Controllo delle nascite

22 ottobre 2009

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Le autorità di Shanghai hanno autorizzato i cittadini a non osservare il divieto di fare più di un figlio. Ecco una notizia molto significativa, di quelle che dovrebbero far riflettere.
Era ancora la Cina maoista, anche se il Grande Timoniere aveva negato l’esistenza di un problema demografico, quella che promulgò una legge severissima che consentiva alle coppie cinesi di avere un solo figlio, come misura di controllo delle nascite. Anche in Occidente quella decisione fu salutata come saggia e lungimirante, ulteriore prova che la logica di fondo del liberal-capitalismo e del comunismo era sostanzialmente simile.
Chiunque avesse ancora un minimo di capacità di ragionamento critico avrebbe dovuto comprendere che si trattava di pura follia autodistruttiva. Si poteva facilmente prevedere ciò che oggi appare chiaro: nel giro di pochi decenni la Cina sarebbe diventata un Paese di vecchi il cui sostentamento grava sulle spalle dei giovani, numerosi in quella popolosissima nazione ma percentualmente sempre meno in rapporto alla popolazione anziana e non produttiva. Inoltre, data la mentalità ancora prevalente, era facile prevedere che la maggioranza delle coppie, potendo avere un solo figlio, avrebbero scelto un maschio, col bel risultato di far abortire le donne che portano in grembo una femmina, o addirittura di sopprimere le neonate prima di registrarle all’anagrafe.
Così si profila una nazione di vecchi e con un numero di maschi nettamente superiore a quello delle femmine. Uno sconquasso difficilmente rimediabile. Il Paese che secondo gli osservatori superficiali dovrebbe essere la grande potenza di domani, è una nazione senza futuro.
In Cina come nel resto del mondo vediamo il paradosso di vecchi che hanno perso tutta l’aura che li faceva venerandi: la saggezza dell’esperienza non ha più alcun valore in una civiltà tecnologica in cui gli strumenti di uso quotidiano diventano obsoleti nel giro di pochi anni. I vecchi sono solo dei poveri rimbambiti  la cui unica funzione consiste nel sorvegliare e accudire i sempre più rari nipotini. Eppure, e qui sta il paradosso, alla sopravvivenza di questi anziani sono riservate imponenti risorse pubbliche, mentre si limitano le nascite. Siamo al mondo alla rovescia, un grottesco carnasciale che viene spacciato come logico e giusto.
Anche questa vicenda conferma tutta l’assurdità di quella Ragione illuminista che presiede alla Modernità. Il controllo delle nascite  è il risultato della pretesa di dominio razionale di tutta la sfera sociale e naturale. Lo Stato che programma e regola tutto, fino a introdursi nelle camere da letto degli sposi. Le dinamiche previste, ingabbiate, orientate secondo i calcoli dei programmatori. Il comunismo pretendeva questo controllo ferreo anche sull’economia, il capitalismo no, ma la logica di fondo, quella del dominio della razionalità scientifica ai fini di un progresso continuo, è la stessa. Il risultato di questo delirio di onnipotenza è l’autodistruzione. Quello che produce mostri non è il sonno della Ragione ma il suo essere fin troppo vigile.
Chiunque osi dire la verità oggi è vilipeso o ignorato. Siamo giunti a questo punto. La verità è che le dinamiche demografiche devono essere lasciate alla spontaneità della natura. La logica delle cose non è che si impedisca la nascita dei bambini, ma che i vecchi muoiano. Oggi si prolunga indefinitamente la vita di vegliardi la cui esistenza è diventata un peso per loro stessi e si cerca di limitare quanto più possibile le nascite. La farneticazione autodistruttiva viene spacciata per legislazione accorta e lungimirante.
Lasciare alla forza delle cose il compito di regolare il livello demografico significa anche accettare l’idea che a un certo punto carestie, pestilenze e guerre possano decimare una popolazione in eccesso. Strettoie tragiche, sofferenze che sempre hanno segnato il nostro cammino. Ma quello scenario di morte era la premessa per il rinnovarsi del ciclo di vita. Ora l’immagine di queste nostre società plasmate dalla Ragione scientifica e pianificatrice è il gelido scenario di un inverno senza attesa di rifioritura.

