Rischi e opportunità in una proposta sulla droga

26 gennaio 2010

Image

Qualunque gruppo abbia l’ambizione di diventare un movimento capace di operatività politica in senso alternativo al sistema, deve evitare due rischi: da una parte quello di aspettare un’"ora x" che risolva tutto attraverso le sue dinamiche spontanee, dall’altra parte quello di proporre soluzioni riformistiche che sarebbero semplici correttivi e non sovvertimento del sistema vigente. Si tratta dunque di porsi obiettivi che abbiano una tale forza da mettere in moto processi rivoluzionari. La questione della droga può essere uno dei terreni in cui il trauma di una proposta radicale potrebbe innescare meccanismi dirompenti.
Le droghe, la cui diffusione è diventata un fenomeno di massa negli anni Settanta, sono un grande affare per il Potere, da un triplice punto di vista: permettono di estorcere una imponente quantità di denaro, che viene tranquillamente riciclato e va ad alimentare Banche, Borse e Mercati; neutralizzano migliaia  di giovani inquieti e potenzialmente ribelli, riducendoli a larve rincoglionite; sotto forma di psicofarmaco danno l’illusione di un apparente benessere a  milioni di infelici, nevrotici e disadattati che non reggerebbero l’angoscia prodotta dai ritmi assurdi e dalle condizioni di vita della modernità.
Tuttavia bisogna sempre vedere le cose in modo dialettico, quindi contraddittorio. Le droghe sono anche devastanti per un sistema che esige efficienza da ogni individuo produttore-consumatore. Il drogato è inefficiente, grava sul sistema sanitario, alimenta delinquenza e degrado sociale. La diffusione delle droghe è forse il segno più vistoso della nostra decadenza.
Proibirne il commercio e il consumo è una scelta perdente, possiamo dirlo con piena cognizione di causa dopo decenni di vano proibizionismo che ha solo fatto lievitare i prezzi delle droghe e prosperare le mafie e la delinquenza organizzata e spicciola.
Date tutte queste premesse, sarebbe sbagliato sia aspettare la mitica ora x di una rivoluzione che metta a posto tutto con la sua bacchetta magica, sia un qualche rimedio apparente come un inasprimento dei controlli o, al contrario, la depenalizzazione delle droghe meno nocive. Credo che bisognerebbe invece avere il coraggio di avanzare la richiesta di legalizzazione di tutte le droghe, evitando anche l’ipocrisia di distinguere fra legalizzazione e liberalizzazione: legalizzarle significa che sarà consentito aprire spacci che venderanno la loro merce in un clima di concorrenza, come una qualunque rivendita.
Legalizzare significa automaticamente liberalizzare. Raramente le liberalizzazioni hanno gli effetti positivi propagandati dagli apologeti del liberalismo, ma in questo caso è probabile che i prezzi crollino a beneficio dei consumatori. Una dose potrebbe costare 5 euro o meno. L’effetto immediato sarebbe un duro colpo alla delinquenza che oggi prospera sul traffico clandestino. Inoltre i controlli che la legge prevede in tutti i commerci garantirebbero la qualità dei prodotti riducendo i decessi. Le conseguenze negative sono però evidenti: moltiplicazione del numero dei drogati e un’ Italia che diventerebbe il paradiso dei tossici di tutta Europa. Come impedire che ciò si verifichi?
Intanto si tratterebbe di proporre con forza l’adozione della stessa legislazione in tutta l’Europa comunitaria, per evitare di diventare la meta di un turismo indesiderato. Quanto alle misure per contenere il fenomeno, occorre entrare nell’ordine di idee che il contrasto è culturale, non poliziesco. Cultura qui è sinonimo di costume, mentalità dominante. Insomma, bisogna sostituire alla cultura dello sballo quella della responsabilità e del dovere verso se stessi e gli altri. Il drogato e l’alcolizzato devono diventare figure oggetto di riprovazione presso tutti i ceti e tutte le fasce d’età, molto più di quanto non lo siano oggi. Figure non assimilabili al tabagista, che può danneggiare se stesso ma non provoca incidenti stradali né scatena l’aggressività per la sostanza che assume. In caso di incidenti stradali gravi causati sotto l’effetto di droghe o alcol, procedere immediatamente al sequestro permanente della patente. Chi guida in quello stato sappia che, provocando un incidente, per il resto della sua vita si muoverà solo a piedi, in bicicletta o su mezzi pubblici. Chi compie delitti sotto l’effetto di droghe o alcolici non abbia attenuanti, come succede ora, ma viceversa aggravanti: la pena prevista per quel delitto sia raddoppiata.
Qual è il senso politico-culturale di queste proposte? Creare un tale problema, con la legalizzazione di tutte le droghe, che la società sia costretta a reagire recuperando il senso forte e vincolante della responsabilità individuale: sei libero di drogarti, ma sappi che se ti comporterai male pagherai duramente e senza sconti. Giungere a questa consapevolezza diffusa sarebbe un bel passo in avanti sulla via del risanamento morale. Inutile sperare in prese di coscienza attraverso le prediche e gli articoli ben scritti. Una presa di coscienza collettiva è possibile solo attraverso esperienze traumatiche. La situazione insostenibile che si creerebbe in seguito alla legalizzazione di tutte le droghe è una di queste esperienze. Se poi il degrado sociale e l’atonìa delle menti abbrutite dal marciume di decenni dovessero essere tali da non reagire alla diffusione senza più freni delle droghe, non meriteremmo altro che la sparizione dal novero delle nazioni che hanno il diritto di esistere.

