Science for peace

di Stefano Di Ludovico

16 novembre 2009

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I prossimi giorni si terrà a Milano la conferenza mondiale “Science for peace”, organizzata dall’omonimo movimento internazionale fondato da Umberto Veronesi allo scopo di mettere la scienza al servizio della promozione della pace e della prevenzione dei conflitti. La conferenza vedrà riuniti insieme nel capoluogo lombardo Nobel per la pace e scienziati di varia estrazione. “Science for peace nasce perché il linguaggio della scienza è un linguaggio universale – afferma il celebre oncologo - Dobbiamo considerare l’inevitabilità dell’abbandono degli armamenti a favore di processi e programmi di pace. Per questi motivi vogliamo mettere la scienza al servizio della pace”. Prosegue Veronesi: “Come medico ho condiviso in prima persona per lunghi anni l’esperienza del dolore. Mi sono reso conto sempre più profondamente che il primo bisogno dell’uomo è l’eliminazione della sofferenza. Per questo ogni medico è pacifista. […] Gli Stati Uniti nel 2007 hanno speso per l’esercito 547 milioni di dollari e l’Italia ne ha spesi 33. Per la ricerca contro il cancro, che causa 150mila morti ogni anno, il nostro paese spende ogni anno l’equivalente di 225 milioni di dollari. E non è solo una questione di denaro. I malati di cancro vanno ancora a finire nelle corsie di ospedale a otto letti, ma i nostri carri armati sono lucidi e ben oliati. Abbiamo più a cuore le armi che i malati?”
Questi, al di là di certo ingenuo semplicismo vetero-sessantottino che sembra riecheggiare in tali parole (della serie: “facciamo l’amore e non facciamo la guerra”…), i nobili propositi di Veronesi, non nuovo del resto all’impegno civile ed alle battaglie politiche e sociali, anche a partire dall’incarico istituzionale che riveste da diversi anni in qualità di senatore della Repubblica. Uno scienziato in trincea, quindi, erede ed esempio tra i più luminosi di quella tradizione positivista occidentale che vuole la scienza non confinata ad una ricerca teorica fine a se stessa bensì schierata in prima linea per il benessere ed il progresso dell’umanità.
Così Veronesi non ha mai mancato di intervenire e dire la sua sui temi etici e sociali più delicati e disparati, impersonando al meglio il ruolo oracolare e salvifico che la società assegna oggi agli scienziati, novelli “papi” soliti, proprio come i papi della Santa Romana Chiesa, pontificare un po’ su tutto, convinti come sono che solo la scienza possieda la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi. Proviamo a ricostruire, allora, qual è la visione dell’uomo e della società che Veronesi in questi anni ha difeso e propugnato, visione che, immaginiamo, costituisca la base, il punto di riferimento, per quell’azione volta a favorire, come dice Veronesi, l’“eliminazione della sofferenza” e la costruzione di un mondo di pace. E se è già lecito nutrire qualche dubbio sull’effettiva “universalità” del linguaggio scientifico, la cui razionalità nella nostra epoca più che della pace è stata messa al servizio di mostruosi progetti di morte, progetti non disgiunti dal disegno complessivo volto proprio alla definitiva eliminazione della “sofferenza” dalla faccia della terra secondo il dogma dell’utopia positivista moderna, la visione che ne risulta lascia alquanto perplessi se non, per molti aspetti, addirittura esterrefatti.

