La nobiltà del cobra

30 dicembre 2009

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Recentemente è circolato su You Tube il video di un cormorano che inghiotte un piccione. Più di tre minuti di una lotta spietata e di un’agonia terrificante. Il piccione che si dibatteva disperatamente nell’ apparato digerente del suo predatore, il quale era scosso dai movimenti convulsi della preda. Il lungo collo e lo stomaco del cormorano erano deformati in modo grottesco, il che faceva sghignazzare i due commentatori, beatamente inconsapevoli di trovarsi di fronte a una scena di una tragicità sconvolgente. C’era più intensità drammatica in quella lotta disperata che in tutta l’opera di Sofocle o di Shakespeare. Se i due stupidotti che ridacchiavano avessero riflettuto, avrebbero compreso che quella scena ci richiamava a una terribile verità che vogliamo rimuovere: se questo mondo è stato creato, è uscito dalle mani del Creatore già profondamente segnato dal dolore, dalla sofferenza, dalla morte. La creazione è marchiata dal Male, nella natura tutto è dolore e pena. Lo aveva compreso già Qohelet, in quella parte della Bibbia in cui è già contenuto tutto il meglio della letteratura universale. Lo ribadirono Leopardi e Schopenhauer, riecheggiando saggezze antiche. La pretesa biblica di spiegare la morte e il dolore nella natura col peccato dell’uomo, che avrebbe contaminato l’intera creazione, è una pietosa favoletta. Milioni di anni prima dell’avvento dell’uomo e del suo peccato, la polvere del mondo era impregnata del sangue delle prede sgozzate e sventrate. Il mondo è uscito dalle mani del suo Creatore già segnato dal Male. Tremenda verità che vogliamo esorcizzare invano. E la condizione umana, scaraventata in questo quadro di dolore, è ancora più tragica, perché aggravata dai tormenti della coscienza e del rimorso, dall’assillo della memoria, dal rimpianto per ciò che fu, dall’ansia per ciò che sarà e dalla consapevolezza di dover morire.
Perché queste considerazioni esistenzial-teologiche in un sito che si occupa di temi culturali strettamente connessi a quelli politici? La risposta ci riconduce alla nostra polemica verso la Modernità. Dopo i lunghi secoli dell’attesa di “nuovi cieli e una nuova terra” promessi da Gesù, la Modernità ha preteso di realizzare la felicità confidando nella ragione e nella scienza. Ha voluto dimenticare la fondamentale e ineliminabile tragicità della condizione umana. Così la Costituzione degli USA proclama il diritto di ogni individuo alla propria felicità, una delle asserzioni più dementi e nefaste della storia del Diritto. Così si è fatta balenare l’idea di un paradiso in terra eliminando la borghesia e instaurando una società di uguali. Così si è ritenuto di marciare verso domani luminosi attraverso la selezione razziale. Così la scienza promette di guarire tutte le malattie, farci prolungare indefinitamente la vita e dotarla di tutti i beni strumentali più appetibili. Un delirio allucinante che ha generato soltanto mostruosità.
Anche chi come noi denuncia le cause profonde dell’orrore che stiamo vivendo, non deve dimenticare la grande ombra che si proietta dalle origini e che ci seguirà fino alla fine. Non illudiamoci su paradisi futuri dopo l’impiccagione dei banchieri e l’eliminazione del Signoraggio. E la Decrescita non sarà felice. Dobbiamo essere ben consapevoli che anche nel nuovo comunitarismo  in cui far rinascere gli antichi valori, quelli dell’assunzione piena e consapevole della responsabilità del proprio ruolo, quelli di una socialità radicata nelle linfe vitali di una storia, quelli di una spiritualità che rinasca dalle risanate condizioni del vivere civile, resta la realtà della tragicità della condizione umana. Questa consapevolezza ci accompagni nell’imminenza di grandi e drammatici sconvolgimenti, perché è il migliore antidoto ai fanatismi.
Queste riflessioni sono nate dalla visione di un pellicano e di un piccione. Sia dunque consentito concluderle, a proposito delle dure prove che attendono l’umanità a una svolta cruciale, con un’altra immagine zoologica. Qualche anno fa si verificò un incidente insolito durante un Gran Premio motociclistico nella Malesia. Un cobra, uscito dalla boscaglia, si avventurò sulla pista. Quando avvertì il rombo delle moto, ancora raggruppate dopo la partenza, il suo istinto non fu quello di fuggire ma si erse nella posizione di attacco. In questo atteggiamento fu fatto a brandelli. Quando il Rombo che incombe si abbatterà su di noi, sapremo essere pari alla nobiltà del cobra?

Luciano Fuschini

Commenti
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pablobras (Registered) 30-12-2009 11:32

Non mi è piaciuto tanto questo articolo.
max (Super Administrator) 30-12-2009 15:39

Questo articolo, apparentemente "pessimista", in realtà mette in guardia dal pericolo a cui può andare incontro chi come noi denuncia i mali del mondo moderno, cioè quello di farsi illusioni su di una presunta dimensione di "felicità" che sarebbe caratteristica della realtà tradizionale. Un simile atteggiamento in qualche modo "utopistico" è in realtà allo stesso modo un prodotto della sensibilità moderna, ossia un atteggiamento di "fuga" dalla realtà vera, che è esattamente ciò che ha fatto sorgere la modernità come la conosciamo noi.
In verità noi non siamo per una società "felice", che presumibilmente non è mai esistita, ma per una società più umana, più viva e naturale; all'interno della quale l'uomo possa trovare per sè un posto nel mondo e quindi una dimensione più autentica. In fondo questa è una realizzazione del proprio essere, ma in un senso diverso da quello banale e utilitaristico a cui noi moderni siamo spesso tentati di pensare.
stediludo (Super Administrator) 30-12-2009 16:30