Luciano Fuschini    

Commenti
NuovoCerca
Fabio Mazza (IP:93.149.19.178) 26-01-2010 12:39

Trovo sempre interessanti questi articoli "propositivi" che lasciano il terreno della "filosofia" e cercano soluzioni a problemi di allarme sociale.
Detto questo, e pur capendo il senso dell'articolo, e il richiamo al senso di autoresponsabilità e di decenza di sè che la gente dovrebbe recuperare, sono completamente contrario alla tesi. E spiego perchè.
Non condivido, e in questo mi trovo in minoranza probabilmente, la posizione di molti militanti e anche dello stesso Fini, per cui la politica repressiva dello stato sarebbe da condannare, nè che le misure "poliziesche" non funzionino. Questo perchè bisogna distinguere di cosa e sopratutto di chi stiamo parlando.
L'uso delle "droghe", è sempre stato, nel corso della storia di varie civiltà superiori un coadiuvante per esperienze ultra-mondane, che una ristretta cerchia di iniziati e di "sacerdoti" poteva usare per entrare in contatto con dimensioni di norma precluse allo stato normale. Stiamo parlando dell'uso di sostanze in un certo qual senso "naturali" (non parliamo della merda raffinata che circola ora), anche se ovviamente "naturali" non è sinonimo di benefiche. Per QUELLE persone, in CERTE circostanze, con una SPECIFICA preparazione e iniziazione, il veleno poteva diventare cibo per "vedere" ciò che alla maggior parte delle persone era precluso: sia chiaro vedere non in virtù delle droghe assunte, ma come coadiuvante di possibilità già insite in quei soggetti.
Ora è chiaro che di un tale uso, non è il caso di parlare ora, e che, sull'onda imperante della "democratizzazione" dell'esistente, anche l'esperienza "sovrasensibile indotta" si è democratizzata, si è volgarizzata, si è massificata, perdendo così i suoi caratteri precipui, e divenendo solo una via di fuga dalle brutture del mondo, per DEBOLI, che invece di capire le cause dei loro malesseri, preferiscono annichilirsi. Ora la funzione della droga è per me la stessa che ha l'alcool nella cultura dello sballo, quando dicevo che bisogna considerare chi si ha di fronte. Non si hanno di fronte persone con un intelligenza o una comprensione di sè o dell'esistente che vada oltre le puttanate della televisione, o gli squallidi status symbol imposti dal sistema dominante. Quindi è utopia pensare che tali persone possano fare un "lavoro su se stesse" dal "basso", ossia non opportunamente orientate da un iniziazione di valori e di senso alto dell'esistenza dall' "alto". La verità è che la legalizzazione sarebbe un calarsi le braghe da parte dello stato, che piaccia o no, ha e deve avere una funzione educativa residuale dei suoi "cittadini". L'immagine che Luciano dipinge mi agghiaccia..pensate a file di persone in coda al "coffee shop" di turno, come alla cassa del supermercato che fanno la spesa per acquistare la loro "roba" preferita..aspettando la sera per chiudersi nei loro silenzi e solitudini, avvallate da uno stato indifferente, nei loro "paradisi artificiali". Se si parlasse di persone come noi, capaci di discernere, di giudicare liberamente, di non seguire il branco, se tutto il popolame fosse cosi, non avrei nessun problema ad avvallare la posizione di Luciano. Ma la realtà è ben diversa. Come al solito sopravaluttiamo il popolo, che è sempre stato, e sempre sarà un bue, in balia di chi riesce a promettergli i vantaggi materiali e egoistici più consistenti, incapace di vedere più lontato di quella che è la sua piccola, squallida e inutile vita contingente.
Per quanto riguarda la sensibilizzazione, non ritieni che sia un controsenso che lo stato si cali le mutande e faccia si che tutti possano bombardarsi e poi contestualmente faccia "campagne" per far vedere il tossico come una persona socialmente riprovevole? Se la questione è eliminare il "paternalismo di stato", cosi di certo non lo si fa. Io ritengo che l'unica via per uscire da tutto questo sia dare alle persone una speranza e delle prospettive di vita che vadano oltre il "produci-consuma-crepa", che trascendono la loro esistenza edonistica-individuale e che abbraccino un nuovo senso collettivo di "noi", un nuovo "comunitarismo" legato alla propria identità etnico-spirituale, diretta dall'alto da una vera elite (che in questo caso potrebbe anche essere costituita da persone come chi legge questo blog) che sappia dare le coordinate giuste affinchè al nulla della droga si sostituisca un universo che riempia anche il cuore e la mente più ottusi.
Fabio Mazza (Registered) 26-01-2010 12:42