Qualche tempo fa, intervenendo in merito alle polemiche che periodicamente animano il nostro paese a proposito dei diritti delle coppie omosessuali, Veronesi se ne uscì con queste dichiarazioni: “La specie umana si va evolvendo verso un modello unico. Le differenze fra uomo e donna si attenuano. L'uomo non dovendo più lottare come una volta per la sopravvivenza, produce meno ormoni androgeni, la donna, anche lei messa di fronte a nuovi ruoli, meno estrogeni e gli organi della riproduzione si atrofizzano. Questo, unito al fatto che, fra fecondazione artificiale e clonazione, il sesso non è più l'unica via per procreare, finirà per privare del tutto l'atto sessuale del suo fine riproduttivo. Il sesso resterà, ma solo come gesto di affetto, dunque non sarà più così importante se sceglieremo di praticarlo con un partner del nostro stesso sesso”. Non si trattava di una semplice constatazione: per Veronesi tutto ciò costituisce un segno di progresso e di civiltà, quindi una realtà auspicabile e da promuovere, “perchè nasce dalla ricerca della parità dei sessi e porta verso una maggior libertà dagli stereotipi e dai pregiudizi”. Abbiamo letto bene: per Veronesi le differenze tra uomo e donna, l’attrazione tra i sessi dovuta alla loro polarità e complementarietà, fondamento dell’universo sociale e simbolico di tutte le civiltà, sono un semplice retaggio di un oscuro passato, fatto di stereotipi e pregiudizi; stereotipi e pregiudizi che con la riproduzione artificiale di esseri sessualmente “neutri” saranno destinati a scomparire. Magnifiche sorti e progressive…: finalmente tutti i dissidi e le tensioni che la polarità uomo-donna ha nella storia comportato – l’attrazione è anche repulsione e l’amore è sempre al tempo stesso “guerra” perché “tutto è unità degli opposti” diceva il vecchio Eraclito - saranno superati con l’avvento del “modello unico”! Del resto, non è solo la distinzione tra uomo e donna che è prossima a scomparire, ma ogni distinzione tra razze, stirpi ed etnie, che finora hanno popolato il mondo arricchendolo di mille colori e sfumature: con l’avvento della società multietnica – ha avuto modo di sostenere Veronesi a proposito dei problemi suscitati dai fenomeni migratori dei nostri tempi – si arriverà pian piano all’avvento di un'unica “razza”, di un unico tipo umano, meticcio o di “colore” non meglio precisato, destinato così a porre fine ai conflitti ed agli attriti che l’incontro tra le diversità spesso porta con sé. Dopo la fine della polarità uomo-donna, un altro decisivo passo avanti per la pace universale!
Sappiamo però che a scatenare guerre e conflitti in giro per il mondo sono innanzi tutto cause di natura economica: la povertà ancora la fa da padrona in intere aree del pianeta, e anche su ciò Veronesi non ha mancato di far sentire la sua voce. “Tutti vegetariani. E’ la battaglia che farò in Senato” – ebbe a dichiarare nel maggio dello scorso anno, a partire dalla constatazione che “in Cina e in India è aumentato il consumo di carne, così come non si ferma in Occidente. I conti non tornano. Sei miliardi di abitanti, tre miliardi di bovini da macello (ogni chilo di carne brucia 20 mila litri d'acqua), 15 miliardi di volatili da alimentazione, produzione di combustibile dai cereali. Tra un po' non ci sarà più cibo. Grano, soia, riso, mais costano sempre di più e vanno a ingrassare gli animali da allevamento. Dobbiamo fermarci ora. Primo passo: diventare vegetariani, o quasi”. In poche parole, secondo Veronesi, dovremmo tutti rinunciare al consumo di carne perché con tutti i soldi che spendiamo per le bistecche potremmo sfamare i bambini del Terzo Mondo; tesi, questa, tra l’altro sostenuta da numerose associazioni ambientaliste e terzomondiste. Anche qui, appare quasi superfluo sottolineare l’assurdità di una simile posizione e come essa sia espressione della più aberrante mentalità tecnomorfa: invece di porre rimedio alle distorsioni del modello di sviluppo tecnocratico con il recupero di modelli sociali più in sintonia con la natura, si propone di venirne a capo alterando ed artificializzando ancor più la natura umana, in questo caso negando il suo carattere onnivoro a favore di un innaturale vegetarianismo, per altro imposto, o quanto meno vivamente consigliato (magari attraverso una sapiente campagna di “pubblicità progresso”…), a tutti, secondo la tipica logica totalitaria ed intollerante della mentalità moderna per cui ciò che è bene per me deve essere, con le buone o le cattive, bene per tutti. Stai a vedere che adesso, poiché anche per l’agricoltura si spendono un sacco di soldi con i quali si potrebbero sfamare le popolazioni indigenti, non potremo più nemmeno magiare frutta e verdura, e saremo costretti a nutrirci di soli cibi artificiali prodotti in laboratorio a costi nettamente inferiori! Veronesi del resto ci ha già pensato: è da tempo un convinto sostenitore degli ogm, i cibi geneticamente modificati, con i quali, grazie ai bassi costi di produzione e la facilità di coltivazione, potremo invadere il Terzo Mondo e conquistarlo finalmente allo sviluppo. Veronesi non sembra davvero fermarsi davanti a nulla: del resto, se per lui è auspicabile il concepimento di bambini in laboratorio, ci vogliamo preoccupare di qualche pannocchia di granturco? E voilà, un altro tassello per la costruzione della pace nel mondo è messo a posto!
