Azione!

1 febbraio 2010

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Sono entrato a far parte di Movimento Zero fin dalla sua nascita nell’ormai lontano 2005, dopo che Massimo Fini decise di trasferire l’entusiasmo e la richiesta di azione trasmessa da molti spettatori del suo spettacolo teatrale in un’associazione politico-culturale. In questi cinque anni ho visto tante persone avvicinarsi al Movimento quasi sempre per passione, spesso per curiosità, raramente per interessi personali. Ho conosciuto molti individui straordinari di ogni età ed estrazione sociale, ragazzi desiderosi di “far qualcosa” e uomini non ancora annichiliti da decenni di delusioni politiche. Ho visto anche tanti fuochi di paglia, persone partite con propositi baldanzosi e scomparse senza ragioni e a volte addirittura senza neppure una riga di spiegazioni o di saluto. Non sono mancati coloro che pensavano di sfruttare la notorietà di Fini per far passare idee che non erano riusciti a veicolare sotto altre etichette o alcuni che pensavano che il Movimento dovesse essere una proiezione esclusiva delle loro idee e persino del loro carattere.
Forse i tempi sarebbero maturi per un primo bilancio, ma bisogna prima intendersi su quali parametri di riferimento debba essere impostato. Non abbiamo occupato il Palazzo d’inverno, non abbiamo portato le nostre idee nel telegiornale della sera, non siamo diventati un fenomeno da prima pagina e neppure da ultima dei quotidiani nazionali.
Qualcosa per la verità abbiamo fatto: un sito ed un giornale blog del quale credo dobbiamo essere orgogliosi, alcune apparizioni a manifestazioni che hanno destato un certo scalpore (come il nostro striscione “Noi stiamo con i Talebani” a Roma nella manifestazione anti Bush del 2006) e alcune iniziative nazionali (oltre a diverse altre a livello locale) di nostra esclusiva che hanno raccolto un discreto numero di adesioni (la campagna Zero Voto per l’astensione alle elezioni politiche e la raccolta di firme contro la dittatura bancaria e tecnofinanziaria). Alcuni di noi, con in testa lo stesso Massimo Fini, hanno dato vita al periodico La Voce del ribelle, iniziativa quanto mai coraggiosa ed opportuna nell’asfittico panorama dell’informazione italiana.
Potevamo fare di più? Sicuramente. Ma venga a dircelo chi lo ha fatto. Sono sinceramente stanco di inviti all’azione o addirittura di rimproveri per l’inerzia da parte di chi non ha mai fatto nulla di più trastullarsi su una tastiera del computer. Se dobbiamo fare un bilancio, facciamolo anche personale. Mi duole citare Kennedy, ma chiediamoci anche che cosa possiamo fare noi per il Movimento e non sempre e solo cosa può fare il Movimento per noi. Oggi ripartono le iscrizioni a Movimento Zero, con il proposito di tradurre in azione un impegno che fino ad oggi è stato prevalentemente di carattere culturale. Quale “azione” non sta a me dirlo e deciderlo. Sta a voi che siete stanchi di questo mondo, a voi che vi svegliate la mattina disgustati e andate a dormire incazzati, a voi che non sopportate più le solite facce, le solite litanie, le solite minestre riscaldate da 50 anni. A voi che capite che c’è qualcosa sotto la cortina di idiozie dalla quale siamo circondati e che va riportato alla luce.
Non vogliamo semplicemente i soldi della quota di iscrizione, i buoni propositi e le idee brillanti. Vogliamo persone che hanno deciso di tradurre tutto questo in gesti concreti, in disponibilità ad agire, in impegno a conseguire un risultato. Vogliamo Ribelli, certo. Ma li vogliamo anche alla propria mentalità di affidarsi ad altri per arrivare dove vogliono. Noi non siamo in grado né vogliamo garantire nulla: forse sarà tutto uno sforzo inutile. Forse domani dovremo tracciare un bilancio negativo dei risultati conseguito da Movimento Zero. Ma, lo ripeto, dipende da quali sono i parametri utilizzati per giudicare cosa è un fallimento e cosa non lo è. E qui per fortuna non devo citare Kennedy ma De Benoist, richiamandovi alla frase che campeggia anche nel nostro sito: “Non sempre i ribelli possono cambiare il mondo, ma mai il mondo potrà cambiare i ribelli”. Forse svegliarsi pensando a come cambiarlo e andare a dormire consapevoli di aver fatto tutto il possibile in questo senso potrebbe già essere un risultato straordinario.
Un’ ultima cosa: quando, al termine di questa campagna di iscrizione, ci conteremo, sappiamo già che non ritroveremo al nostro fianco Marco De Marco. A nome del Movimento e, consentitemi, anche a titolo personale, un ringraziamento a lui per quanto fatto per MZ e l’augurio delle migliori fortune per la sua battaglia politica.

