e ci allontanino dalla nostra matrice relativista e avvicinino a dogmi come quello illumista, anche se ribaltato..
ottavino (Registered) 28-06-2009 15:06

Sarebbe meglio eliminare tutti i farmaci chimici e la chirurgia e accettare solo pratiche erboristiche o non invasive, in virtù del principio: "chi deve morire muoia"; anche conosciuto come "non interferire". Però, potrei accettare il compromesso, che suona: "le medicine e leoperazioni te le paghi", in virtù del principio "ognuno è responsabile di se stesso".
Io capisco la necessità del relativismo, ma qualche principio uno ce lo deve pur avere.
E comunque, se consideri le medicine come una delle "poche buone cose della modernità", siamo lontani, molto lontani, amico mio....
Fabio Mazza (Registered) 28-06-2009 18:24

Siamo lontani ideologicamente io e te?
Beh mi sembra ovvio..perchè dire chi deve morire muoia è una frase detta da una persona che evidentemente non ha mai avuto parenti o famigliari in fin di vita salvati dalla chirugia..altra cosa è l'accanimento terapeutico..e allora li ti seguo..
é facile usare delle belle frasi ad effetto "chi deve morire muoia"..occorre vedere se siamo disposti in prima persona a portarne le conseguenze..
syn (Registered) 28-06-2009 19:58

vietare le ambulanze e abolire la chirurgia?
Ed io che credevo di drogarmi abbastanza...
ottavino (Registered) 29-06-2009 11:07

Bene, i miei dubbi sono confermati. Questi "ribelli" che si accalcano dietro a Massimo Fini, sono troppo eterogenei, sono un'accozzaglia con un sacco di idee confuse (vedi anche l'articolo sul paganesimo). Per questo, meglio tagliare la corda.....qui non si va da nessuna parte.
Giovanni Marini (Registered) 29-06-2009 11:48

Quella di Ottavino è una simpatica provocazione: se estremizziamo il discorso sull'antimodernità dove andiamo a parare?
Fabio Mazza (Registered) 29-06-2009 12:15

Signor Ottavino, in qualità di rappresentante locale di MZ, e sapendo di fare cosa gradita a tutti i fruitori di questo forum, la appoggio nella sua idea di tagliare la corda, anche perchè la confusione mentale credo ce l'abbia lei..se difatti vogliamo opporre un nuovo "dogma" antimoderno, al dogma moderno che tanto combattiamo siamo uguali agli illuministi..l'estremismo è sempre indice di squilibrio e sopratutto di incapacità di confronto con l'"altro da se", che se ricorda, è un punto fondante dell'azione di MZ.
Se Lei ha una visione cosi radicale della modernità, la invito a non utilizzare il computer, a ritirarsi in alta montagna e a non utilizzare nessuno degli strumenti della modernità, visto che nessun aspetto di essa le pare quanto meno accettabile.
Fabio Mazza (Registered) 29-06-2009 12:16

Giovanni, provocazione non credo.
Simpatica neanche, specie considerando che i toni usati mi sembrano un tantino arrogantelli, per non essere neanche un militante.
aragorn (IP:79.15.249.41) 29-06-2009 12:57

Sarebbe meglio eliminare tutti i farmaci chimici e la chirurgia e accettare solo pratiche erboristiche o non invasive, in virtù del principio: "chi deve morire muoia"; anche conosciuto come "non interferire". Però, potrei accettare il compromesso, che suona: "le medicine e leoperazioni te le paghi", in virtù del principio "ognuno è responsabile di se stesso".
Io capisco la necessità del relativismo, ma qualche principio uno ce lo deve pur avere.
E comunque, se consideri le medicine come una delle "poche buone cose della modernità", siamo lontani, molto lontani, amico mio....