E che la scienza debba rimodellare, riplasmare la natura, sino a trasfigurare lo stesso corpo umano al fine di farne una “macchina” perfetta, è da sempre uno degli imperativi della medicina moderna di cui Veronesi è tra i guru più ascoltati e riconosciuti a livello internazionale. Tra le altre sue stravaganti proposte, ricordiamo ad esempio quella di far circoncidere i bambini, perché a suo dire il prepuzio sarebbe responsabile della trasmissione di malattie infettive: tutti vegetariani, tutti circoncisi (anche se visto il vantaggio della riproduzione artificiale, a questo punto ce lo potremmo pure tagliare completamente… Ah, no, perché mai: si atrofizzerà naturalmente nel corso dell’evoluzione verso il “modello unico”!). Allo stesso modo il sommo oncologo è stato uno dei più strenui oppositori della Legge 40, la legge che ha regolato la fecondazione assistita in Italia mettendo fine al far west riproduttivo tra uteri in affitto, banche dello sperma e diavolerie simili. Dulcis in fundo, l’eutanasia, di cui Veronesi si proclama fiero sostenitore, quell’eutanasia spacciata dai suoi fautori come garanzia di libera autodeterminazione da parte dell’individuo e che in realtà in altro non si tradurrebbe, così come vorrebbero imporcela, che nell’estensione del potere ormai sempre più pervasivo della casta medica sulle nostre esistenze dalla vita alla morte stessa: non possibilità, infatti, per chiunque di chiedere di farla finita quando e come meglio gli aggrada, ma potere concesso alla commissione di “esperti” di turno di definire, dopo quella di “morte”, anche la nozione di “vita”, ovvero di “vita degna di essere vissuta”, venuta meno la quale si potrà gentilmente chiedere a lor signori di mandarci all’altro mondo. Per tutti gli altri, le “cure” continuano. Del resto, se l’uomo è una “macchina”, fin quando funziona, la manutenzione è d’obbligo; quando non c’è più niente da fare, ti portano dallo sfasciacarrozze.
Bastano questi esempi per capire quale mondo, quale società, quale “pace” siano quelli auspicati da Veronesi e per i quali egli si è sentito in dovere di scendere in campo mettendo a disposizione le sue competenze “scientifiche”: un mondo progressivamente sottratto alla “natura” ed affidato interamente alla Tecnica; un mondo sempre più “artificiale”, dove l’omologazione e la standardizzazione, la tanto celebrata “universalità” del linguaggio tecno-scientifico, avranno fatto tabula rasa di ogni pluralismo, di ogni alterità, di ogni diversità biologica e culturale. “Un tempo eravamo uomini e donne, bianchi e neri, belli e brutti – si insegnerà nelle scuole – Poi ci siamo evoluti…”. In un mondo siffatto, effettivamente, non ci sarà più posto per la “sofferenza”, per il dolore, per il “male”, perché non ci sarà più posto per la gioia, per la felicità, per il bene; non ci sarà più posto per le emozioni, per i sentimenti, per le passioni in genere. Perché gli esseri che popoleranno questo mondo, esseri che a fatica, come lo stesso Veronesi sembra volerci dire, potremo ancora chiamare “uomini”, completamente anestetizzati, anaffettivi, amorfi, di tali dimensioni dell’esistenza non conserveranno probabilmente neanche il ricordo. Un mondo di androidi, di umanoidi, di cyber-uomini, in cui sembrano prender forma le inquietanti distopie descritte dalla letteratura fantascientifica e transumanista.
Ecco il mondo che la “scienza” ci sta preparando, ecco la “pace” che il senatore Veronesi, dall’alto della sua reputazione e della rispettabilità bipartizan che si deve all’uomo di scienza, all’indiscutibile benefattore dell’umanità, va costruendo, in un’Italia dove si ha ben altro a cui pensare, dove i maître à penser della sedicente opposizione sbraitano e si agitano convinti in cuor loro che gli unici problemi del bel paese, dell’Occidente e dell’orbe terraqueo tutto siano Berlusconi, le escort e il conflitto d’interessi. Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace… Perché se questa è la “pace” che la scienza vuole, essa è proprio la pace del deserto, il deserto delle nostre esistenze, il deserto della nostra umanità, della nostra vita che è tale proprio per il suo carico di gioie e di dolori; gioie e dolori che da sempre hanno accompagnato il cammino dell’uomo e che soli possono conferirgli un senso. Se questa è la pace, ci vien quasi da dire, come direbbero a Roma: aridateci ‘a guerra, quella guerra “madre di tutte le cose”. Madre naturale, vogliamo sperare…