Perché, pablobras, l'articolo non ti è piaciuto? Io lo trovo molto suggestivo: credo esprima bene quel sentire proprio di chi si riconosce in una certa visione delle cose.
Fabio Mazza (IP:93.149.19.120) 30-12-2009 16:33

La visione di Luciano è profonda, ma non coglie, a mio avviso, la fallacia insita nel discorso iniziale.
Quello che lui chiama "male" è in realtà la mera legge dell'esistenza "il latino mors tua vita mea". Cosa che non può essere catalogata con gli umani (e in fondo manichei) concetti di "bene" e "male".
Il dolore, la sofferenza e la morte sono dei contraltari della gioia, della "pace" e della vita. L'uno è inconcepibile senza l'altro, cosi come la luce non avrebbe alcun senso senza la tenebra.
Non starò qui a sottolineare quanto io contesti, per mia convinzione personale la visione giudeo-cristiana per cui "la creazione è marchiata dal Male, nella natura tutto è dolore e pena". Questa visione da spregiatori dell'esistente, da "impotenti" ad elevarsi al di la della propria condizione meramente umana, da "piagnisteo" e "preghiera prostrata di salvezza" (e non me ne voglia Luciano, che peraltro ha posto un problema "ideale" importante), è quello che ha posto l'uomo fuori dal mondo che lo circondava, che lo ha "alienato" dalla natura, dai suoi cicli e dalle sue continue "morti" e "rinascite". Con la promessa di un futuro roseo e del paradiso per i miserabili e gli sconfitti di questa terra, per tutti quelli che devono "credere" perchè non possono "sapere", perchè non possono elevarsi ad una dimensione che non sia meramente umana, si compie la genesi della mentalità, che, ai nostri giorni chiamiamo "progressista". La storia non è più ciclica, è rettilinea. Cè un fine per l'umanità e nelle religioni rivelate è il "regno di Dio". Da qui a sostituirlo con il "migliore dei mondi possibili", con il "sol dell'avvenire", con i "magnifici e progressivi destini", il passo è breve. A sostegno di tali tesi potrebbe portarsi l'intima connessione che il protestantesimo cristiano ha avuto con l'ascesa dei mercanti e con l'individualismo che ha portato (o che è stato UN portato) delle rivoluzioni dal 1500 in poi.
Nella polvere, che, come ricorda giustamente Luciano, impregnava il suolo già millenni prima che "Jahvè" avesse il buon gusto di "rivelarsi" al mondo, si consumava quello che è un rituale dove non esistono sconfitti e vincitori. La preda diviene parte della vittima, che a sua volta, alla morte, ritorna al tutto e diviene di nutrimento ad altri esseri, che perpetuano un circolo, che nulla ha di "buono" o "cattivo", ma che E'.
Nell'uomo scaraventato in un mondo di dolore, si può poi leggere una posizione molto vicina a quella dell'Heideger o del Sartre, di un'esistenzialismo, che alla "morte di dio", si è sentito slegato da ogni superiore valore, da ogni superiore principio, non trovando di meglio che rimarcare il tragico destino che incomberebbe sull'uomo.

Per il resto concordo totalmente con Luciano, (e auspico che avremo la dignità di "morire in piedi", come quel cobra della corsa), a parte come si sarà capito, sui presupposti del "mondo come dolore" e sul mancato riconoscimento delle origini "cristiane" o meglio "monoteistiche" della modernità, nel senso di cui sopra.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 30-12-2009 17:40

Il cormorano delle prime righe in realtà era un pellicano. Una mia svista, comunque un dettaglio.
"Meglio non nascere e, se nati, morire giovani". Questa è saggezza dell'antica Grecia, pagana e vitalistica, non ancora contaminata dalla tetraggine cupa dei monoteismi. Temo che non si possa prescindere dalla tragicità della condizione umana, sotto tutti i cieli, in tutte le epoche, in tutti i sistemi sociali.
luca s (IP:67.166.176.36) 30-12-2009 20:14

come dice max, non vogliamo una società "felice" ma una società a dimensione più umana, tutto qua...come poteva ancora essere qualche decennio fa. sono finito in usa per lavoro. qua sussiste il mito della "ricerca della felicità", cosa devo dire un pò irritante. abbiamo acquisito tutte le americazzate e le abbiamo sintetizzate in peggio. il risultato è che l'italia è diventato un paese da scappare in cui il mix cinismo, individualismo ed egoismo (fondamentalmente malattie del modernismo)/ corruzione e malaffare (malattie italiche) ha prodotto un modello peggiore della tanto vituperata america. la conservazione dell'esistente dovrebbe essere l'impegno di ogni governante, i miti della modernizzazione lasciamoli ad altri paesi come gli usa (che peraltro per molti versi restano molto più legati di noi al loro pur breve passato) o alle follie cinesi...
davlak (Registered) 30-12-2009 20:52

gli scritti su questo sito sono di una profondità unica, complimenti sinceri.
la condizione umana pur nella sua tragicità, nella pena per la sopravvivenza e per la consapevolezza della sua labilità, può comunque produrre felicità...solo che quella felicità a cui ha ambìto la RAGIONE si è rivelata fallace e il percorso talmente discriminatorio da produrre gli effetti drammaticamente opposti.
tuttavia io sono convinto che c'è e sopravvive una parte senziente dell'essere umano che, pure nei freni imposti dalle sovrastrutture, lo spinge al bene e, in buona sostanza, all'equilibrio e all'armonia con la natura.
vorrei tanto esserci quando questa tendenza prevarrà, anche solo per percepirne i segnali.
sono convinto che in quel contesto ci saranno di nuovo esempi di umana nobiltà al pari del cobra.
pablobras (Registered) 31-12-2009 11:04