Non trovo nè assurdo nè folle questo ragionamento di ottavino. Concordo pienamente sul fatto che le medicine, o la medicina, non siano certamente un aspetto positivo della modernità, che credo non abbia nessun aspetto positivo. Di fronte a questi argomenti, come ad esempio la questione dei trapianti, bisogna essere cauti e non cadere nella tentazione, quella sì tutta moderna, di definire "fanatico" l'altro. Invitare a ritirarsi in alta montagna chi critica in maniera radicale la modernità è troppo facile e banale, e comunque tradisce lo spirito del blog e delle discussioni che noi stessi favoriamo con i nostri articoli. Nel caso di specie deve essere ricordato che il pezzo è di Rimbotti ed è tratto dal blog di Miro Renzaglia. Concordo con Giovanni Marini, la provocazione mi è sembrata simpatica. Molto meno la definizione di "ribelli" accalcati dietro Massimo Fini, che non rende giustizia alla qualità ed allo spessore delle persone che si trovano in MZ, e che vivono con grande consapevolezza e preparazione gli ideali dell'antimodernità, del quale mondo Fini è solo una delle varie espressioni, ancorchè la più fruibile e recente.
Trovo surreale che ottavino si inalberi per i commenti di persone che non fanno parte di MZ e che nemmeno conosciamo, ed addebiti ad MZ i pensieri e le idee del primo che passa e scrive due righe. Se confronto ci deve essere, è bene mettere da parte i toni polemici, le irrisioni, e sopra tutto cercare di capire con chi si sta "parlando" e quanto questi rappresenti MZ o la sua propria, rispettabilissima, opinione.
Marco Francesco De Marco
Fabio Mazza (Registered) 29-06-2009 15:53

De Marco se vuoi mettermi in bocca parole che non ho detto liberissimo di farlo..
Io semplicemente faccio una rilevazione..
Ottavino dice che le medicine e la chirurgia sono mali moderni.
Io parto dal presupposto che
1-la medicina non è un invenzione moderna (
2-la chirurgia era praticata anche nel mondo classico, anche se ovviamente con un efficacia diversa
3-per quanto riguara pratiche invasive, e L'OSSESSIONE DI STARE BENE A TUTTI I COSTI, che è quello che Fini chiama "persona a rischio" cioè l'ossessione della medicina di curare anche chi sta bene, sono pienamente d'accordo.
QUESTA è la versione MODERNA e abberrante della medicina, il volere curare anche chi sta bene, la non accettazione della malattia e per converso della morte.
Ma se tu mi chiami provocazione dire che non ci devono essere le ambulanze e la chirurgia, io la chiamo fanatismo.
Perchè la modernità non ha prodotto SOLO cose negative, qualcosa si salva, e non volerlo riconoscere è da fanatici significa comportarsi come quei modernisti che sostengono che il medioevo fosse un secolo buio e che viviamo nel "migliore dei mondi possibili".
Idealizzare il mondo antico come un paradiso in terra è un grave errore soprattutto di metodo, perchè si finisce per ragionare come gli araldi del mondo moderno..all'incontrario.
Io mi inalbero per il sempice fatto di venire apostrofato come "siamo lontani, molto lontani amico mio..e come accozzaglia, da una persona.
Per quanto riguarda il "primo che passa e scrive due righe" mi piacerebbe sapere a chi ti riferisci..
ottavino (Registered) 29-06-2009 16:36

De marco ha intuito che mi ha infastidito questo tizio (syn) che dichiara di non drogarsi abbastanza. E' vero ho usato dei toni forse un pò forti. Mi scuso se ho offeso qualcuno.
In ogni caso è nostro dovere dire dove vogliamo andare, cosa vogliamo fare praticamente, perchè non si capisce...si parla, si parla idealmente, ma non si dice precisamente cosa vogliamo fare. E se uno non lo dice, tutto rimane troppo oscuro....saluti
Fabio Mazza (Registered) 29-06-2009 16:40