Commenti
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Edoardo Buso (IP:93.37.147.40) 16-11-2009 12:07

Concordo pienamente....mi avete letto nel pensiero
DI LUDO SEI UN GRANDE
Edoardo Buso
Nicola (Registered) 16-11-2009 17:44

Molto interessante, mi trova d'accordo, tuttavia credo che una riduzione del consumo di carne non ci farebbe male. I nostri nonni campavano con molta meno carne rispetto a noi, e l'eccesso attuale mi sembra comunque una stortura del sistema e non in sintonia con la natura. Senza con questo voler imporre il veganismo puro a tutti. I miei complimenti per uno spazio in cui non si discutono le solite banalità, come altrove.
max (Super Administrator) 16-11-2009 21:48

In effetti il consumo di carne attualmente è a livelli quasi patologici, ma a parte il fatto che tra la nevrosi da hamburger e i vegani c'è una sana via di mezzo, come affermato anche nell'articolo, non bisogna dimenticare che sono stati proprio costoro, i fanatici del progresso, a spingere l'alimentazione proteica da carne fino a questi livelli, con la scusa che in passato se ne mangiava poca (e il grosso dello spreco viene infatti dai paesi ricchi, non certo dai paesi emergenti). Quindi comincino loro a fare un po' di autocritica...
Tra l'altro se ne mangiava poca, è vero, ma si compensava con i legumi: fagioli, ceci, lenticchie ecc che i nostri nonni sapevano bene dare lo stesso apporto nutrizionale (ma c'è voluta la scienza dietetica per confermarlo, e si sa che una cosa se non è attestata "scientificamente", è come se non esistesse...).
Ma la cosa comica è che se i nostri nonni mangiavano poniamo due bistecche al mese, erano secondo loro sotto-alimentati e denutriti (anche se sappiamo tutti che compensavano come detto poc'anzi), mentre se questi signori ci impongono di diventare tutti gandhi, e la carne finiremo per non mangiarla più del tutto, meno dei nostri nonni, allora andrà bene perchè lo dice la scienza!
Ma allora delle due una: o il progresso (alimentare nel caso specifico) ci ha portato a un regresso, oppure non è stato affatto un progresso perchè l'alimentazione dei nostri nonni era ampiamente sufficiente.
In entrambi i casi, questi apologeti del progresso sono dei buffoni.
Panizzi (IP:151.71.29.151) 17-11-2009 16:14