....non riesco a cogliere la conclusione.
Concordo che sia una profonda e suggestiva riflessione.
Non mi sento però di condannare il tentativo delle religioni pagane o monoteiste di alleviare il peso dell'ombra della vita degli umani.
E non mi sento di criticare la ricerca della felicià in se.
Per me è naturale cercare di stare meglio possibile.
E anche naturale che le masse cadano vittime della dominazione di pochi e vengano schiavizzate dal sistema finanziario-consumistico.
Sarebbe anche naturale ribellarsi.
Conquistare la propria liberta vera di vivere secondo i dettami genetico-archetipici.
Praticamente l'articolo mi sembra una bozza di qualcosa di più grande.
Forse approfondendo e ampliando il discorso con i commenti lo completiamo.
Ed è appunto questo .
Leggendolo mi lascia un senzo di incompiuto.
Gaetano (Registered) 31-12-2009 17:46

Anch'io, come Fabio Mazza, non condivido la parte iniziale del post. La trovo effettivamente un pò troppo manichea.
Ciò che mi ha colpito positivamente, invece, è la conclusione: non solo per l'immagine originale e suggestiva, ma anche per il messaggio.
E' fondamentale affrontare il "Rombo" in piedi, pronti all'attacco. Beato colui il quale avrà la fortuna di affrontare questo momento e misurare la propria forza interiore, capire da quale parte stare, di che pasta si è fatti.
Noi, molto probabilmente, non avremo questa fortuna, ma credo che sia fondamentale assumere sin d'ora lo stesso atteggiamento del cobra, per non farsi risucchiare dal vortice della modernità.
Giovanni Marini (Registered) 31-12-2009 17:50

Uno scritto molto bello e che invita a profonda meditazione, in primo luogo sulla religione. E' assunto delle religioni monoteistiche che Dio sia buono, da qui la difficoltà immensa di spiegare il male nel mondo, spiegazioni mai soddisfacenti. Mi chiedo come può un dio buono aver concepito un mondo ove la vita per esistere deve letteralmente divorare altra vita. Ogni essere vivente del mondo animale, inclusi i vegetariani si ciba di altra vita per vivere. Se l'essenza della natura è questa, definire il Creatore buono come vogliono le varie Rivelazioni è insensato, come insensato sarebbe definirlo cattivo. Il bene e il male, io penso, non sono nella natura ma un prodotto della mente umana e il Creatore è al di là di ogni possibile definizione.
E' vero che la Modernità ha preteso di realizzare la felicità sulla Terra, ma le religioni da secoli pretendono di realizzarla nell'aldilà. E se molti avvertono il bisogno di una religione intransigente, rigorosa, tradizionalista che cosa cercano in realtà? E in che cosa gli uomini che cercano la felicità sulla terra sono diversi da quelli che la ricercano in cielo? O diversi da chi non ci crede, forse che noi non desideriamo una carezza, essere amati, considerati? Ma una cosa è questa e un'altra aver sancito un diritto alla felicità, quando invece gettati in questo mondo, cerchiamo tutti di sopravvivere.
Hekate86 (Registered) 01-01-2010 22:38

Salve a tutti,leggo MZ da molto tempo ma e' la prima volta che scrivo un commento. Complimenti per le cose meravigliose che scrivete,mi fanno sentire meno isolata in una societa' capace di pensare unicamente alle mere necessita' materiali. Io sono monoteista,ma non credo che Dio si possa definire interamente buono, poiché trascende ogni dualita'. Egli e' Vuoto ineffabile e il linguaggio grossolano di questo mondo non e' adatto a descriverlo. Secondo me ogni cosa ha una sua ragion d'essere. Il Corano dice :"Benedetto Colui che ha creato la vita e la morte per provarci." Cos'altro può essere la vita se non una prova?
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 01-01-2010 23:22

Hekate86, che salutiamo cordialmente come gradita nuova venuta, sa che fra noi non tutti sono credenti e non tutti sono monoteisti. Apprezzo quanto scrive e anche la sua conoscenza di quel libro straordinario e incompreso che è il Corano. Nelle religioni monoteiste, tutte rivelate, campeggia il problema del Male. Lo si elude ipotizzandone il fondamento nel demonio, che diventerebbe così un dio minore introducendo un dualismo nel monoteismo; oppure si nega il fondamento ontologico del Male, che esisterebbe soltanto in funzione della definizione di ciò che è Bene. In una delle ultime Sure del Corano però si legge che dobbiamo cercare rifugio in Allah dal male che viene da noi e da quello che viene da Lui. Resta il fatto che Antico Testamento, Nuovo Testamento e Corano sono pieni di espressioni ambigue, interpretabili diversamente, misteriosamente profonde o apparentemente contraddittorie. Credo che la ragione di ciò sia proprio quell'inadeguatezza dei linguaggi umani ad esprimere l'inesprimibile, come giustamente dice Hekate86. Insomma, solo i fanatici possono prendere alla lettera testi sfuggenti come quelli. Il Corano ripete continuamente che quanto vi è scritto sono metafore: "Allah vi propone una metafora", oppure "Allah vi propone una similitudine". Dice anche ripetutamente che Allah avrebbe potuto fare dell'umanità un'unica comunità. Perché non l'ha fatto?. Evidentemente perché nel Suo progetto non solo la vicenda di ogni individuo ma quella dei popoli deve configurarsi come tormentata ricerca e dovere di scegliere. Se cogliamo la profondità di questo messaggio ne deduciamo la legittimità di tutte le grandi fedi che costituiscono il motore della Storia.
pablobras (Registered) 02-01-2010 11:28