Anche perchè aggiungo..come con il proibizionismo, quando finì le mafie trovarono altri redittizi affari, e la realtà è, come testimonia il mio amico Gioacchino Genchi, che le mafie sono diventate ormai "pulite" cioè si occupano con profitto di attività apparentemente "legali" e la droga è solo una parte del loro lucro.
daniela (Registered) 26-01-2010 13:47

Credo di aver letto con grande attenzione questo articolo e ritengo, come Mazza, che dal punto di vista razionale, questa proposta di legalizzazione della droga possa essere considerata, se si verificasse, un evento in grado di produrre grandi trasformazioni, certo in senso non riformistico comunque. Ma quale il risultato? La società italiana ed europea è composta di individui, in tanta parte, deboli e, spesso, poco razionali. A mio avviso non si può fare un diretto parallelismo con il proibizionismo riguardo all'alcool, e la sua fine, perché la realtà, quella di un secolo fa, era troppo diversa da quella di oggi. Ora l'alcool è sempre meno reclamizzato, a parte il vino, per il quale potrebbe farsi un discorso a parte, eppure il suo consumo è crescente, e l'alcolismo è una piaga. La gente, e soprattutto i giovani, si ubriacano di più, e più spesso, associando ai liquori sostanze stupefacenti. Il costo, relativamente basso, favorisce questa scelta. Se le droghe fossero legali e i prezzi bassi verrebbero tolti i pochi freni rimasti ad un consumo abituale e generalizzato. La cultura dello sballo è troppo pervasiva. Con la legalizzazione avverrebbe quel che dice Mazza, perché il popolo bue, i giovani ignoranti, il conformismo estremo, porterebbero all'ampliamento di un'altra via autodistruttiva dell'umanità, come l'effetto serra ed altro. Certo le prediche contano poco, ma ancor meno conterebbero le minacce repressive citate nell'articolo. Non contano cinture di sicurezza, né multe salate, né macchinette per il controllo dell'alito, né l'arresto, per ridurre gli incidenti, figuriamoci se potrebbero contare nuove misure repressive, tanto più che lo Stato è sempre meno capace, con l'apparato che ha, con la giustizia che ha, e ora anche con il processo breve che avrà.
Quali sarebbero le istituzioni in grado di contrastare questo andazzo? Forse dovrei pensare alla famiglia, vittima della pubblicità e degli impulsi esterni, priva spesso di una propria moralità interna? Forse alla scuola, con insegnanti sempre più privi di potere ed autorevolezza? O allo Stato, che io vedo come nido di corruzione e malaffare, allo stato dei fatti, non certamente in grado di imporre, dall'alto, la sua ferrea moralità, anzi.
Certo potrebbe far piacere favorire l'accelerazione stessa dello sfascio, ma, da madre quale sono, non posso che oppormi in tutte le sedi e in tutti i modi a politiche che non cerchino di privilegiare i giovani, che ritengo pur sempre meno inquinati, affinché possano cogliere i segnali, anche piccoli, che ci sono, e che si volgano verso princìpi, valori autentici, che possano sognare che una diversa vita è possibile.
Non posso farlo con l'esempio, sbandierando lo stendardo di una legalizzazione di questo genere.
Giovanni Marini (Registered) 26-01-2010 15:55