Andrea Marcon

Commenti
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Misopickle (Registered) 01-02-2010 09:42

Grazie di cuore comunque per un piccolo blog di assoluto spessore e valore, seppur dai numeri ridotti. Mi unisco alla simpatia per De Marco, rinvierei le desiderabili! - discussioni interne a sede più riservata, prima per mail e possibilmente poi di persona, senza tastiere...Oggi come nel 2006, ci sono.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 01-02-2010 10:48

A Marcon, ai responsabili del blog che si sono succeduti in questi anni, agli amici della direzione un grazie di cuore per il lavoro duro e disinteressato che hanno svolto e svolgono al fine di tenere accesa questa piccola luce. Nessuno avrebbe potuto fare meglio e di più nelle condizioni in cui ci troviamo. Per non limitarci alle tastiere del computer penso a conferenze pubbliche e distribuzione di nostro materiale, non a iniziative goliardico-futuristiche, ma di questo sarà bene discutere in altra sede, come saggiamente suggerisce Misopickle.
www.arcadianet.blogspot.com
simone.org (Registered) 01-02-2010 21:15

Sto leggendo, forse con qualche anno di ritardo, il "Così parlò Zarathustra" di Nietsche e ci ho trovato poche ore fa una idea che si adatta, penso, allo spirito di ribellione. Il ribelle non deve parlare alla folla perché essa, per sua natura è omologata e sistematizzata, per cui non può capirlo. Egli semmai deve sottrarre compagni alla folla, deve farsi predone per il pastore nei confronti del suo gregge. La conseguenza è che a lungo egli sarà in ristretta compagnia, ma la qualità della sua cerchia alla lunga è destinata a prevalere.
Un po' ingenuamente poetico, ma mi piace crederci...
vittoriodigiacinto@gmail.com
Di Giacinto (Registered) 09-02-2010 13:33

Intervengo, visto che sicuramente molti hanno osservato questo post rimanendo in attesa di interventi da parte di altri (chi muove il primo passo).Almeno sono convinto di ciò.Se un post dal nome Azione merita due soli interventi, possiamo tirare le somme già da qui, ed è il seguente, dietro i movimenti, c'è zero.Tuttavia io sono convinto del contrario, e sono qui per questo, il post in oggetto, a mio avviso merita molti interventi, domande e risposte, spero negli interventi di chi ci legge in modo da poter avviare un dibattito costruttivo all'organizzazione di tutto il movimento, dopo di ché inizierò una serie di interventi.
lorelarosa@hotmail.it
lorenzolarosa (Registered) 09-02-2010 15:44

Forse Simone ha ragione, anche se non ho mai avuto la controprova. Non ho mai provato a parlare di queste cose a una folla, ma quando ne ho parlato a singole persone, ho sempre trovato consenso ed interesse.
anarca@hotmail.it
Martin Venator (IP:93.145.12.18) 10-02-2010 12:55

Accolgo l'invito di Vittorio.

Non sono entrato come Andrea Marcon in MZ nel lontano 2005 e mai l'ho fatto a dire il vero, ma lo seguo dal 2005, dalla sua nascita, perchè leggevo i libri di Junger, Alain De Benoist e Massimo Fini da prima ancora e portavo avanti un mio blog sulle medesime idee dal nome "Il Ribelle", con miei lettori.
La nascita di un movimento del genere mi era sembrata una cosa davvero interessante, ovviamente, anche perchè iniziavo a rendermi conto che stare a 18 anni davanti ad un monitor era tutto fuorchè azione, utile sicuramente per coordinarsi con altri, ma inutile se assorbiva le mie energie che iniziavo a pensare di dostogliere dai circuiti e rivolgere alla piazza, alla strada.

Ricordo quando ancora si discuteva sul forum di MZ Veneto e la nascita di questo blog fu un bel passo avanti, perchè il confronto si iniziava a fare più incalzante ed interessante.

Iniziai dunque con l'azione che mi ero proposto e mi iniziai a muovere nel mio paese (Ischia) con altri ragazzi che non avevano per nulla le mie spinte, ma era già qualcosa e intanto continuavo a seguire MZ dall'esterno, attendendo qualcosa in più dell'interesse che suscitava in me.

Non ho mai partecipato ad MZ.
Dopo 5 anni tiro anche io le somme, dall'esterno. Non ho cambiato idea neanche un po' rispetto a 5 anni fa: MZ era intressante e tale resta. Continuo ad attendere ciò che mai vedo: azione.