Su questo Ottavino ti do ragione..diffatti sarà nostra cura convenire un programma "politico" per trasporre le idee nella realtà.
Ma non fraintedermi. Come avrai capito anch'io sono contro l'uso maniacale della medicina e della "salute a tutti i costi".
Penso solo che estremizzare le cose, in ogni campo porti solo danni.
Difatti, come saprai, noi ci serviamo del passato per demistificare il presente, per far capire che non è il meglio del meglio, ma che ci sono cose, specialmente i valori e gli stili di vita sobri, che dovremmo mutuare da quelli passati. Ma ciò non significa che il passato fosse l'età dell'oro..
Andrea Marcon (Registered) 29-06-2009 19:05

Il Sig. Syn è un esperto di provocazioni. Con MZ non ha nulla a che fare, se non per il fatto che, bontà sua, si diverte a frequentare questo sito sputando qua e là qualche sentenza. Invito tutti gli utenti che partecipano al blog per discutere, anche animosamente ma sempre con argomenti e con rispetto delle posizioni altrui, a ignorare coloro che non si attengono a questi principi basilari.
syn (Registered) 30-06-2009 21:44

confermo: sono un provocatore.
Fabio Mazza (Registered) 01-07-2009 08:50

Io non credo che Syn sia un provocatore..credo semplicemente che abbia usato toni forti per attaccare posizioni francamente insostenibili..poi ognuno è libero di pensarla come vuole..
ottavino (Registered) 01-07-2009 10:54

Ma se uno pensa che è a questo mondo per godersela, per godere di tutti i ritrovati della scienza, della tecnica....se pensa che è un suo diritto essere curato, coccolato, assistito, sostenuto...libero di pensarlo. Ma poi non mi si venga parlare di decrescita, di anti-modernità, e compagnia bella. La decrescita, l'anti-modernità significa una cosa sola: rinuncia. Quindi la domanda che un anti-moderno dovrebbe farsi è: a cosa sono disposto a rinunciare? Cosa è essenziale e cosa non lo è? Sono in grado di pensarmi estremamente povero? Sono in grado di concepire il fatto che devo vivere, diciamo, con due euro al giorno? Posso comprendere che tutta questa bella società fatta di scuole, di ospedali, di servizi, di pensioni, di industrie è "gonfiata"? Mi rendo conto o no, che ci siamo permessi cò che non potevamo permetterci? In sostanza: sono disposto a diventare POVERO?
Se non parliamo di queste cose, di che cosa andiamo parlando?
Andrea Marcon (Registered) 01-07-2009 13:36

Concordo, Ottavino, ma anche il concetto di povero è RELATIVO. E' chiaro che, da antimoderno, mi va benissimo una società priva di beni materiali e servizi a dir poco superflui. Un altro discorso è però "vivere con due euro" nell'attuale contesto. Non realizzarei la decrescita, sarei solo un miserabile. Si torna quindi al punto dal quale ero partito rispondendo al suo primo intervento: o si cambia totalmente sistema alla radice, o ogni intervento specifico ed individuale è inutile e privo di senso.
ottavino (Registered) 01-07-2009 14:48

In effetti ho scritto male. Volevo dire: potremmo dover vivere con due euro al giorno. E' evidente che nella situazione odierna, non sarebbe auspicabile, ma potrebbe succedere in futuro.
Tu dici cambiare sistema alla radice....certo, certo sono daccordissimo. Infatti le idee che mi passano per la testa sono indirizzate in questo senso. E' un pò come anticipare quello che accadrà comunque...
La "decrescita" sta già avvenendo. Noi siamo già più poveri. Per ora siamo solo un poco più poveri, ma....
E in ogni caso io non credo che possiamo "fare" qualcosa, tipo cambiare i destini del capitalismo o imporre un nuovo modello di sviluppo. Oggi come oggi siamo una massa di "impotenti". Purtroppo il potere ci ha castrato!
Non c'è che da aspettare l'evolversi degli eventi e, probabilmente, come molti osservatori dicono, il sistema si dovrebbe incartare su se stesso.
Saluti.
aragorn (Registered) 02-07-2009 00:49

*Per Fabio Mazza.
Il primo che passa, con il consueto stile, è syn, che Ottavino ha scambiato per uno di MZ, e che invece non abbiamo mai avuto il piacere di conoscere.
Se uno esprime un'opinione, cioè ottavino, ed un'altro risponde in quel modo, cioè syn, io non lo trovo provocatorio, nè simpatico, ma fuori luogo.
Fabio Mazza (Registered) 02-07-2009 09:39

Mi scuso anche in questa sede e diciamo cosi in "pubblico" per il qui pro quo.