L'unica vera e grossa obiezione è quella già riconosciuta da Luciano: l'Italia diventerebbe la meta turistica preferita dei tossicodipendenti di tutto il mondo. Un'iniziativa di tale portata dovrebbe essere quindi assunta nelle sedi internazionali. Ma,al di fuori di ciò, i vantaggi superano di gran lunga lo svantaggio di vedere aumentato il numero dei consumatori. Di quanto aumenterebbero è impossibile dirlo ma non sopravvaluterei questo problema. Prendiamo l'alcool: è una sostanza ben più pericolosa della cocaina, responsabile di incidenti, violenze, malattie gravi quali la cirrosi, e meno gravi quali epatiti, ulcere e gastriti, ma l'alcool dà anche piacere e dipendenza. Non c'è una sola cosa a cui l'alcool faccia bene o per la quale sia consigliato, eppure si vende liberamente e ciononostante la stragrande maggioranza delle persone è in grado di autocontrollarsi. Vi sarebbe certamente un aumento dei fruitori occasionali o più o meno continuativi ma questi non pongono problemi essendo la personalità sufficientemente sana da gestire la droga, esattamente come tutti noi siamo capaci di gestire l'alcool. Il problema è posto dalla tossicodipendenza, ossia dal coinvolgimento totale della persona nella droga che stravolge l'interezza dell'esistenza, tanto che l'individuo vive unicamente per procurarsela e somministrarsela. E' opinione di studiosi, non mia, che queste persone abbiano determinati disturbi di personalità o carenze per cui in ogni caso sono capaci di procurarsi la droga, che sia libera o proibita. Si interromperebbe però il rapporto che lega il tossico con lo spacciatore e con la criminalità con evidenti benefici in termini di riduzione dei reati commessi per procurarsi la dose, e contemporaneamente lo si avvicinerebbe più facilmente alle strutture sociali e sanitarie dalle quali oggi si tiene alla larga per paura. Ma soprattutto si seccherebbe il fiume di denaro che ha fatto delle mafie locali delle vere proprie holding internazionali del crimine costringendole a ripiegare sui business tradizionali a tutto vantaggio dell'imprenditorialità onesta. Nulla vieta poi che lo Stato possa e debba fare opera di educazione tramite la scuola e i media contro l'uso di ogni tipo di droga.
Fabio Mazza (Registered) 26-01-2010 18:47

Dai Giovanni..questa storia che l'alcool è peggio della cocaina è ridicola..sembrano le giustificazioni pietose che i cannati adducono per farsi le canne, che anche il tabacco fa male ma è legale (non dico che tu la pensi cosi, dico che è di quel tenore)..non sta in piedi. A parte che un po di vino non solo non fa male ma fa bene, mi piacerebbe proprio vedere qual'è la "piccola dose" di droga che non fa male o che fa bene..Anche una misera canna ti brucia le cellule cerebrali, ci sono studi su queste cose. Poi magari ti salta fuori il ridicolo di turno che dice che la cannabis è una pianta e quindi è naturale e non fa male..C'è una differenza sostanziale tra il concetto stesso della bevanda alcoolica e quello della droga. La droga SERVE SOLO PER SBALLARSI, o per uscire dalla realtà. Non mi pare lo stesso per le varie tipologie di vino o di bevande tradizionali che, nella loro versione non "degenerata" hanno tutto altro significato.Non parliamo poi dell'antica tradizione e socialità italiche del vino e di quanto ne è correlato..Io non la vedo proprio questa correlazione, a parte come dicevo nella mia prima risposta, che ormai anche l'alcool è usato per "sballare" invece che con fini "degustativi" o come piacevole e moderato uso durante i pasti.
pablobras (Registered) 26-01-2010 19:17