Io intanto ho continuato e continuo le mie esperienze: ho preso parte a CasaPound Napoli, portando avanti un occupazione di 3 mesi in prima persona, pur constatando che le persone che mi circondavano, per quanto bene volessi e voglio ancora loro, non erano esattamente il massimo dei Ribelli, interiormente parlando, perchè poi di fatto nell'azione ci si buttavano senza riflettere troppo. Apprezzo più questo dell'intellettualismo.
Poi sono stato cacciato recentemente dai regionali del movimento, in quanto persona pericolosa per il gruppo.
Un anno di militanza costante; sempre presente e disponibile per il movimento e i ragazzi; 3 mesi costantemente nell'occupazione, tutti i giorni, tutte le ore; perquisizioni a casa; ecc.

Cacciato perchè pericoloso per quei ragazzi che ancora mi chiamano..
Ah.. dimenticavo di dirvi perchè ero pericoloso e perchè sono stato cacciato: avevo come "padre" spirituale e politico un certo Marco Francesco De Marco, che, cosa divertente, a CasaPound non si è mai nemmeno presentato. E la caccia alle streghe è partita.

E qui mi fermo.

Terminata l'esperienza con CasaPound, non termina la mia militanza: altro è già in cantiere.
MZ, come dicevo, continua ad essere interessante, ma non mi bastano un etichetta, un simbolo e un manifesto per intraprendere qualcosa. Voglio vedere persone pronte a tutto nelle strade, non raccolte firme e proposte di legge.
L'invito di Andrea è anch'esso su questa linea, ma se dopo 5 anni c'è ancora bisogno di fare certi inviti, vuol dire che forse c'è una spinta che manca ai partecipanti e forse anche a chi li guida.

Continuerò a seguirvi come blog metapolitico vicino a me, ma il movimento non lo posso seguire.. perchè non c'è. E se qualcosa in questi 5 anni ce stato, non era qualcosa da Ribelli, ma da girotondini, almeno a mio avviso, perchè le "rivoluzioni colorate" di Soros sono il mezzo col quale i paesi a cui date sempre solidarietà vengono colonizzati.

Come tutti i commenti che sempre vi ho scritto, con il massimo del rispetto, anche questo lo scrivo col semplice obiettivo di darvi materia su cui riflettere, con la speranza di vedervi crescere coerentemente a ciò che dite di essere e con la speranza che nessuno si offenda e che tutti riflettano davvero.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 10-02-2010 16:47

Martin Venator ci descrive un suo percorso di vita che merita grande rispetto. Io, che per età potrei essergli nonno, ricordo un'intera generazione di giovani generosi, coraggiosi e idealisti, di estrema destra e di estrema sinistra, che si è bruciata fra il 1968 e il 1980. Il riformismo è sterile ma l'avventurismo è pericoloso. Siamo in una situazione tale che non ci resta se non attendere che le contraddizioni di un sistema ormai agonizzante e insostenibile giungano a maturazione per le loro dinamiche interne, e nel frattempo cercare di formare delle élites. I lettori di Nietzsche, di De Benoist, di Junger, di Pareto, di M.Fini, ma anche di Lenin e Gramsci, dovrebbero sapere quanto è importante il ruolo delle élites nelle strette decisive. Mi si potrà obiettare che le élites si formano, o piuttosto si forgiano, nel vivo dell'azione, secondo una logica che fu anche mazziniana, ma quando le moltitudini sono inerti le avanguardie devono guardarsi da un movimentismo che le isola e le rende facili prede di chi può tranquillamente neutralizzarle, anche rinchiudendole nelle patrie galere.
vittoriodigiacinto@gmail.com
Di Giacinto (Registered) 10-02-2010 19:52

Ringrazio Martin Venator per l'intervento, capisco, in parte il non aderire a Movimentozero, però dobbiamo pur contarci, e quando si è d'accordo come lo sono io su molti dei punti di un movimento, la prima cosa, "se ciò non comporta un sacrificio irrimediabile" non bisogna far altro che aderire, dare un contributo perchè ciò si possa mettere in pratica, comprendo anche che lo si faccia attraverso altri movimenti che hanno dei buoni propositi, sarai sempre un compagno di viaggio che cammina al nostro fianco su cui contare, poi un giorno spero ci uniremo.Riguardo alla vicenda De Marco, spero di chiarirla direttamente con lui, non sono uno che lascia cadere le cose così, ho riletto molto di quello che ha scritto negli anni, quindi mi permetto di rinnovargli la stima, che va chiarita con una articolata discussione.
PS una cosa che mi spiace, è non avere l'indirizzo mail nel nostro database, almeno così mi risulta da un lesto controllo.

