Tu quoque, Tartaglia mii!

19 dicembre 2009

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Il duomo in faccia a Berlusconi ci ha donato interminabili serate televisive sul tema. Abbiamo assistito allo spettacolo indecente di politici, giornalisti e conduttori, tutti intenti a richiamare alla pacificazione nazionale e, dopo un attimo, ad aggiornare vicendevolmente la consueta teoria di accuse ed offese. Come al solito la televisione, chiusa in se stessa ed autoreferenziale, è inutile alla comprensione di ciò che accade ed ha come unico obiettivo intrattenere e insieme confondere l’ascoltatore.
Invece su questa vicenda ci sarebbe molto da dire, innanzitutto circa il ruolo della violenza nella vita politica in una democrazia. Sgomberiamo subito il campo da equivoci: chi scrive non è né un rivoluzionario né un guerrafondaio, né un estimatore per qualsivoglia motivo del gesto di Tartaglia. Però non è possibile accorgersi che la violenza è al centro del nostro mondo perbenista solo quando vediamo un po’ di sangue. La violenza è parte integrante della dialettica politica, come ha ben espresso H. L. Nieburg in “La violenza politica”, ed ha perfino una parte positiva nell’evolversi degli assetti sociali. Ma attenzione, la violenza è esercizio della forza nei confronti dell’altrui libertà, e non è meno grave della violenza fisica quando colpisce la libertà di espressione, il diritto all’informazione, o quando attraverso l’inganno priva l’altro della possibilità di autodeterminarsi. Violenza è quella della legge, quando costringe un indagato a restare col cappio al collo per decenni; violenza è quella dei partiti, che decidono le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni condannando i meritevoli alla disoccupazione e alla tribolazione; violenza è quella di chi, per vendere un vaccino, si inventa una pandemia iniettando non si sa cosa, ma certamente di inutile, nelle vene di milioni di persone. La violenza è dunque ovunque e spesso è molto peggio di un duomo in faccia. Quando sono insufficienti le parole, la mediazione, il ricorso alla giustizia, l’esibizione della propria forza, a questi soprusi solitamente si reagisce con altra violenza.
Nonostante faccia parte di una società più o meno omogenea, ogni individuo ha una propria scala di valori e di priorità (ed è un bene che sia così), tale che quando questi vengono messi in pericolo o calpestati, egli si sente sciolto dal vincolo contrattuale che lo lega alla comunità attraverso la legge condivisa. Da ciò nasce una ribellione che può essere solitaria, ed è il caso del “Ribelle” jungeriano a cui credo che questo giornale si ispiri, oppure condivisa in un gruppo, ed è il caso delle brigate variamente colorate che ogni nazione ha conosciuto. Inutile scandalizzarsi e identificare questi attori sociali con il male assoluto. La società restante ha il diritto di difendersi da loro e incarcerarli tanto quanto essi ne hanno di provare a cambiare le cose. Se è abbastanza facile condannare nel caso degli estremisti politici, perché oggi li si sente lontano da noi, forse non lo è in altri casi, che però si basano sullo stesso principio. Mettiamo che un uomo abbia un figlio gravemente ammalato al quale vengano negate le cure per motivi economici, o perché mancano i posti letto, o perché l’ambulanza non è disponibile o per il motivo che volete voi. Chi può biasimarlo se comincia a menare cazzotti ad infermieri, medici, dirigenti, finché suo figlio non viene curato? La legge lo condanna ma la ragione no. E perché se un uomo (o un gruppo di uomini) che vede distrutto il proprio ambiente da cementificazione selvaggia, il futuro dei propri cari dalla finanza rampante, la sua sicurezza da una giustizia e delle forze di polizia inefficienti, non dovrebbe reagire con la violenza, se non riesce a scovare un’alternativa “democratica”?