perfettamente d'accordo,i deliri di questa gente sono pericolosissimi,esaltano la devastazione antropologica dell'uomo ,purtroppo gia' in atto,per farne una arida macchina che ha nei supermercati i suoi nuovi templi atta solo a produrre e a consumare e a essere rottamata quando non piu' utile.Veronesi e' anche un sostenitore di un esercito europeo forte,quindi piu' che pacifista credo sia uno a cui piacciono i bombardamenti umanitari come quelli auspicati da Veltroni sulla Jugoslavia
ottavino (Registered) 17-11-2009 18:42

Oggi legevo questo sul Corriere on-line:
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_novembre_17/sesso-caso-cellule-primordiali-remuzzi_a262f56a-d346-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml
Devo dire che mi sono piuttosto arrabbiato. Pensavo: ma come, impediamo alla chiesa di diffondere il loro verbo dogmatico e superstizioso e lasciamo che degli scienziati dichiarino quello che gli pare, le ipotesi più astruse, senza battere ciglio? Questa sarebbe una "notizia scientifica"?.
Gaetano (IP:87.7.78.178) 17-11-2009 19:07

Davvero complimenti a Stefano Di Ludovico per questa lucidissima analisi.
Personaggi come Veronesi, ammantati di uno spirito "filantropico" insopportabile, si arrogano il diritto di indicare la via del progresso e del bene per l'umanità intera... la loro spocchia è quanto di più antipatico possa venir fuori da un uomo di "cultura"!
Dietro al loro atteggiamento di tolleranza e apertura, di amore sconfinato per un futuro "migliore", si cela in realtà una forte incapacità di accettare visioni del mondo "altre" (e più profonde, a mio modo di vedere). Questo dimostra la loro chiusura mentale, ma anche la loro pericolosità: sfruttando la propria posizione di prestigio, riescono a far passare idee deliranti come dogmi irrinunciabili.
E questo non può che accelerare il collasso culturale del mondo occidentale.
peppeschiazza@hotmail.it
Schiazza (IP:151.64.135.158) 18-11-2009 00:55

SCIENCE FOR PEACE !?

Se si può considerare la chemioterapia un medicamento e la cobaltoterapia una cura medica, se i viaggi lunari americani con gli astronauti e sovietici radiocomandati hanno appassionato i polli-pecoroni, se per gran parte dell'opinione pubblica le Torri Gemelle sono crollate per l'effetto di focherelli, perdippiù sbriciolandosi clamorosamente, se la "sanità" ha lo scopo di curare gli uomini e non di demolire le persone psico-fisicamente come si direbbe avvenuto con Terry Schiavo e con Manuela Englaro, se il riscaldamento globale non dipende dalla inattivazione degli ormoni tiroidei deputati al mantenimento costante della temperatura corporea, allora tutta quella montagna di fregnacce e di menzogne, quelle colossali truffe propinate grazie anche ai programmi divulgativi "scientifici" televisivi sono davvero Scienza al servizio della Pace.

Che coraggio, davvero che immenso coraggio !
Fabio Mazza (IP:93.149.19.146) 18-11-2009 10:00