Luciano Fuschini   

Commenti
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daniela (Registered) 22-10-2009 14:19

E' proprio così: un mondo alla rovescia. Nella nostra società non c'è solamente la diminuzione delle nascite, ma un aumento della mortalità giovanile in maniera sproporzionata, eccessiva. Sembrano loro stessi autori involontari del loro destino: droga, alcolismo, scommesse su gare pericolose, incidenti stradali, risse violente, tumori fulminanti, chi più ne ha più ne metta. Vittime non innocenti di falsi miti, sono poco aiutati dai poteri pubblici, accentrati o decentrati che siano, a poter scegliere di farsi una famiglia. Da noi non è certamente la pillola abortiva a determinare una caduta delle nascite.
I vecchi, invece, continuano a fare prevenzione fino a tarda età, vanno in palestra e fanno ginnastica più o meno dolce, fanno controlli medici regolari, in esenzione dai ticket e a spese dello Stato, trapianti di organi. Ricevono sussidi e integrazioni al reddito, assegni di accompagnamento, pannoloni e protesi. Massima garanzia a fronte di scarsissimi aiuti a studenti e giovani lavoratori, ai quali si mostra il miraggio del posto fisso solo come una bandierina attaccata ad un'auto che si allontana a tutta velocità. Perché i vecchi dovrebbero desiderare di morire in queste condizioni?
ottavino (Registered) 22-10-2009 16:44

Sono completamente d'accordo con Fuschini, ma sono anche in disaccordo! Come è possibile?
E' possibile perchè tutto quello che lui dice non ci libera dalla necessità (che si potrebbe manifestare) di dover prendere provvedimenti un pò....radicali sul tema.
Quindi occorre rimanere flessibili. Che il modo della natura sia il migliore, non c'è alcun dubbio, però ormai la natura in questo nostro mondo ha valore zero. Dunque potremmo dover intervenire....
luca s (IP:75.75.4.124) 22-10-2009 16:46

pienamente d'accordo. mi sono trasferito (o dovuto trasferire, forse è meglio metterla così, visto il nulla che abbiamo davanti in italia) in usa per lavoro. nel delirio iperproduttivo statunitense almeno le famiglie continuano a esistere, si continuano a fare figli, che in america non sono un peso ma sono più un investimento. insomma, sotto questo punto di vista, in italia al momento siamo messi peggio. la gioventù americana è più viva e ottimista della nostra e con più prospettive di lavoro e vita, checchè se ne dica. il problema vero saranno i troppi vecchi, qua come nel resto del mondo. probabilmente già noi trentenni, quarantenni di oggi verremo soppressi prima della tarda età, altrochè arrivare a cent'anni (ma poi per fare cosa???). saluti.
Annamaria (Registered) 22-10-2009 16:49

Dire che siamo in un mondo che funziona alla rovescia non mi sembra del tutto corretto, perchè, in fondo, il destino dei nostri vecchi non è poi così diverso da quello dei nostri giovani. Questa società si disinteressa di entrambi, ha costruito un modello che li condanna in egual misura alla solitudine e all'abbandono, perchè entrambi improduttivi.
Tutta la nostra attenzione è volta a tutelare la forza lavoro, ogni studio fatto sulle malattie tiene conto, in prima istanza, di quale sia il loro impatto sulla produttività del soggetto che ne è affetto. La chiamano, in un inganno dialettico, "difesa della qualità della vita". In realtà della qualità della nostra vita non frega niente a nessuno, e lo stesso dicasi dei vecchi. Ad interessare, invece, è l'efficienza. Più saremo "sani" - il virgolettato è d'obbligo -, longevi, e più sarà considerato lecito innalzare l'età pensionabile. Lo sgradevole effetto collaterale di questo surplus di attenzione medica è che un soggetto medicalizzato, quale ciascuno di noi sembra destinato ad essere, è vero che lavora più a lungo, ma poi si attarda anche a morire. Ma per quanto un vecchio costi alla società in termini di sussidi ed integrazioni al reddito, protesi e pannoloni, esenzioni ticket e quant'altro, la spesa non sarà mai equiparabile a quella che si dovrebbe sostenere per crescere ed istruire un giovane fino ai venticinque/trent'anni. Si tratta di una logica puramente utilitaristica in un mondo che ha ormai perduto qualsiasi altro riferimento di natura umana. La mostruosa, mastodontica macchina necessita di carburante, tutto qui. Sono finiti da un pezzo i tempi in cui le grida di bimbi scorrazzanti nelle case, nelle vie, nei cortili, erano motivo di gioia. Così come è finito il tempo dell'esperienza, della saggezza dei vecchi, nostra memoria storica. Un futuro, i primi, ed un passato, i secondi, che abbiamo abolito dalle nostre vite. I bambini sono diventati ormai una sorta di feticcio, uno status symbol, mentre i vecchi un peso, inutile, e per di più fastidioso, perchè sono lì a ricordarci la nostra caducità. Quel poco di legittimità ad esistere che la società ancora riconosce al bambino è dovuto fondamentalmente al suo status di grande e poliedrico consumatore. Al vecchio, invece, non rimane che attaccarsi ad un esile respiratore: il Viagra.
Fabio Mazza (Registered) 22-10-2009 16:51