Il nodo è questo: la nostra è davvero una democrazia? La politica ha la capacità e la possibilità di operare delle scelte autonome o è guidata dall’economia che ne fa l’agenda? Noi possiamo sceglierci davvero i rappresentanti? Non è questo il momento di discuterne, ma è importante osservare che dal tipo di risposta che si dà a queste domande, può avere segno positivo o negativo un atto di violenza.
Solitamente la patente di “buona violenza” la danno i posteri, o meglio, i vincitori. Perché Tartaglia (se solo non avesse chiesto scusa) sarebbe diverso da un partigiano, figura oggi osannata? Non certo per la viltà dell’azione. La figura dei violenti, così come la loro fortuna, è determinata dal soggetto sul quale alzano la mano. Per questo Armodio e Aristogitone, uccisori di Ipparco, sono stati venerati, e Bruto, pugnalatore a tradimento di Cesare, eletto ad eroe illuminista e rivoluzionario. Ora, tutto ciò è per dire che se Berlusconi fosse davvero un dittatore, come irresponsabilmente hanno detto in molti, e alla sua caduta si aprisse un’epoca fiorente di libertà, giustizia e benessere, Tartaglia sarebbe allora considerato un sant’uomo. Ma la storia si scrive e riscrive continuamente (tranne che per la Shoah , unico caso in cui rimane ferma per legge) e si viene così a scoprire che Armodio e Aristogitone agirono per una banale lite tra checche e Bruto, che era un facoltoso banchiere, per vendicarsi delle leggi antiusura di Cesare. Allora la storia potrebbe suggerirci che forse quelli che inneggiano al berlusconicidio, reale o metaforico, lo fanno solo per prendere il suo posto e per avere quel briciolo di notorietà che il cavaliere, ai loro occhi di professionisti della politica, ha loro usurpato “scendendo in campo”.
Il punto è allora questo: più che chiederci se sia moralmente giusto o no colpire Berlusconi, occorre chiederci se il risultato di tale attacco sia davvero un indebolimento del potere nella sua forma attuale. A mio avviso la risposta è no, e per due motivi. Il primo è che nel nostro sistema politico, così com’è da decenni, Berlusconi è semmai l’antisistema, il cane sciolto, il cavallo pazzo. Non che non sia affatto intrallazzato, come tutti gli altri, ma quella venatura di gollismo, quel suo essere rozzamente antipolitico sono, dal punto di vista politologico, aspetti più vicini al cambiamento che al ristagno. Forse che senza di lui al governo, quando era il turno del centrosinistra, abbiamo visto una rinascita della nostra martoriata nazione? Forse il privatizzatore Bersani sarebbe meno “cameriere dei banchieri”? Il secondo motivo è che, come ha detto autorevolmente Luciano Canfora in “La natura del potere”, il leader carismatico è espressione di un comune sentire ed eliminarlo non potrebbe invertire la tendenza storica che agisce nel destino delle masse, di cui è espressione. Pensiamoci: nonostante Bruto, la democrazia a Roma conobbe imperatori di gran lunga peggiori di Cesare.