Ho l'occasione di uscire dal coro, e lo faccio.
Articolo perfetto, condivido in pieno e anzi questa mattina per "divertissement" mi stavo guardando "mattino 5" e l'argomento del giorno, tra un allarme influenza suina, allarme stupri, fenomeno trans e via dicendo, era la fine del mondo datata secondo i maya nel 2012.
Ospiti alla trasmissione Margherita Hack e quel pagliaccio di Cecchi Paone, oltre che un "medium" e una donna che sosteneva di avere contatti con gli alieni che le avrebbero predetto la fine del mondo.
Ora, a parte l'evidente stato confusionale degli ospiti che sostenevano esistenza di alieni e simili, la cosa che colpiva di più era l'atteggiamento paternalistico e divertito della Hack e di Cecchi Paone davanti alle profezie Maya: "la scienza ha progredito dai Maya mi pare", "o questi portano delle prove o si può credere in quello che si vuole": eh già, a Cecchi Paone e alla Hack infastidisce che l'uomo, che non è fatto solo di materia o di impulsi corporali quali il mangiare, il cagare o l'accopiarsi, abbia bisogno, tra i tanti bisogni a lui innati, di confrontarsi (o nel caso della massa di "credere")in qualcosa che trascenda l'esistente.
Del resto di cosa avete bisogno creduloni??Le risposte ve le abbiamo già date tutte noi scienziati! Non vi basta sapere che siete animali come gli altri, che tutto quello che non si vede non esiste, e che (citando Guenon) nel "regno della quantità", ciò che conta è il "benessere", la "lunghezza della vita media", la "salute" e via dicendo?
Cecchi Paone poi è davvero l'epigono di questi pseudo divulgatori scientifici che, dopo aver dissacrato il mondo, e tolto ogni parvenza di significato superiore alle cose, passandole sotto la loro miope lente di analisti e di livellatori, cercano di far passare l'anormalità per normalità (vedesi le sue continue dichiarazioni di perversione sessuale e le sue continue presenze al fianco di trans e simili in trasmissioni spazzatura a cui un "divulgatore" del suo "rango" non trova però nulla di male a partecipare).

Scusandomi per la divagazione, riprendo dichiarandomi fuori dal coro: si perchè io qui avverto nelle vostre dichiarazioni, amici, l'idea che l'EUTANASIA, sarebbe un modo della scienza per governare la vita degli uomini, sarebbe un "utilitarismo" per cui quando l'uomo non serve più lo si butta via e via dicendo.
Premettendo che avverto in questo una influenza catto-cristiana che lascia il tempo che trova mi chiedo se avete considerato queste cose:
1) non è il porre termine alla vita di un VEGETALE (come lo era la povera Englaro) che è segno di utilitarismo, ma semmai è segno di rispetto per la dignità della persona umana, cosa che i greci e i romani ci hanno insegnato, per cui se la vita non può più essere vissuta con dignità (e sfido chiunque non sia un prete a dirmi che alimentarsi con tubi e non dare reazioni per 10 anni è vita) è meglio porre fine alla propria vita onorevolmente.
2.Se non vedete una violenza alla natura e al corso eterno delle cose, tenere in vita artificialmente una persona che, nello stato naturale morirebbe
3.Se non vedete il fatto che è proprio nella perversione della prosecuzione dell'uomo mediante la "macchina" che lo tiene "in vita" che lo scientismo realizza un inquietante connubio con il catto-cristianesimo, sostenendo che "la vita è il bene più prezioso, un diritto, e va conservata sempre e comunque": da qui ovviamente si legittima qualunque mostruosità, visto che non conta la dignità dell'esistenza, conta la durata. Se vivo dieci anni in più attaccato ad una macchina, lor signori lo chiamano progresso della scienza. Se la durata della vita media si allunga fino a 100 anni, ma nel contempo il vecchio è denigrato e abbandonato a se stesso, quando non considerato inutile dalla stessa giovanilistica società, che pretende di farlo vivere fino a 100 anni, questa gente lo chiama progresso.
E voi?
E poi basta con l'atteggiamento la medicina non cura l'uomo. Ci sono mali che non esistevano e non avevano l'incidenza che hanno ora, perchè sono prodotti della modernità e del suo aberrante stile di vita, ma ci sono cure mediche "moderne" che funzionano. Certo sarebbe meglio che questi mali non esistessero, e che lo stile di vita non li provocasse, in una logica preventiva e di cambiamento di mentalità (è il tipo di sistema e di stile di vita il male), ma nell'impossibilità di cambiare efficacemente le cose, ci sono cure mediche (come la chemioterapia caro schiazza) che funzionano, e che salvano delle vite. Come al solito guardiamoci dagli opposti estremismi: sia quello scientista, che quello dell'antimodernità ad oltranza, per cui qualunque cosa deve essere criticata per partito preso.
max (IP:95.233.40.39) 18-11-2009 10:49