Visto che l'articolo è perfetto e qualsiasi commento è superfluo, lasciatemi fare una constatazione:
due donne nei commenti! cosa sta succedendo?è già il 2012??
Annamaria (Registered) 22-10-2009 17:10

Non sempre è agevole intervenire nei commenti senza cadere nella polemica, Fabio.
Sono un'assidua lettrice del sito, e condivido molto di ciò che qui viene trattato; ma sono pur sempre una donna del mio tempo, e questo spesso mal si concilia con alcune posizioni qui espresse. L'approccio femminile all'antimodernità è certamente più conflittuale di quello maschile, per ragioni storico-sociali che non serve spiegare.
daniela (Registered) 22-10-2009 18:29

Mi trovo esattamente nella stessa posizione di Annamaria
Fabio Mazza (Registered) 22-10-2009 21:58

Certo, la mia non voleva essere una provocazione, ma una felice constatazione.
Credo che l'approccio femminile sia molto complesso, perchè molte donne si sentono esautorate o sminuite quando si parla di ruoli, e di "passato", mentre è in realtà questa società e questo tempo che non solo le esautora della loro femminilità, ma le sfrutta impunemente come "forza lavoro" proponendogli modelli maschili (la donna con le palle brrr) e rendendola aliena a se stessa e allo stesso maschio.
Comunque sarebbe interessante se in alcuni articoli "patriarcali" si innescasse una polemica (ovviamente costruttiva) tra sessi. Non lasciateci soli, noi maschiacci..
martiusmarcus (Registered) 23-10-2009 11:23

Demografia: parola che può salvarti la vita, anche quando non sei ancora nato. Poco studiata, affatto presa in considerazione: ma in grado di sppiegare molte nostre ferite. Parola crocicchio, dove insiste il confine fra le Femmine e i Maschi, che è poi la Zona Oscura delle Gioie e dei Dolori di ciascuno (oscura perché qui è obbligatorio per la propria salute mentale, cercare di Non Sapere, Non capire...) Ma anche il punto dove Natura e Cultura celebrano il loro incontro-scontro producendo le piaghe più antiche, millenarie.
Guarda caso, le donne - che hanno la pelle davvero sensibile - proprio su questo cercano di dire... Evidentemente Daniela e Annamaria sono tra le poche superstiti Femmine di questo pianeta ormai trans-sessualizzato.
Un saluto a loro e alla Madre Sacra che ancora rappresentano.
Edoardo Buso (IP:93.37.145.37) 23-10-2009 13:44