Credo che Luciano abbia detto quello che dovrebbe essere ma che non sarà mai.
Sono i soldi che muovono tutto, non le buone intenzioni.
Concordo con Luciano e anche con Fabio.
Il vino è cosa buona e giusta se assunto con moderazione.
La droga,comprese le sigarette, è per malati di mente o di spirito...tutta.
La soluzione proposta non conviene al potere quindi non si realizzerà.
Solo se in futuro si affermerà una "dittatura etica", forse questa avrà la forza di cambiare le cose.
kulma (IP:93.39.183.255) 26-01-2010 19:30

Vabbè Fabio, è un pò dozzinale anche il tuo discorso e il tuo paragone tra alcool e coca e tra alcool e cannabis. Un peruviano o un magrebino potrebbero dire l'esatto contrario.

Poi dici:
"C'è una differenza sostanziale tra il concetto stesso della bevanda alcoolica e quello della droga"
Guarda che anche la bevanda alcoolica è una droga. Da noi semplicemente è legale ed ha anche una storia ed una tradizione differente. Ma come ho già detto vale lo stesso per la coca in Perù e per l'hashish nei villaggi rurali del magrheb.

E ancora:
"Anche una misera canna ti brucia le cellule cerebrali, ci sono studi su queste cose."
Ci sono anche studi che dimostrano che la cannabis fa meno male dell'alcool. E non perchè è naturale, lo so, questa è un'emerita cazzata, lasciamola ai fricchettoni.

Infine:
"Non parliamo poi dell'antica tradizione e socialità italiche del vino e di quanto ne è correlato."
Vabbè, diciamo anche che col vino ci si è sempre ubriacati. Gli eccessi non sono arrivati solo con la modernità. Dubito che gli antichi romani ne facevano un uso moderato od esclusivamente rituale.

Io mi trovo molto d'accordo con quanto scritto da Luciano. La penso così da sempre e non ho mai sopportato chi vuole esclusivamente la legalizzazione delle droghe leggere. Però, come Fabio, non condivido il concetto di Stato che fa campagne contro la droga e nel frattempo la legalizza. Secondo me la legalizzazione non deve essere slegata da una più ampia rivoluzione socio-culturale. E' come voler abolire il lavoro in una società fondata su di esso. Sarebbe il disastro.
Sara70 (IP:80.181.83.106) 26-01-2010 19:34

Io non trovo così insensata la proposta sovversiva di Fuschini: può bastare educare i giovani ai valori e ai principi autentici, se appena fuori dai luoghi come la scuola, nonostante siano proibite, di sostanze stupefacenti se ne trovano comunque a iosa e di tutte le tipologie? Negli ultimi anni , tra le droghe, quella più richiesta è la cocaina. A differenza dell'eroina, che ha un effetto anestetico e come tale dà insensibilità alla vita e tutto ciò che ruota intorno, la cocaina ha un effetto stimolante e chi ne fa uso, oltre ai devastanti danni organici, trae il massimo dell'efficienza fisica. Questo è, secondo me,un indicatore del tipo di male moderno che affligge la nostra società ed è proprio l'attuale sistema che induce a farne uso, esigendo il massimo dell'efficienza da ogni individuo produttore-consumatore, pronto ad esaudire i frenetici ritmi richiesti.E'risaputo che di coca se ne fa molto uso non solo tra i giovani ma anche tra gli insospettabili professionisti adulti. Non è quindi il PROIBIZIONISMO ad arginare il fenomeno, ormai così capillare, ma una cultura della droga e come dice Fuschini recuperando il senso forte e vincolante della responsabilità individuale dei "deboli" che per un senso di "insufficienza" crollano nella tossicodipendenza.
@Fabio: non puoi negare che grazie a una "cultura" dell'alcol si incontra sempre meno gente che beve quattro litri di vino al giorno, come facevano i nostri nonni!
kulma (Registered) 26-01-2010 19:46