Matteo Simonetti

Commenti
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Giancarlo54 (Registered) 20-12-2009 10:05

Buon giorno a tutti,

sono nuovo del blog e di Movimento zero a cui mi sto accostando per comunità di vedute su molti aspetti. Approfitto quindi, più che di fare un commento, di porgere i miei saluti a tutti i frequentatori del blog e a tutti gli amici di MZ.

Nello specifico dell'articolo di Matteo Simonetti non posso che trovarmi del tutto d'accordo. La Storia non è mai, purtroppo, un "ASSOLUTO", sempre, o quasi sempre, viene adattata o addirittuta riscritta dai vincitori, ne abbiamo esempi anche recenti.

Condivisibile anche il giudizio che viene dato su Berlusconi, certamente intrallazzatore come tutti gli altri politicanti, di destra, di sinistra e di centro, ma visto da molti come esempio di anti-politica, per questo molto amato e, purtroppo, molto votato.
Giovanni Marini (Registered) 20-12-2009 18:50

Drammatizzare l'aggressione a Berlusconi mi sembra eccessivo. Va bene che i media debbano fare il proprio mestiere e va bene che PDL & co ci lucrino tutto il possibile (infatti B. è risalito nettamente nei sondaggi). Ciò che è accaduto fa parte a mio parere degli incidenti possibili che possono capitare alle persone poco o molto popolari che siano. Il fatto poi di sapere che l'aggressore sia una persona squilibrata lo conferma. E il problema ovviamente anche per me non è di chiedersi se sia moralmente giusto o no tale gesto, è certo che non è giusto. E non lo è perchè la liceità del gesto va ricondotta al contesto. In un contesto di guerra civile l'aggressione del Tartaglia si sarebbe potuta interpretare come un nobile tentativo di tirannicidio, ma non siamo in guerra civile grazie a Dio. Più interessante è chiedersi se sia vera la litania sciorinata da media, politici ed ecclesiasti sul clima d'odio. Chiunque ricordi cos'era l'Italia nel periodo della contestazione, delle lotte operaie, della strategia della tensione e del successivo terrorismo non può che sorridere di tale tesi. E questo clima d'odio l'avrebbe provocato la più imbelle opposizione che si sia mia vista in parlamento? O i potenti mezzi di Santoro-Travaglio-Di Pietro capaci di influenzare l'intero Paese? E' evidente che la tesi clima d'odio è funzionale a convenienze politiche. Non concordo però con Simonetti sul fatto che Berlusconi sia l'antisistema, un cane sciolto, un contestatore dei poteri forti come vorrebbe un certo filone di pensiero. A mio avviso è egli stesso un potere forte e nulla ha cambiato dell'impianto di potere sostanziale che regge le fondamenta del sistema. Mi sembra infine intrigante l'ultima parte dell'articolo: questo leader carismatico è davvero espressione di un comune sentire delle masse? E se si quale è questo comune sentire? C'è da essere preoccupati...
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 20-12-2009 22:09

Intanto un cordiale benvenuto a Giancarlo54. Giovanni Marini è un amico di lunga data ormai. Su Berlusconi: nel PDL ci sono due anime, quella liberal-liberista e quella populista-movimentista. Berlusconi, quando vestiva il doppiopetto e la camicia azzurra, mediava fra le due anime. Ora che esibisce un look più disinvolto (il modo di apparire dei politici è studiato e significativo) si è spostato decisamente sulle posizioni populiste e movimentiste di Bossi e Tremonti. Per questo condivido sostanzialmente la tesi di Matteo Simonetti su Berlusconi cavallo pazzo, ora meno controllabile di quanto sarebbero i Prodi, i Padoa Schioppa,i Draghi, i Monti, i Bersani, i D'Alema. Non a caso l'offensiva contro di lui è partita dal Times e dal Financial Times, cioè dall'establishment europeo più conservatore. Con ciò non cadiamo nell'errore di pensare che Berlusconi possa e voglia mettere in crisi il sistema. E' vero che la sua politica energetica, gradita alla Russia, disturba parecchio l'asse anglo-americano, ma è anche vero che Berlusconi è, come i politici di centro-sinistra, una pedina di quel blocco di potere che domina il mondo, quello nato dalla fusione di grandi Banche e grandi imprese multinazionali. Sta perfettamente a suo agio in quella dittatura dei mercanti e degli usurai che chiamano democrazia. Comunque il Berlusconi che è stato più nefasto per questo nostro sventurato Paese è quello della spazzatura televisiva che ha potentemente contribuito a devastare le menti. Come capo di governo sta facendo guasti nella giustizia, del resto già disastrata di suo.
stediludo (Super Administrator) 20-12-2009 22:25

Tutto è relativo: quando si dice che Berlusconi è antisistema, lo si rapporta al sistema di potere che ha retto le sorti d'Italia negli ultimi decenni, ovvero quel "salotto buono" fatto fino a ieri dai vari Agnelli, Cuccia, De Benedetti e oggi dai nomi citati da Luciano, salotto che ha sempre visto con il fumo negli occhi il parvenu Berlusconi; mentre è chiaro che se lo si rapporta al sistema di potere mondiale, il Cavaliere ne è parte integrante. Insomma, bisogna distingure le contese di bottega da quelle planetarie ed epocali. Riguardo alle masse di cui il Berlusca sarebbe espressione massima, mi pare chiaro che esse sono appunto quelle rincretinite dal sistema mass-mediatico-consumistico in cui viviamo e che lo stesso Berlusconi ha contribuito a creare, in poche parole le masse della debordiana "società dello spettacolo".
pablobras (Registered) 22-12-2009 09:41