Argomento molto complesso,comunque penso che per il nostro movimento che si reputa antimoderno l'anziano e la preservazione dell'anziano sia un valore da perpetrare,perchè è proprio l'anziano che può trasmettere valori ai giovani,e sono infatti al contrario di quanto dice l'articolo il pensiero illuminista e il capitalismo e il marxismo che hanno sempre emarginato o eliminato gli anziani,nelle nordiche socialdemocratiche con l'eutanasia o nella Cina maoista perchè l'anziano in più anche contadino era considerato reazionario e nemico del popolo,quindi non mi trovo d'accordo con questo articolista,il controllo demografico serve invece per tutelare la diversità etnica minacciata dallo sviluppo di certe etnie che finirebbero per prevalere e assimilare altre etnie minoritarie,proprio per questo una politica sana dovrebbe mettere dei paletti demografici nei Paesi economicamente più progrediti,ed evitare di continuare a distribuire condom o pillole abortive nel circoscritto ambito delle tribù indigene indonesiane o africane come succede oggi e come fà oggi la modernità,lo sviluppo dei paesi capitalisti avanzati e la Cina è uno di questi può compromettere lo sviluppo di comunità più ristrette.
Una cosa che poi non dice l'articolista e che voglio dire io è questa,notando una contraddizione forse la più palese della modernitàerchè certi gruppi e partiti propongono la liberalizzazione dell'aborto quindi della morte,e allo stesso tempo propongono pratiche di inseminazione artificiale quindi la vita in laboratorio,o si è per la morte o per la vita,la modernità non ha ragionato su questo,ma la mia critica all'articolo non è contradditoria,a volte il sacrificare alcuni per tutelare altri è neccessario non alla tecnica ma alla vita umana.
Annamaria (Registered) 23-10-2009 14:02

Non credo affatto ci sia contraddizione tra il promuovere la liberalizzazione dell'aborto ed il proporre pratiche di inseminazione artificiale: la modernità mira non solo a sottrarre l'uomo al controllo della natura, ma a sostituirlo ad essa nel determinare gli eventi, tutti gli eventi. Pianificare e decidere come e quando nascere e morire rientra a pieno titolo nell'obiettivo.
In discussione non è affatto la difesa o meno della vita - sarebbe ingenuo crederlo -, ma il nostro dominio su di essa.
Annamaria (Registered) 24-10-2009 12:54

E.C.
Scusate, mi rileggo solo ora.


"In gioco non è affatto la difesa o meno della vita - sarebbe ingenuo crederlo -, ma il nostro dominio su di essa."
Annamaria (Registered) 23-10-2009 13:51

@ Fabio

Non ho affatto interpretato il tuo intervento come una provocazione. Mi hai fatto sorridere, perchè ho riflettuto spesso sulle ragioni dell'assenza, in questo spazio, dell'elemento femminile.
Il tema è controverso e molto appassionante. Personalmente non appartengo alla generazione delle femministe, delle donne "contro", sempre e comunque. Per ragioni anagrafiche e per convinzioni personali: sono un'accanita sostenitrice delle differenze di genere, e non riuscirei mai a pensare a me stessa prescindendo dalla mia sessualità, dal mio intimo sentire, cui riconosco una precisa identità. Nasco donna, questo è un fatto; la natura sa di me, della mia specificità, mi contiene e mi comprende. La cultura, a seconda delle epoche, dei contesti sociali, mi ha prima sottomessa, silenziata, usata, ed ora vorrebbe negarmi, attraverso un processo di omologazione che sta minando fortemente il femmineo, non più di quanto stia facendo con il virile, per la verità.
Quel che non accetto, in linea generale, è la tendenza diffusa all'oggettivazione dell'individuo donna. Tutti sanno cosa dovremmo o non dovremmo fare, a seconda dei propri convincimenti. Chi ci vuole "liberate" non è meno colpevole, al riguardo, di chi ci preferisce subalterne. Si parla delle donne in ogni dove, si parla alle donne, ci si interroga su di esse, si auspicano rivoluzioni culturali e sociali, si invocano tradizioni in via di estinzione, quasi fossimo solo ed esclusivamente un pezzo di sistema, di qualunque sistema, e mai prescindendo dai nostri ruoli. Io sento di essere, prima di ogni altra cosa, un essere umano di genere femminile e rivendico questa definizione in ogni sua parte. Nei vostri discorsi mi sento spesso mortificata nell'aspetto che attiene all'"essere umano", per come io lo intendo, unico, finito, capace di autodeterminazione, libero; nei discorsi delle femministe sento invece offesa la specificità del mio essere "femminile". Faccio sicuramente parte di un processo di transizione in cui, però, la mia identità è messa in discussione dal gruppo sociale cui appartengo molto più di quanto non sia io stessa a sentirla vacillare. Segno che le mie radici culturali sono, malgrado tutto, un luogo più confortevole al mio essere di quanto non lo sia il nuovo mondo.