Voglio aggiungere una piccola nota che si ricollega a quanto detto da Fabio nella prima parte del suo primo commento. Io in un periodo recente della mia vita ho frequentato i rave party. Per esperienza diretta posso assicurare che la perdita del carattere "esoterico" di queste feste ha abbassato notevolmente la qualità delle droghe, producendo enormi danni su ogni fronte. La diffusione democratica e l'istituzionalizzazione di questi "rituali" moderni ha trasformato quella che era una fuga dalla società borghese del produci-consuma-crepa in puro business (e questo concetto lo dedico a quegli idioti che ne propongono la legalizzazione).
Giovanni Marini (Registered) 26-01-2010 20:16

Gli effetti benefici del vino non sono dovuti all'alcool bensì agli antiossidanti naturali contenuti (resveratrolo, antocianine ecc) specialmente nel rosso, a patto ovviamente che di vino d'uva si tratti, non di bevanda artificiale. L'alcool che dilata le arterie è una fesseria, l'alcool a qualunque dose è un tossico per il cervello, fortuna che l'organismo lo metabolizza in fretta. Il vino è accettato nella nostra cultura per una millenaria tradizione, quindi mi faccio di vino, ma se fossi un indigeno delle Ande mi farei di coca. Vorrei aggiungere che a differenza dell'alcool per le droghe esistono possibili utilizzi. Per esempio l'eroina è un antidolorifico più potente della morfina ed è stata utilizzata in questo senso nel caso di dolori refrattari nel corso di malattie tumorali. Anche la maijuana è stata utilizzata in medicina. Ed anche per quanto riguarda gli psicostimolanti (tipo la cocaina, amfetamine ecc) sono utilizzati in rarissime e specialissime circostanze, ne fanno uso ad esempio i piloti militari da caccia.
ottavino (Registered) 27-01-2010 06:39

A me appare chiaro che occorre un cambiamento di logica. Pretendere di risolvere le cose con questi ragionamenti della serie A B=C è mortale.
Bisogna accettare invece il fatto che sbagliamo proprio perchè la logica sottintesa è sbagliata.
Siamo tutti stati "educati" dalla società, dalla scuola, dagli altri a credere in degli assiomi che via, via si rivelano falsi.
Sbagliata è la Logica Formale di Kant, sbagliato è il principio di non contraddizione di Aristotele, il principio di identita.....A=A! Orrore! Sbagliatissimo! E se questi principi logici su cui si fondano i nostri pensieri sono sbagliati, allora anche noi siamo sbagliati.
L'unica cosa che possiamo fare è dichiarare i fatti: non conosciamo i principi di base su cui si fonda l'universo, non conosciamo la vita e i meccanismi della sua azione. Senza questa conoscenza ogni provvedimento sarà inutile e/o controproducente.
Però bisogna anche dire che questo liberalismo estremo di Fuschini, è interessante e sostenibile, ma occorre specificarne gli scopi, i principi.
Il principio ispiratore che considero più importante, quello per cui vale la pena di spendere energie è "L'uomo è felice. Se non è felice la colpa è sua" (Epitteto). Se l'uomo non comprende e non accetta questo principio, allora inutile legalizzare. Allora è meglio un dittatore che ti dà tanti schiaffi e ti fa rigare dritto.
ottavino (Registered) 27-01-2010 07:07

Dato che Fuschini ritiene di fare una proposta shock sulle droghe, al fine di recuperare una maggiore responsabilizzazione dei singoli, anch'io mi voglio lanciare in una proposta shock che servirebbe allo stesso scopo, anzi credo responsabilizzerebbe ancora di più. Niente assistenza sanitaria, niente pensioni e abolizione delle scuole (solo le elementari, al limite). Vedi come si responsabilizzano!!!
Fabio Mazza (Registered) 27-01-2010 09:43

per Giovanni: certo mi riferivo alle sostanze estranee all'alcool, infatti ho citato il vino e non, ad esempio, un coca e rum! Ma la differenza sostanziale è proprio che la droga serve comunque per "sballarsi" (inteso nel senso lato di uscire dalla realtà, che sia la carica della coca, il trip dell'lsd, o il "rilassamento" della cannabis), mentre il vino, può essere gustato come bevanda ai pasti. Quando bevo il mio mezzo bicchiere di lambrusco, non cè nessun paragone con il fatto che, sulla stessa falsa riga, mi fumi una mezza canna. Cioè, voglio far capire, è una cosa completamente diversa, proprio nelle intenzioni, nel gesto, nella mentalità sottostante.