Aloora : concludo la mia critica all'articolo.
Per me tutte le religioni in se meritano grande rispetto in quanto proiezioni metafisiche di mutuo soccorso per il genere umano.
Poi chiaramente dipende dall'uso che se ne fa rispetto agli effetti che provocano.
Continuo a non cogliere la nobiltà del cobra.
Se il cobra sapesse di venire maciullato non starebbe certo li ad esporre la vostra decantata nobiltà.
Nobile o eroe è colui che fa le cose consapevolmente.
max (Super Administrator) 02-01-2010 13:29

E' evidente che i monoteismi rappresentano un compromesso metafisico che nasce dall'esigenza tipicamente occidentale di colmare un vuoto sentimentale e morale già indice di decadimento.
La soluzione al problema del male è solo questa: o si definisce una pluralità di forze, divine e demoniache (deva e asura le chiamavano gli antichi arya) in perenne conflitto tra loro, rappresentanti i molteplici aspetti positivi o negativi del creato; oppure si definisce un Ente supremo immanifesto, unitario, infinito e indefinibile, in cui tutte le polarità del mondo manifesto -bene e male compresi- vengono trascese e unificate (e credo si riferisse a ciò hekate86 -a cui anche io do il benvenuto sul blog- ma questo è più corretto definirlo "monismo" che "monoteismo"), come è per esempio brahman per gli indù, tao per i taoisti, il vuoto per i buddhisti ecc. E' chiaro che in questa luce profonda e superiore bene e male perdono di senso perchè non hanno fondamento metafisico.
Oppure meglio ancora come ipotizza Guenon, entrambe le cose insieme, il politeismo per la gente comune, il monismo per gli iniziati.
Questi approcci erano tipici delle grandi religioni cosmiche antiche e arcaiche, volgarmente indentificate con il nome dispregiativo di "paganesimo", che invece rappresentano una summa di saggezza che ancora una volta dimostra che gli antichi su questo e altro la sapevano immensamente più lunga di noi.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 02-01-2010 17:14

A pablobras vorrei dire che il cobra è un'immagine, un simbolo araldico in un certo senso: la consapevolezza è tragica prerogativa umana.
Marini e Hecate86 entrano nel vivo del problema, come tutti gli intervenuti in questo civilissimo confronto di idee, e max lo sviluppa da par suo, con la profondità che gli è consueta. La sua distinzione fra monoteismo e monismo è di una precisione esemplare. A me sembra però che dietro i movimenti a spirale della storia, dietro i paradossi dell'eterogenesi dei fini, si avverta un misterioso Progetto di cui l'umanità è parte essenziale ma che trascende l'umanità stessa. Dove c'è progetto c'è una mente che lo concepisce. Di qui la fede in un Dio-Persona, quindi in un monoteismo che non è monismo e che dunque rimette in gioco la dicotomia Bene-Male, col suo fondamento metafisico e tutto ciò che ne consegue di profondamente inquietante. Il monismo elimina il tragico dalla dimensione dell'autentico. Temo invece che il tragico sia nelle profondità dell'Essere.
Giovanni Marini (Registered) 02-01-2010 17:19

Non mi trovo d'accordo con Max. L'ipotesi di una Entità creatrice non può essere scartata razionalmente.
Hekate86 (Registered) 03-01-2010 00:22

Vi ringrazio per il benvenuto. Da tutti gli articoli ed i commenti che ho letto riconosco in voi quegli uomini fieramente in piedi fra le rovine di cui parlava il Maestro Evola. Anche secondo me Max ha fatto un'ottima precisazione poiche' il Dio del teismo e' una delle numerosissime espressioni poetiche dell'umanesimo di più alto valore,non una realta' in se' stesso.I buddhisti zen direbbero che e' il dito che indica la Luna,un trampolino di lancio per un ben più elevato salto ontologico e di comprensione che ovviamente non e' alla portata della grande massa dei credenti. La spasmodica ricerca di sicurezza dell'uomo si riflette nella tendenza del pensiero di cercare di rinchiudere in sistemi stagnanti (ma purtroppo rassicuranti) i vari frammenti di realta'. Siccome questo non e' possibile concetti e simboli si prestano ad un uso alienato. Da qui secondo me viene fuori il fanatismo. I testi sacri sembrano in certi casi contraddirsi non perche' non hanno fondamento logico/di verita' come dicono i borghesucci positivisti, ma perche' ne contengono fin troppa e quindi la medesima verita' viene esposta a diversi livelli di comprensione.
ottavino (Registered) 03-01-2010 11:25

Ottima discussione (si va a finire sempre nella religione).
Cerco di essere un monista, anche se non è facile (è facile a parole).
Fuschini parte male, in effetti, assimilando l'atto di mangiare al male. Ahi, ahi, ahi. Mangiare non è un male, ma diventa una buona domanda. Che cos'è mangiare?
Fabio Mazza (Registered) 03-01-2010 23:23

Hekate..una donna..di 23 anni..che conosce e apprezza Evola..il mondo può ancora sorprendermi! Benvenuta!
Hekate86 (Registered) 03-01-2010 23:42

Anche se non condivido proprio tutto quello che dice ho quasi tutti i suoi libri. Lo ammiro per la sua coerenza sovrumana e la sua insuperata critica al mondo moderno che a mio parere nessuno potra' mai eguagliare. Inoltre ben pochi hanno esposto le dottrine orientali con la stessa chiarezza e competenza. La sua lettura mi ha aperto un nuovo straordinario mondo e gli devo la maggior parte delle cose che so sull'unica realta' che vale la pena di essere conosciuta.
pablobras (Registered) 04-01-2010 09:15

...Scusa , puoi spiegare cosa intendi per "unica realtà che vale la pena di essere conosciuta" ?
Fabio Mazza (Registered) 04-01-2010 09:39

Immagino che Hekate volesse intendere la realtà che sta oltre il mondo sensibile e mondano..ma sopratutto la realtà della "Tradizione"..
pablobras (Registered) 04-01-2010 10:36