Attenti, perchè non siete soli: il nemico vi osserva!
Naturalmente sto scherzando, Fabio. Vengo in pace.


PS
L'incontro-scontro tra natura e cultura trova nella mia interiorità terreno fertilissimo, da sempre. Credo che la donna sia maggiormente legata alla Madre Terra, e dotata di un pensiero e di un intelletto più carnali, viscerali. L'effetto dei nostri cicli ormonali ne è la dimostrazione, e quello che molti idolatri del pensiero alto, emancipato, di un'umanità superiore, affrancata dal corpo, tacciano di isterismo, non è altro che un affinarsi di sensi, di percezioni, un dilatarsi, uno sconfinare in territori difficili da raccontare.
Enrico Caprara (Registered) 23-10-2009 17:54

Sono d' accordo con l' autore dell' articolo sul rifiuto della Ragione (intesa però nel senso di Razionalità) come riferimento primario; non concorderei però sulla Natura assolutizzata.

La Natura è anche qualcosa di mostruoso. Io lo dico per il semplice fatto che in certe sue manifestazioni mi ispira un sentimento di mostruosità. Si potrà dire che non ha importanza, che si tratta comunque di un dato oggettivo da accettare. Così si crea però una frattura gravissima nell' essere umano, che non potrà più rimediarsi. E si apre il passaggio a tutte le strade.

La distruzione del pianeta Terra, per esempio, da parte della Civiltà Tecnica potrebbe considerarsi del tutto naturale. Perchè no? La tendenza di una particolare specie animale, quella umana, a realizzare una espansione infinita e anche distruttiva non potrebbe considerarsi nell' ordine naturale delle cose? Stabilire che qualcosa sia oggettivamente naturale e qualcos' altro no è solo una valutazione arbitraria.

Io ritengo che lo Spirito (il mio innanzitutto) sia superiore alla Natura e sia il riferimento supremo.
h2otonic (IP:79.7.197.144) 24-10-2009 19:12

Credo che il decorso stesso della natalita', dipendente ormai non piu' solo dalla natura , ma dai diversi ruoli sociali che maschi e femmine ricoprono nel sistema liberalcapitalistico, sia la testimonianza del vicolo cieco in cui ci siamo andati a cacciare.
Se in Cina il controllo delle nascite e' risultato utile per il predominio di un'etnia sull'altra, qui " da noi" esultiamo che quota 60.000.000 sia stata raggiunta grazie al contributo decisivo degli stranieri. "Da noi" il termine etnia non si pronuncia, al massimo per rifersi ad altre razze ci si rifeisce alla loro condizione oggettiva e secondaria di extracomunitario o migrante.
E' noto che chi dovrebbe/vorrebbe figliare e' assorbito spesso da bisogni indotti e superflui e qualche volta da neccessità di reale sopravvivenza, e' altresi' noto che un surplus di cervelli e manodopera contribuisce a svalutare la forza lavoro, abbassandone il costo.
In un sistema in cui contano non tanto i numeri quanto i totali, a chi puo' fregare qualcosa del futuro delle nostre genti quando cio' che conta e' solo far quadrare i conti ( pubblici e privati), di bilanci depredati dall'usura e dal parassitismo?
Vittime e colpevoli contemporaneamente ci dibattiamo fra desideri di possesso ed intimistiche incertezze, cercando in tutti i modi di coinvolgere anche i migranti stessi nel nostro sistema autodistruttivo semplicemente integrandoli.
In un sistema sano, saldare i debiti sociali con i vecchi ex-lavoratori non dovrebbe risultare un problema ma un dovere.
h2otonic (Registered) 24-10-2009 20:15

E C

Se in Cina il controllo delle nascite e' risultato utile per EVITARE il predominio...
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