Per Kulma: hai ragione sul fatto che il vino una volta era usato per tali scopi e se ne beveva per ottundersi, specie nelle epoche più "brutali" della storia dell'umanità, cioè 1700-1800, l'epoca dell'industrializzazione forzata e dell'inurbamento, un vero crimine contro l'umanità di quel periodo e attuale. I lavoratori miserabili, slegati da qualunque rapporto con la terra e da qualunque rapporto "superiore" con il lavoro, inseriti in una squallida catena di montaggio, sperimentavano per primi quella che venne chiamata "alienazione". Certo anche nei tempi antichi e conosciuto l'uso del vino, ma lo stesso concetto di "sballo", che i moderni erroneamente attribuiscono a feste come i Baccanali e i Saturnalia, era tutto sommato più contenuto, o quantomeno, inserito in una cornice esoterica (ma questo vale più per i misteri Dionisiaci) o exoterica spirituale: era cioè scevra dal semplice sballo come fuga della realtà, che è la bandiera delle nuove generazioni.
Per quanto riguarda gli studi sulla cannabis, permettimi di avere i miei dubbi, e di considerare gli studi che insistono su questo fatto che la cannabis fa meno male dell'alcool come interessati e propagandati da chi ne ha interesse.
Il discorso invece che condivido poco è quello sul fatto che da noi c'è la tradizione dell'alcool, da altre parti quella della droga. Ora che la coca sia usata da secoli in Perù per sopportare la fatica, o che l'hashis sia una sostanza utilizzata in Marocco da generazioni, è una cosa che mi pare riguardi peruviani e maghrebini. Non mi pare che nessuno qui sia un andino o un maghrebino o che viva in quei paesi. Siamo italiani e ragioniamo sulle tradizioni, sulle abitudini e sulla storia della nostra comunità e sulle nostre radici, perchè altrimenti si corre il rischio di cadere in una sorta di "internazionalismo" per cui ogni comportamento è lecito materialmente e anche moralmente, solo perchè da qualche parte nel mondo cosi si fa.
kulma (Registered) 27-01-2010 11:16

http://www.corriere.it/Rubriche/Salute/Medicina/2007/03_Marzo/23/pop_tabella.shtml

Questa è la tabella di classificazione delle droghe in base alla loro pericolosità fatta dalla rivista The Lancet e pubblicata dal Corriere. Ho i miei dubbi che questa rivista faccia propaganda per la cannabis. Ho preso un esempio a caso.

Per quanto concerne il relativismo culturale, che tu chiami "sorta di internazionalismo", sia io che Giovanni, intendevamo ribattere al concetto da te espresso che il vino, facendo parte della tradizione italiana, ha un significato diverso e per questo fa meno male delle altre "droghe", anzi da quel che ho capito tu non lo consideri neanche una droga. Forse abbiamo frainteso, ma dal tuo discorso si capiva questo.
kulma (Registered) 27-01-2010 11:24

http://www.crimeandjustice.org.uk/estimatingdrugharmspr.html

Eccone un altro che dubito faccia propaganda per la cannabis.
Andrea Marcon (Registered) 27-01-2010 11:44