Ciao Fabbio,
grazie di avermi risposto al posto di Hekate.
Qui nevica forte ( Barga ) e non lavoro perchè faccio il muratore.
Ricordi quando chiesi che lavoro facevate ?
Ho studiato molto nella vita e mi sento molto vicino a questo modo di vedere le cose dei frequentatori del sito.
Le discussioni sono veramente sempre molto interessanti.
Non ho comunque la vostra cultura e conoscenza, ne la vostra elocuenza espressiva.
Per me è fonte di arricchimento interloquire con voi tutti.
Si analizza la realtà mettendo in gioco noi stessi partendo prevalentemente da posizioni apolitiche,
apartitiche, volando sopra i concetti di destra e sinistra politica.
A differenza di voi però io ho una fede politica oltre a quella religiosa.
Quando dichiarai di essere orgogliosamente di estrema destra non fui esatto, forse per non andare troppo decisamente contro chi la pensa diversamente da me ma che considero comunque di grande valore intellettuale, voi tutti.
Io mi considero un cittadino fascista.
Da quello che ho capito studiando la dottrina di Mussolini e Gentile la ritengo di mio gradimento almeno nella gran parte.
Mi piacerebbe poter confrontare questo mio credo con persone profonde e libere come voi per riuscire magari a correggerlo, confermarlo o superarlo.
Riguardo all'articolo sul cobra voglio dire a hekate che la conoscenza di altre visioni e preferenze non può che rafforzare o sviluppare la propria.
Forse lei intendeva viverla la propria conoscenza in quanto ritenuta più adeguata delle altre per gli umani.


ottavino (Registered) 04-01-2010 11:06

Beh, anche qui nevica, per cui facciamo due chiacchiere....
Paolo, succede spesso che tendiamo a mischiare le cose. "L'unica realtà che vale la pena di essere conosciuta" è un fatto individuale, e beato chi ci arriva.
La massa, la società non potrà mai arrivare a comprendere "l'unica realtà che vale la pena di essere conosciuta".
E' un pò come lavorare su due registri. Uno individuale e uno collettivo.
Di solito, parlando, si dà enfasi al collettivo, dato che "l'unica realtà che vale la pena di essere conosciuta" non riguarda le masse.
pablobras (Registered) 04-01-2010 11:26

..sul resto non mi dici niente perchè è fuori tema e ci saranno altri articoli più adatti o consideri un argomento tabù per il sito quello a cui ho accennato prima ?
ottavino (Registered) 04-01-2010 11:46

Mah, io ti dico solo che il fascismo va bene, il comunismo va bene....per me va bene qualsiasi cosa che ci faccia riappropriare della nostra collettività.
Non abbiamo una vita collettiva, non "siamo popolo", navighiamo alla giornata nell'oceano del "mercato", beati, illusi e individualisti. Questo è il problema.
Hekate86 (Registered) 04-01-2010 13:43

Quoto Fabio Mazza,e' proprio quello che intendevo dire. @Pablobras: secondo me non c'e' niente di male se dichiari di essere fascista. Io sono lontanissima da quel modo di vedere,ma mi irrita da morire chi si scandalizza e predica. Ritengo una cosa positiva il coraggio di dichiarare certe posizioni in un'atmosfera impestata di umanitarismo strisciante e belante da femminucce senza spina dorsale che con la vera dignita' dell'uomo non centra assolutamente nulla.
pablobras (Registered) 04-01-2010 13:52

...belle risposte.
Avremo modo di confrontarci ancora in futuro a conferma della libertà mentale dei partecipanti alle discussioni.
Qui nevica ancora.
Hekate86 (Registered) 04-01-2010 16:30

Vorrei aggiungere una precisazione al mio precedente commento. Criticare e duramente un'ideologia fondamentalmente dannosa e' doveroso. Quello che intendevo prima e' che pero' non bisogna farlo con i toni di un certo antifascismo che e' dogmatico quanto coloro che critica.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 04-01-2010 17:21

Non solo una giovanissima che ha letto Evola ma anche un muratore che ha curiosità intellettuali, si dichiara fascista e vuole confrontarsi, sono persone interessantissime con cui è un piacere dialogare. Dal fascismo ci separano molte cose. Il fascismo alimentava il culto del Capo che ha sempre ragione, noi siamo per una democrazia diretta; il fascismo era un ultranazionalismo che sfociò nell'imperialismo, noi accettiamo un'idea imperiale ma siamo assolutamente avversi a qualunque colonialismo; il fascismo era uno statalismo accentratore, noi siamo per le autonomie e il rispetto delle culture locali; il fascismo aderì sostanzialmente alla modernità (del resto molti Futuristi confluirono nel fascismo) mentre noi proponiamo una critica della modernità molto più serrata e coerente. Detto questo, riconosciamo la validità di alcuni ideali fascisti, come l'insistenza sul tema dell'Onore, individuale, familiare e nazionale. Nel fascismo, in modo più o meno marginale, ci furono correnti che dovremmo conoscere meglio e che restano di estremo interesse, come quella di Strapaese. Quello che irrita è vedere come ci siano ancora steccati invalicabili fra giovani che condividono l'avversione al sistema in cui stiamo vivendo, solo perché gli uni sono fermi al mito delle brigate nere e della X Mas e gli altri ai partigiani col fazzoletto rosso. Sarebbe ora di guardare avanti.
pablobras (Registered) 04-01-2010 22:12

La concezione fascista dell'uomo prevede la negazione del cosiddetto homo economicus, visione che gli ideologi fascisti sostengono accomuni liberalismo e marxismo, per proporre una visione differente.