L'Italia è un paese a maggioranza obnubilata dai media.
Il livello culturale medio è bassissimo.
La capacità critica molto ridotta.
Le conoscenze della realtà vera assenti.
Non esiste antagonismo politico.
Esiste un sistema di controllo sociale globale che crea continuamente rappresentazioni di potere e masse di
schierati divisi in due parti complementari. Berlusconi fa schifo come fanno schifo i reality, entrambi prodotti satanici che si reggono sul nulla-falso, quindi ipernegativi,demoniaci.
Il dramma è che milioni di persone sono interessate a Berlusconi e ai reality.
Tartaglia per me è un eroe perchè ha messo in gioco la sua vita per lanciare il suo messaggio di disprezzo per il simbolo del male.
stediludo (Super Administrator) 22-12-2009 14:59

Solo per dire che quello che dici per l'Italia vale per il mondo intero. E Tartaglia, al di là del caso umano, pare fosse un simpatizzante del PD, ovvero di un partito e di gente che hanno nella sostanza una visione del mondo perfettamente uguale a quella della persona che lui ha colpito. Quindi non vedo proprio come tu possa considerarlo un eroe. Semmai è anch'egli una povera vittima, vittima di quel sistema che, come dici tu stesso, illude le persone attraverso una competizione di pura facciata ma che in realtà si fonda sull'omologazione più totale.
pablobras (Registered) 22-12-2009 16:50

...un piccolo eroe.
Eroe è colui che compie gesta eroiche a fin di bene mettendo in gioco la propria vita.
Gaetano (Registered) 22-12-2009 20:36

Mi dispiace Pablobras, ma non sono affatto d'accordo con te.
L'eroe è pienamente cosciente delle azioni che compie e quindi Tartaglia non può essere considerato un eroe, proprio perchè stiamo parlando di una persona non nel pieno delle proprie facoltà mentali.
E' vero, il gesto eroico è fatto fin di bene, ma quello di Tartaglia è un atto "diabolico" perchè è servito, da un lato, ad alimentare il gradimento della massa nei confronti del Berlusca e dall'altro a convincere ancor di più quella stessa massa che viviamo in "un clima d'odio".
E tutti giù a stracciarsi le vesti se qualcuno fa notare, fuori dal coro, che altro che clima d'odio viviamo... Qui si vive un clima stantio di passività mentale...
pablobras (Registered) 23-12-2009 12:59

...come fai ad essere sicuro che Tartaglia non è pienamente cosciente....? Perchè lo dice la televisione, suo padre...minchiate!
Tartaglia è coscientissimo.
In Italia a milioni vorrebbero fare quello che ha fatto lui.
L'hanno fatto attraverso di lui.
E poi sei sicuro che è stato il "duomo" a lanciarsi contro il naso di B. Forse è stato il lunghissimo naso di pinocchio-Berlusconi a scontrarsi col "duomo di Milano 2 la vendetta!?

Bando alle ipocrisia buoniste...mezzo mondo ha goduto e mezzo mondo l'avrebbe fatto volentieri di spaccare la faccia al "nanaccio".
alessio (Super Administrator) 12-01-2010 21:22

Sullo pseudo-attentato di Tartaglia basta dire che è stata una autentica sciagura perchè come conseguenza ci ha scaraventato addosso tonnellate di disgustoso "amore".
Quanto al Berlusconi "anti-sistema", se per sistema intendiamo il tipo di vita imperante, lui ne è il campione assoluto. Se per sistema intendiamo certi poteri forti, lui non è altro che un potere forte concorrente, e perciò l'analisi è errata.
Alessio Mannino
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