A presto Vittorio
anarca@hotmail.it
Martin Venator (IP:79.52.1.168) 11-02-2010 04:51

L'avventurismo non è pericoloso.
Esso funziona semplicemente come un selezionatore: neutralizza chi evidentemente non è adeguato a certi livelli (figuriamoci a quelli successivi), non intacca lo spirito di chi è destinato all'élite. Meglio affrontare subito certe prove e capire subito cosa si è e che ruolo si ha.
La militanza, per le tipologie umane destinate a ben altro genere di azione che quello meramente sociale e politico, dovrebbe fungere innanzitutto da prova per sè stessi.
Generosità, coraggio, idealismo e buoni propositi generano la spinta dei più, non delle èlites, ma anche le èlites devono passare tutte le prove e vi si devono immergere consapevolmente, con le stesse modalità per cui si decide di "morire" per rinascere a nuova vita.
L'esperienza è fondamentale per la formazione di Uomini.

E quando la battaglia decisiva verrà, allora scompariranno tutte le strutture che dividono e con esse scompariranno i deboli, i rancorosi, i falsi e gli ipocriti, che alimentavano queste strutture, senza le quali non avrebbero avuto il loro piccolo mondo dove contare qualcosa.. e resteranno gli Uomini, liberi da tali zavorre, uniti sotto un unico simbolo solare che tutto quanto è buio discioglierà.
Andrea Marcon (Registered) 11-02-2010 16:54

Non ho mai capito perchè occupare una casa debba essere definita azione e organizzare una raccolta di firme invece no.
Movimento Zero, probabilmente anche per le carenze dei "vertici" come dice Martin Venator, non ha fino ad ora coagulato un numero sufficiente di persone disposte ad impegnarsi concretamente per portare avanti le sue battaglie, a tradurre appunto in azione i suoi principi. Ma tra queste persone (del tutto legittimamente, per carità!) c'è anche lo stesso Venator e tutti coloro che rimangono fuori fino perchè il Movimento non realizza quella che è la loro impostazione di come e dove ci si debba muovere. Nel mio articolo io auspicavo e auspico l'esatto contrario: persone che entrano in MZ per portare le loro idee e le loro iniziative concrete.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 11-02-2010 16:55

In altre parole Martin Venator ci dice che la militanza è sostanzialmente una serie di riti di iniziazione per mettersi alla prova, senza tener conto delle circostanze, del calcolo degli obiettivi raggiungibili, di ciò che è fattibile e ciò che non lo è. Da vecchio pedagogo mi sento in dovere di mettere in guardia lui e altri giovani impulsivi dal cedere a visioni romantico-estetizzanti che portano sempre alla rovina. Spero che Martin Venator mi perdonerà il taglio un po' pedantesco di questi avvertimenti che nascono da tante esperienze e tanti errori.
anarca@hotmail.it
Martin Venator (IP:95.239.139.205) 11-02-2010 18:39

Una raccolta firme è anch'essa militanza, azione, ma tra i due inventari di azione rientra in quello canalizzato dal sistema, dunque legale, dunque più facile da affrontare.
E' formativo, ma su aspetti secondari; non mette effettivamente alla prova la nostra volontà e capacità di contrastare le nostre paure intrinseche e dunque di tagliare il cordone ombelicale col pensiero debole.

Per il resto comprendo perfettamente il tuo auspicio, ma come ho accennato più su, da quello che vedo, la mancanza è soprattutto in chi guida, che deve essere Uno in cui tutto il resto, sia nel bene che nel male, si incarna. Quest'Uno non c'è.
Questo determina caos e io al caos non riesco a prendere parte, se non nella posizione di vero Ribelle, non rispettando dunque alcun canone e scavalcando la volontà di tutti gli altri, avendo centro solo in me stesso. A questo punto l'organigramma non avrebbe legittimità alcuna.

I veri ribelli bastano a sè stessi, hanno un loro equilibrio, una propria equazione personale.
L'unica azione sensata in cui possono ritrovarsi è l'organizzazione di una élite che in quanto tale intraprenda un discorso più alto, che poi generi in maniera conseguenziale ogni altro discorso, dal macro-politico al micro-politico.
In questo, Luciano, non c'è alcuna visione romantico-estetizzante, ma il solo modo per formare una vera élite e dare dunque un senso ad ogni progetto metapolitico e politico, se è veramente una élite quella che qui si vuole.
E bisogna prendere atto che se un ribelle si fa da sè e per sè, una élite di ribelli che devono intraprendere un discorso più alto necessitano invece di qualcuno che incarni il "più alto" e che abbia dunque le capacità di elevarli.
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