Io non intendevo legittimare tale sym, che non conosco minimamente, ho solo detto che la posizione di ottavino, che in altri commenti invece condivido totalmente mi è sembrata provocatoria tanto quanto l'intervento di sym. Poi che questa persona sia un provocatore "di mestiere" o semplicemente uno che si esprime in modo diretto e senza molta forma non sta a me giudicarlo.

Per Ottavino..io credo però che la tua idea di anti modernità sia un po distorta, scusa il termine.
L'antimodernismo è prima di tutto un attacco ai (dis)valori dell'era moderna, agli stili di vita consumistici, al culto del denaro e del successo e alla conseguente perdita dell'onore e della virtù come fondamenti della società.
é un attacco a stili di vita che vedono l'uomo altro dalla natura e non parte di essa.
é un attacco alla degenerazione dell'uomo moderno e ai pervertimenti morali e psicologici che questa società ha generato.
La decrescita poi si basa su un assunto: il nostro stile di vita è insostenibile per il pianeta, e i ritmi compulsivi a cui viviamo non potranno durare in eterno.
Detto questo io sono d'accordo che tutto questo significhi rinuncia.
Ma un conto è rinunciare alla televisione, al condizinatore, all'i-pod, ad un auto ogni persona e tutti i costosi giocattoli di cui ci circondiamo. Un altro è rinunciare alla cura di chi ne ha bisogno se la cosa può essere fatta senza stravolgimenti della natura e della bio etica.
E poi chi dice che occorra diventare poveri? poveri rispetto a quale standard?
ottavino (Registered) 02-07-2009 10:54

Va bene, Fabio. Diciamo che mi va di fare il "radicale" della decrescita. Poveri o ricchi, staremo a vedere.
Saluti.
Dartagnan (Registered) 02-07-2009 13:47

Penso anch'io che la decrescita non felice sia già cominciata, pur non vedendone ancora i segni palpabili. Sono più che altro sensazioni che derivano da annunci macroeconomici disastrosi in varie aree del mondo, contraddetti da comunicazioni di organizzazioni economiche tipo Ocse, Eurostat, Istat, con le quali si ipotizza che la crisi si sta stabilizzando per poi rientrare negli anni prossimi venturi. A me non sembra. La produzione, in calo, nel nostro paese, è tra l'altro già sovraproduzione visto che i consumi non riprendono. La disoccupazione cresce, la cassa integrazione non potrà essere un pozzo di san Patrizio. Curiosa mi è sembrata la pensata di un sindaco di assicurare i concittadini dal rischio licenziamento. Mi sembra un'assurdità. Come se le assicurazioni fossero onnipotenti e non raccogliessero le risorse dal mondo produttivo. Se la crisi economica proseguirà la sua opera corrosiva, tutto, anche gli interventi pubblici non saranno altro che un gioco di spostamento in avanti delle contraddizioni, ingenerando tra l'altro spostamenti di ricchezza sempre più arbitrari, più spesso da poveri a ricchi. Cosa vuol dire aiutare le banche, aiutare le multinazionali dell'automobile, e così via? Latouche ci incoraggia a spingere da soli verso una decrescita meno infelice, sapendo che la parola è una provocazione. Quasi nessuno è portato alla sobrietà, o rinuncerà alle cure, a un po' lusso, alle comodità. Per questo a qualcuno la crisi pare un'occasione da cogliere preparati se avverrà.
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