A proposito dell'intervento televisivo sugli alieni & C., puntualizzo che è proprio a causa di questi pseudo-spiritualisti che gli scientisti hanno buon gioco: costoro, medium, parapsicologi, astrologi da strapazzo, new age e medianici in contatto con gli alieni e chi più ne ha più ne metta, erano proprio i bersagli preferiti di pensatori come Guenon ed Evola che a ragione vedevano in costoro il rischio di diffamare una scienza somma come la metafisica tradizionale, e soprattutto di degenerarla verso direzioni che non sono sue, in aspetti che non sono moderni, sono modernissimi (e a proposito del 2012 Guenon la pensava allo stesso modo, che si tratta di manipolazioni di espressioni simboliche dei maya che nessuno capisce più e che sono nè più nè meno che fantasie pseudo-spirituali moderniste). A confronto di costoro, pur nel loro fanatismo -e specificando che non mi stanno affatto simpatici- per lo meno la Hack & C. parlano di cose serie.

Per quanto riguarda l'eutanasia, credo che stefano non la intendesse slegata dal contesto di accanimento tecnico sul malato. Nell'articolo è detto chiaramente: l'eutanasia non viene proposta come la possibilità di farla finita come uno preferisce di fronte a una malattia a discrezione del malato, ma solo in certe condizioni determinate dai tecnici -come nel caso dei vari englaro, welby ecc- si lascia loro una via di uscita decisa dagli stessi. E' chiaro poi che trovandosi uno in quelle condizioni, l'eutanasia diventa l'unica via di uscita possibile -e ben venga che ci sia almeno quella- ma non va bene teorizzarla come un bene in sè, come un progresso per il bene del paziente, perchè di fatto diventa giustificazione di un apparato tecnico di dominio sul malato, così come, per esempio, i parchi naturali non sono altro se non la condizione con cui si permette di distruggere l'ambiente naturale fuori da essi.
Fabio Mazza (Registered) 18-11-2009 10:56

Non mi hai capito..non mi riferivo all'articolo di stefano ma ai commenti di cui sotto.
In secondo luogo è ovvio che i cosidetti "spiritualisti" sono proprio quelli che discreditano il "trascendente" e fanno si che gli scientisti possano proporsi come unici latori di serietà. Lo citavo anche nella risposta "a parte l'evidente stato confusionale dei medium.."
Comunque lo stesso "paganesimo" viene ridicolizzato da aderenti alla wicca e simili..quindi ne so qualcosa..
ottavino (Registered) 18-11-2009 12:33

Visto che sembra che vada di parlare di Grandi Sistemi, parliamone: la Sanità/Salute.
Fabio vede la cosa dal punto di vista dei successi. E' indubbio che la medicina delle flebo abbia ottenuto dei successi! Chi potrebbe negarlo?.
Però abbiamo due domande:
1) Quanto costa intervenire con questi sistemi ed è giusto intervenire socialmente in materia?
2) Non ci sono altri sistemi?
Non so se si vede l'oscenità.
Abbiamo fatto di una cosa individuale un fatto pubblico che costa molto e sicuramente non potremmo permettercelo se fossimo poveri.
Il fatto che la salute sia poi a carico dell'erario, ha creato l'elefantiaca burocrazia che conosciamo.
Insomma bisogna ragionare come dei poverelli......
Fabio Mazza (Registered) 18-11-2009 13:09