« Noi abbiamo respinto la teoria dell'uomo economico, la teoria liberale, e ci siamo inalberati tutte le volte che abbiamo sentito dire che il lavoro è una merce. L'uomo economico non esiste, esiste l'uomo integrale che è politico, che è economico, che è religioso, che è santo, che è guerriero. »
(Benito Mussolini, Discorso del 14 novembre
pablobras (Registered) 04-01-2010 22:16

L'uomo rurale venne esaltato come l'ideale forma di mascolinità da parte del governo fascista. È tradizionale, ed è anti-moderno. Ardengo Soffici descrive tale ideale mascolinità evidente nelle zone rurali d'Italia:

« ...con la loro sobrietà, la forza delle loro braccia nude, abbronzato dal sole, e la loro feroce resistenza al lavoro e alle fatiche, rappresenta ... una solenne lezione di virilità[78] »


In antitesi alla borghesia, questa figura è stata iconica nella suggestione che il governo fascista indica come il suo modo di essere, quando nella società del primo '900 iniziò a venir meno meno il culto della mascolinità. È importante ricordare che il ruralismo fascista richiede esplicitamente il ripristino di un tradizionale, pre-moderno e rigidamente gerarchico ordine morale. In altre parole, il regime fascista ha utilizzato la figura del ruralismo come un mezzo attraverso il quale ha tentato di trasformare il modernismo in tradizionalismo. A questo proposito, la gioventù contadina che ha cercato di lasciare il villaggio e trasferirsi in città è stata dipinta come fatta di individui mettenti il destino della nazione a rischio attraverso il loro comportamento:

« Le varie fasi del processo di malattia e morte sono precisamente dimostrate, e portano un nome che li riassume tutti: urbanismo e metropolitanismo, come spiega l'autore .... La metropoli cresce, attirando persone dalla campagna, che, tuttavia, non appena esse sono urbanizzate, diventano - come la pre-esistente popolazione - sterili. I campi tornano a deserto, ma quando le abbandonate e bruciate regioni si diffondono, la metropoli è catturata alla gola: né la sua attività, né le sue industrie, né i suoi oceani di pietra e cemento armato possono ristabilire l'equilibrio che ormai è irrimediabilmente rotto: si tratta di una catastrofe[79] »

pablobras (Registered) 04-01-2010 22:36

Per me ci sono più cose buone nella dottrina fascista che in qualunque altro sistema di organizzazione sociale.Che alcune cose non siano attualizzabili è pacifico. Che altre non siano condivisibili è certo. Ma nell'insieme ci vedo un potenziale enorme da sfruttare per il bene dell'umanità intera.
Forse è solo un'utopia...ma allora anche la rivoluzione puo essere considerata tale.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 04-01-2010 23:33

Nel culto fascista della ruralità c'era tanta vuota retorica, comunque coesistente con l'esaltazione della modernità: le opere del regime, il Rex che dominava i mari, l'industrializzazione, l'aviazione "arma fascistissima". Del resto la nazione unitaria, fortemente centralizzata, con uno Stato onnipervasivo e burocratico, è pura modernità. L'ideale rurale era parte di una visione eroica dell'italiano sobrio e vigoroso, valore indubbiamente nobile ma contraddetto dalla realtà di un'Italietta che sognava la Balilla, le vacanze e mille lire al mese. Anche la giustissima polemica fascista contro la speculazione finanziaria non intaccava il potere reale e modernissimo delle grandi concentrazioni di industrie e Banche. Non demonizziamo l'Italia fascista che, come riconosceva lo stesso Pasolini, era comunque migliore della degradante porcheria e del servilismo odierni, ma stiamo attenti a non mitizzarla.
anarca@hotmail.it
Martin Venator (Registered) 05-01-2010 02:17

@Fuschini

Il fascismo aderì sostanzialmente alla modernità, ma la democrazia (seppur diretta) è modernità. Comunque aldilà del fascismo e di qualunque altra ideologia, negare l'esistenza dei capi è solo l'autoconvincersi e compiacersi che siamo tutti uguali e che nessuno è sopra di noi, cosa evidentemente fastidiosa in quanto presume delle inferiorità in tutti gli altri e quindi anche in noi. La realtà è che ognuno ha un suo ruolo naturale in quanto ognuno ha una sua equazione personale e l'esistenza di un capo non fa altro che generare un equilibrio e un'organicità tra le posizioni: non c'è il capo perchè c'è una gerarchia da salvaguardare, ma c'è una gerarchia perchè esiste un capo. Il capo non ha sempre ragione perchè è il capo, nè è il capo perchè ha sempre ragione, ma è il capo perchè ha una ragione superiore.
Non per l'esistenza dei capi gli altri sono certamente bestie, tutt'altro: gli altri possono solo trarre elevazione di spirito dall'esistenza di un capo e dalla sua rivelazione.
Wallace, Catilina, Leonida.. Sono coloro che hanno una ragione superiore e che la infondono nelle masse, a capeggiarle e a condurle verso una vera e radicale ribellione.
Non è un caso che la decadenza e dunque la modernità alla quale noi oggi diciamo di opporci sia stata generata in principio proprio dall'annientamento della "razza" dei capi e dalla nascita degli "uguali dinnanzi a Dio".