Come uomo di QUESTO mondo sono contrario alla proposta di Fuschini.
Però nel mondo che vorremmo noi, così come in quello che ha preceduto la Modernità, la droga non esisterebbe, perlomeno come fenomeno di massa, perchè non esisterebbero le ragioni per farne uso. Per questo, da "zerista" e cioè da cittadino di un altro mondo, non riesco ad entrare nel merito della questione, perchè come tutte le proposte specifiche finisce con l'essere al di fuori della nostra ottica. E' come discutere se sia meglio il proporzionale o il maggioritario, quando in realtà siamo contrari alla democrazia rappresentativa di per sè.
So già che adesso non mancherà il coro di coloro che diranno che comunque siamo tenuti a misurarci con la realtà e a dare risposte concrete per non restare prigionieri in una torre d'avorio, ma per me quella che viene chiamata concretezza non è che l'accettazione del dibattito ideologico nei termini posti attualmente. La droga, o l'alcolismo, come fenomeni di massa sono figli dell'alienazione creata da questa società: per me il nostro discorso deve essere questo, e cioè alla radice del problema.
daniela (Registered) 27-01-2010 13:41

Bravissimo Marcon. Interpreti benissimo quello che è anche il mio pensiero.
La proposta di Luciano servirebbe in questo mondo, al massimo, solo come forza dirompente, disgregatrice. Ma noi abbiamo la voglia, le forze e il numero per imporrre questa legge? No.
Dobbiamo aspettare il mondo che vorremmo, nel quale, se fossimo i moralisti che affermiamo di essere ci occuperemo del mondo reale e spirituale. Non credo che occuparsi dell'interiorità richiederebbe ad una élite, che volesse guidare, di ricorrere a riti esoterici con uso di droghe. Occorrerebbe altro, insomma.
Per lottare per il mondo che vorrei credo servano le piccole azioni che migliorano la qualità della mia vita e di quelli che vengono a contatto con me. Non credo sia riformismo.
Sara70 (IP:87.20.74.17) 28-01-2010 16:29

@ Giovanni Marini
I tour da "sballo" si potrebbero disincentivare prevedendo l'arresto degli stranieri trovati in possesso di stupefacenti, come avviene in Portogallo dove dal 2001, la droga(tutta)è stata depenalizzata, revocando il carcere a chi ne detiene per uso personale, ma non ai forestieri. Il Portogallo, nonostante la depenalizzazione, detiene ancora uno dei più bassi tassi per consumo di stupefacenti di tutta l'Europa.
alessio (Super Administrator) 29-01-2010 09:46

La proposta di Luciano è affascinante. Ma non per l'assunto sulla quale è impostata, e cioè che la legalizzazione di tutte le droghe possa e debba essere finalizzata ad una riconquistata responsabilità di massa. Semmai per il suo esatto contrario: per dare un potente impulso alla decadenza di questa società e accelerarne la corsa all'autodistruzione finale. In questo senso, nichilistico, io approvo con entusiasmo l'idea.
Alessio Mannino
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 29-01-2010 16:35

Caro Alessio, l'opzione nichilista era implicita nel mio scritto e più chiaramente espressa nell'ultima frase: o troviamo la forza di reagire e di riscattarci dal marciume attraverso esperienze traumatiche o è meglio affrettare la distruzione. Grazie per aver colto lo spirito del mio breve testo.
Misopickle (Registered) 29-01-2010 18:11

La proposta di Fuschini è sensata in quanto vòlta a smuover le acque, un poco come il celebre apologo di J.Swift sul "MANGIAMO GL'IRLANDESI" per risolvere la carestia, di 160 anni fa....Nel fare ciò, pongo un netto distinguo dalle istanze liberiste e mortifere della coppia blasfema Pannella/Bonino che lo proporrebbe proprio in guisa progressista e radicale, nel senso più deteriore del termine. D'altro canto un governo così lungimirante da aver come obbiettivo l'accresciuto senso di responsabilità civile ed umana delle masse è assolutamente improbabile, mentre è bene ricordare che tutte le decadenze sono contrassegnate nella loro fase terminale e putrescente, dall'accrescimento delle regole, delle istituzioni, dal rinforzo degli ufficiali deputati al mantenimento dell'ordine. La legge naturale non si rinfocola con provvedimenti anche così spettacolari e destabilizzanti, piuttosto essi porterebero ad un accelerato caos e crollo di istituzioni e regole, cosa che trovo del tutto desiderabile ed augurabile.
Nicola (Registered) 29-01-2010 19:58

Bell'idea. Certo, con conseguenze imprevedibili.
Però la droga tiene in piedi la criminalità organizzata, per questo la politica non osa tanto.
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!