Ma io sono d'accordo con te Ottavino, specie perchè al mondo siamo in troppi. Non ci sono piu guerre e carestie e epidemie che decimano la popolazione, e l'uomo si sta espandendo come un cancro. fino a quando probabilmente non ci saranno piu risorse per tutti.
Infatti io credo che il problema sia duplice, da un lato gli scientisti hanno eletto la durata della vita, nonchè il tenore di vita, a canone di giudizio della dignità dell'esistenza; in secondo luogo visto il materialismo e l'edonismo imperanti nessuno accetta più la sua morte come una parte di un tutto, di un ciclo che si rigenera: non ho prospettive che vadano oltre il mangia-fotti-crepa, è ovvio che sono terrorizato dalla mia dipartita..finito io..finito tutto! cosi pensa la massa.

altro discorso è l'avercela con la medicina in quanto tale. oppure stigmatizzare la medicina occidentale tout court. è il cambiamento di mentalità l'importante..cioè il non essere morbosamente attaccati alla vita, qualunque essa sia: difatti quando sento qualcuno dire che la vita dell'Englaro è comunque sacra e l'uomo non si può arrogare il diritto di mettervi fine, mi viene da ridere.
Dall'Ellade, a Roma, dal Giappone all'Islam la morte è sempre stata vista come il momento che dava senso alla vita. Tant'è che la morte in battaglia era vista con ammirazione e ricercata, la morte di vecchiaia con sprezzo e commiserazione.
Sono religioso, e quindi non mi si può accusare di materialismo, ma se vedo un animale per la strada in agonia, e mi regge lo stomaco, lo uccido. Se un uomo si vuole ancora chiamare uomo deve essere messo avere dignità: tutto il resto sono solo chiacchere da preti e da moralisti del cazzo (mi scuso anticipatamente per i toni ma è un argomento che mi infervora e tocca profondamente). Grazie.
stediludo (IP:87.8.147.158) 18-11-2009 16:39

Solo per dire che Max ha interpretato correttamente il mio pensiero circa l'eutanasia: lungi da me difendere posizioni filo-cattoliche - che, personalmente, considero aberranti quanto la medicalizzazione totale dell'esistenza attuata dalla medicina moderna. Volevo solo evidenziare che quella che viene spacciata come libertà di autoderminazione è - come al solito quando si parla di libertà nel nostro amato libero Occidente - è solo la libertà di pensarla come loro (in questo caso i medici): infatti solo chi rientrerà nei parametri di "vita degna di essere vissuta" stabiliti dai medici potrà chiedere di farla finita, gli altri no. Altro che sacrosanto diritto al libero suicidio, sulla cui "eroicità" in date circostanze, caro Fabio, la penso esattamente come te e come gli antichi stoici o gli antichi samurai. Ma devo essere appunto io a decidere quali sono queste circostanze, non la commissione medica presieduta dal Veronesi di turno! Così come concordo con Fabio quando dice che le "malattie" del mondo moderno possono essere "curate" solo dalla medicina moderna, ci mancherebbe altro: se ho un "tumore", è chiaro che me lo può curare solo Veronesi: lui li ha "inventati" i tumori e lui me li cura. Non mi risulta che l'antica arte medica contemplasse la nozione di "tumore", che, come tutte le "malattie" e come tutto, è innanzi tutto una nozione, un concetto storicamente e culturalmente definito. La medicina tradizionale curava altre "malattie", altri tipi di "mali", quelli appunto che quel contesto culturale considerava tali, mali che con i mali creati dal mondo e dalla medicina moderna non hanno niente a che fare. Il problema è vedere se erano meglio i mali (per dirla con un ossimoro...) di un tempo o quelli del nostro tempo...
etcasadei@yahoo.it
Ettore (Registered) 07-12-2009 14:56

Io ricordo un paio di estati fa di avere letto che alcuni medici inglesi invitavano in tutta serietà a non avere più figli, o ad averne pochi, perché inquinano moltissimo tra pannolini carrozzine e cose varie.
Geniale no? Smettiamo di fare bambini per risolvere il problema, non "visto che questo sistema è insostenibile, cambiamolo!"
Ecco un altro passo in avanti verso la pace nel deserto, di cui potranno godere solo degli annoiatissimi e vegani vecchi decrepiti.

Complimenti per l'articolo.
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