Hekate86 dice che dagli articoli ed i commenti che qui ha letto si denota la presenza degli uomini integrali di cui parlava Evola.
Prima o poi si dovrà pur dimostrare di esserlo anche in qualche dimostrazione, oltre che negli articoli e i commenti. Questo è ovviamente un invito ai militanti di MZ a mettersi in gioco in qualche modo.
pablobras (Registered) 05-01-2010 03:58

Concordo parecchio con Martin...
pablobras (Registered) 05-01-2010 04:08

Poi l'avete capito o no che io sto parlando della dottrina fascista....non delle vicende storiche del ventennio ?
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 05-01-2010 10:31

Anche la dottrina fascista è ben lontana dall'essere coerentemente antimoderna. L'ultranazionalismo, con le sue quasi inevitabili conseguenze imperialiste e razzistoidi, e la statolatria sono pura modernità.
Martin Venator, il cui stile inconfondibile e le cui argomentazioni svelano un'identità ben nota e graditissima ai frequentatori di questo sito (solo le persone di grande valore hanno uno stile loro proprio), come sempre scrive cose che meritano attenta considerazione. La sua difesa del ruolo del Capo è ineccepibile, ma resta il fatto che il culto del Capo nel fascismo si tradusse in un annichilimento delle attitudini critiche e soprattutto si trasferì gerarchicamente su innumerevoli capetti che avrebbero meritato solo disprezzo. Quanto alla dimostrazione che dovremmo dare del nostro valore, credo che ognuno di noi nella nostra vita abbia già rinunciato a tanto pur di essere coerente coi propri ideali. Non sono tempi che consentano atti esemplari ed eroici, che sarebbero sterili e scherniti da tutti. C'è un eroismo della fedeltà a se stessi e del rifiuto di facili carriere.
pablobras (Registered) 05-01-2010 12:53

Bene.....grazie a tutti per aver dato spazio ad una argomentazione richiesta anche se un po' fuori tema rispetto all'articolo.
Mi è stata utile...spero anche per voi.
Avremo modo di dibattere in seguito su tutto quello che il sito metterà in evidenza.
pablobras (Registered) 05-01-2010 13:01

Un ultima cosa...voglio ricordare a Luciano e anche agli altri; molto importante è considerare la valenza di certe considerazione della dottrina calate nel proprio momento storico e anche soprattutto il carattere relativistico dell'azione del rivoluzionario fascista che si adatta alle esigenze di ogni determinata fase temporale sempre con al centro i valori fondanti della vita umana.
Fabio Mazza (Registered) 05-01-2010 13:12

Vista la molteplicità di argomenti trattati e l'interesse suscitato, sarebbe molto meglio per Pablo e Hekate discutere di persona con qualcuno di noi, visti i limiti insiti nello strumento on-line..di dove siete?
hekate_phosphorus@yahoo.it
Hekate86 (Registered) 05-01-2010 13:49

Io sono di Reggio Calabria e purtroppo so che non ci sono gruppi di MZ vicini.
Per fare un ultimo commento a quello che e' stato detto,e' normale che ci siano differenze tra gli uomini,ma potendo fare un bilancio della storia possiamo davvero affermare che capi e gerarchie non abbiano fatto quasi solo danni? Si potrebbe continuare il discorso per e-mail...
pablobras (Registered) 05-01-2010 14:37

Io sono di Barga, provincia di Lucca, Toscana.
anarca@hotmail.it
Martin Venator (Registered) 05-01-2010 22:17

@ Fuschini

Mai affermato che la dottrina fascista sia antimoderna.
Il fascismo nasce da un sano rifiuto dell'ignavia che contraddistingueva la politica del governo dell'epoca. In seguito (con la nascita della dottrina gentiliana, che è postuma alla nascita del fascismo) ha inghiottito ogni genere di influenza, compresa quella tradizionalista, quanto meno nella simbologia e nei riferimenti se non nel resto. La democrazia invece è un prodotto puro della modernità e ne è la massima espressione.
Laddove il fascismo va superato, a maggior ragione va superata la democrazia.

Questo per essere chiari, ma il mio discorso non verteva affatto sul fascismo, bensì "aldilà del fascismo e di qualunque altra ideologia".
Per cui "il culto del Capo nel fascismo " e come si tradusse, è un argomento che si può anche affrontare se qualcuno è interessato, ma è lontano dal discorso che facevo.

Rinunciare a tanto per essere coerenti con sè stessi è un grande passo, ma si può fare anche individualmente. Dal momento in cui si decide di essere Movimento e di agire, non ci si può adagiare sui passi individuali, ma vanno dimostrate all'esterno la propria esistenza e presenza, per mettersi in gioco sempre una volta di più e per fare uscire allo scoperto a chi, da solo, non ha la forza per farlo.


@ Hekate

Volendo fare un bilancio della storia, mi pongo innanzitutto delle questioni.
In primo luogo mi chiedo quanto sia veritiera la storia che conosco.
In secondo luogo, quanti di quei capi siano stati tali per una effettiva superiorità nello spirito e quanti invece per sola violenza o in quanto scelti e imposti da oligarchie esterne per ben altri fini.
In terzo luogo mi chiedo se i danni di quei "capi" fossero peggiori di quelli del democratismo di oggi e in ultimo, mi viene naturale un'osservazione: i danni di quei capi hanno legittimato il sistema odierno, ergo il sistema odierno ha tratto il massimo beneficio da quei capi. E qui mi vengono in mente quei capi calati nei paesi da oligarchie esterne.
Strategia della tensione tra opposti estremismi e "Soros way" sono dimostrazioni lampanti di tutto questo.



Fabio Lucido Balestrieri
pablobras (Registered) 06-01-2010 08:47

....ma sei tremendo è !?
vuoi far calare le braghe al mio Duce paragonandolo con le dovute proporzioni a Tuti o Bin Laden ?
Tu dici che sono sempre le oligarchie esterne che manovrano tutto....io dico di no; le cose nascono dentro.
Forse avrai anche ragione....ma forse no.
E' difficile dare un ordine corretto agli eventi in rapporto causa effetto.
pablobras (Registered) 06-01-2010 08:57

...la verità potrebbbe stare in mezzo.
Per esempio Mussolini ben visto o aiutato da chi voleva arginare l'avanzata comunista,
Bin Laden ben visto o aiutato da chi vuole controllare le risorse fossili nel mondo,
i rivoluzionari anni '70 ben visti o aiutati da chi voleva instaurare regimi dittatoriali nel mediterraneo .
pablobras (Registered) 06-01-2010 09:10

...comunque io credo che i rivoluzionari anni '69-'84 in Italia sono stati integrati da sevizi segreti per compiere atti orrendi (stragi) allo scopo di screditare la presa sul popolo di tali movimenti rivoluzionari.
Hekate86 (Registered) 06-01-2010 10:41

La natura del potere e' in ogni epoca la stessa,ovvero pura forza,e non esiste alcuna giustificazione di natura etica o religiosa che possa farmi cessare di considerare odioso il dominio dell'uomo sull'uomo.
pablobras (Registered) 06-01-2010 11:01

Ti capisco... Khalil Gibram ha detto che è veramente grande chi non vuole subire il potere esterno ma che non vuole esercitare nemmeno il proprio sugli altri.
pablobras (Registered) 06-01-2010 11:11

Però questa è pura utopia...applicabile magari solo individualmente e in piccoli gruppi.
In realtà la società funziona come una piramide. Il potere è così per natura.
L'umanità funziona come una piramide di potere le cui pietre pur avendo la possibilità di muoversi anche se molto difficilmente non possono mai cambiare la forma della piramide stessa.
E' un fenomeno naturale, quasi fisico.
Capisco che esssendo giovane tu abbia molta avversione per il potere. Non ti dico quanta ne ho avuta io alla tua età.
Adesso però vedo le cose diversamente.
A quarant'anni si accetta che ci sia un potere perchè è ineluttabile.
Cercare di migliorarlo è l'obbiettivo.
Con la critica , il dissenso , o proponendo strategie di gestione pubblica e culturali differenti.
Panizzi (Registered) 06-01-2010 14:22

profondo e giusto l'articolo di Luciano Fuschini,e' giustamente pessimista il che non vuol dire accettare fatalisticamente il mondo ma se mai lottare ancora di piu',coscenti e non cometori scatenati con le verita' comode sempre in tasca
Hekate86 (Registered) 06-01-2010 16:17

Secondo il mio modesto parere l'unica cosa su questa terra che non puo essere evitata e' la morte. Per il resto le strutture sociali sono molto varie. Pensiamo agli Indiani d'America,alle tribu' africane come i Nuer,ai beduini dei deserti d'Arabia,i Tuareg,le antiche tribu' germaniche,i cacciatori-raccoglitori della preistoria...L'umanita' ha ancora diverse migliaia di anni davanti e non si puo' stabilire cos'e' utopia e cosa non lo e'. Se andassimo a raccontare agli uomini di qualche secolo fa che adesso l'uomo puo' volare ci riderebbero in faccia!


anaca@hotmail.it
Martin Venator (Registered) 06-01-2010 20:13

@ Hekate86

"Se andassimo a raccontare agli uomini di qualche secolo fa che adesso l'uomo puo' volare ci riderebbero in faccia!"

E chissà che in quella loro risata non ci sarebbe una scintilla di saggezza..

@ pablobras

Ho detto che è una domanda da farsi, se siano o meno le oligarchie esterne a dare potere a certi capi, ma non ho dato nulla per certo, nè ho fatto alcun riferimento a Mussolini o ad altri. I casi vanno valutati tutti, dall'alto rispetto alle parti e a sangue freddo.

Comunque l'avversione per il potere non è una questione che dipende dall'età: io ero ribelle a 10 anni, lo sono oggi a 23 e lo sarò sempre, perchè è uno stile di vita: la capacità di dire "no" a ciò che non ci appartiene, quindi avversare un mondo che non ci appartiene e che si impone con un falso potere, quello della materia, dell'oro, del denaro, delle strutture e sovrastrutture prive di sostanza.
Questo però non implica non riconoscere chi è ribelle per ragione ben più profonde rispetto alle nostre. Ed è qui che si fa distinzione tra il rivoltoso, il rivoluzionario e il ribelle, così come si fa distinzione tra l'anarchico e l'anarca: non un mettersi sullo stessio piano, di contro, ma un posizionarsi su un piano superiore, al di sopra.
Più le ragioni della lotta sono profonde, un tutt'uno con il nostro corpo stesso, tanto da renderlo un limite e non un mezzo, più la differenza tra gli uomini si marca. E' in questo modo che un Capo si palesa e in nessun altro. Allo stesso modo si viene a formare una gerarchia: da chi ha ragioni più profonde fino ad arrivare alle ragioni spicciole.

Questo, Hekate86, non è potere, non come lo si intende oggi. Nessuno più di un Capo che per la sua ragione superiore incarna la libertà stessa, in quanto pontefice tra la nostra vita e l'essere, può volere un mondo libero da domini, per dare ad ogni uomo la possibilità di elevarsi, nei limiti delle sue volontà e delle sue capacità naturali.
L'unico dominio è quello della materia e un capo che su esso basa il potere, non è un capo, ma solo un impostore, consapevole o meno: questo è il modello democratico, dei tutti uguali dinnanzi a qualcosa di inconsistente ed impersonale scelto aprioristicamente da pochi uomini sconosciuti.
Nessuno di noi ha votato il Trattato di Lisbona e lo stesso Napolitano lo ha ratificato non autonomamente, ma in quanto anch'egli lobotomizzato dalla dittatura democratica, la più grande dittatura mai esistita.
Non è questione di età, pablobras: le prese per il culo le senti a pelle, sempre, a qualunque età.. oppure mai. Altro discorso è rassegnarsi, ma non sarebbe un atteggiamento da Ribelle.
pablobras (Registered) 06-01-2010 20:56

Anche tu hai 23 anni come kate ???
Complimenti!
Non ho detto che l'avversione al potere si possa circoscrivere alla giovane età.
Ho detto semmai che in quella fase è generalmente più accentuata.
Sono molto interessato alla tua visione della realtà.
pablobras (Registered) 06-01-2010 21:04

...se puoi espletare ancora il tuo pensiero leggero appassionatamente.
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