Alla radice del degrado

20 dicembre 2010

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Parlare di crisi della famiglia in Occidente è ormai una costatazione ovvia. Più che di crisi si dovrebbe parlare di necrosi in stato avanzato. Troppo facile attribuirne le cause alla latitanza e alla deresponsabilizzazione del maschio, come al rivendicazionismo femminista. Scagliarsi accuse reciproche fino a creare un clima di guerra fra i sessi sarebbe la manifestazione estrema dell’abbrutimento di quella che fu una grande civiltà. Le cause profonde vanno ben oltre gli ultimi 40 anni segnati dal rifiuto femminista di caricare sulle donne tutto il peso di una famiglia diventata nucleare, non più confortate dall’apporto di parenti e vicinato ma lasciate sole a gestire i carichi di lavoro e le tensioni di una vita snervante.
Le società premoderne erano comunità organiche, in cui ogni persona era saldamente inserita in famiglie allargate fino a costituire veri e propri clan, in corporazioni, in ceti, in associazioni laiche o religiose, con le loro regole, i loro vincoli, le loro solidarietà e responsabilità. Il tutto ancorato a un asse spirituale, a un complesso di valori indiscussi, a una temperie culturale che permeava di sè l’intero corpo sociale. Questo tipo di civiltà è stato demolito a partire da quel Rinascimento che si è configurato come Umanesimo integrale (c’è anche un Rinascimento “magico” che non smarrì il senso della trascendenza e del mistero). Allora si instaurò quell’individualismo che ebbe una potente conferma nella Riforma protestante. La religione diventava un fatto di coscienza, da vivere nel proprio intimo, non più rito condiviso che esige la mediazione di custodi del sacro ma esperienza strettamente individuale. Nel calvinismo addirittura il successo personale negli affari diventa un segno dell’elezione divina. Il processo di disintegrazione del sociale a vantaggio dell’individuale si accompagna a un materialismo che trova espressione compiuta con l’Illuminismo e tutti gli –ismi successivi: marxismo, positivismo, evoluzionismo, psicologismo, storicismo, relativismo.
Quella colossale svolta storica, che ha a che fare più con la metafisica misteriosa di una legge ciclica che muove le leve profonde della storia che con la sociologia, ha progressivamente introdotto l’uomo occidentale nella fase del declino inesorabile del suo ciclo vitale. E il segno tangibile della decadenza spirituale è proprio il progressivo sfaldamento delle strutture comunitarie, dal quale sfaldamento la famiglia non poteva sfuggire. A ciò si aggiungano le motivazioni più contingenti su cui può far luce la sociologia. La libertà di cui tanto si vanta il liberal-capitalismo non è altro che l’esigenza di trasformare la persona incardinata in una comunità nell’individuo-consumatore, senza più radici, senza memoria storica né progettualità condivisa socialmente; l’individuo disancorato, viaggiatore, curioso di esperire ogni sensazione, obbligato a soddisfare bisogni indotti ma da lui sentiti come autonomi. Questa è la moderna libertà del capitale, nella dittatura dei mercanti e degli usurai. In questo quadro la famiglia tradizionale non poteva sopravvivere. Quella famiglia significava radicamento, culto delle tradizioni, rispetto dei riti. Non era un Eden, ben inteso. Era anche luogo di sopraffazioni, di violenze, di fedeltà più esibite che sentite, ma era comunque la base salda su cui poggiava tutto il vivere civile. Era anche soggetto economico, di un’economia basata sul risparmio, l’autoproduzione e l’autoconsumo, il riciclaggio. Allora risulta perfettamente comprensibile che una simile istituzione non potesse convivere con la logica del capitalismo e dell’industrialismo. Quella logica ha demolito la famiglia, non i girotondi zingareschi delle femministe.
La famiglia antica era anche produttrice di servizi, dall’assistenza degli anziani all’educazione dei piccoli. I moderni Stati accentratori non potevano tollerare che tanta parte della comunità fosse sottratta al loro controllo. La scuola pubblica, la pubblica assistenza, la medicalizzazione di tutta la vita del singolo, strumenti di controllo ossessivo e totalitario, dovevano passare attraverso la dissoluzione della famiglia e la riduzione della persona a individuo disintegrato e sradicato. Il femminismo ha involontariamente agevolato un processo che comunque sarebbe pervenuto agli stessi risultati. Non si deve pensare che il fenomeno femminista sia stato creato ad arte dai Poteri interessati alla distruzione del comunitarismo a favore dell’individualismo. Pensarlo sarebbe soltanto complottismo ingenuo. Le cose non funzionano così. Non ci sono organizzazioni occulte onnipotenti che creano e manipolano i movimenti sociali come burattinai che muovono i fili. Ci sono invece forze profonde che mettono in moto fenomeni che quei Poteri sanno gestire e convogliare secondo i loro interessi.
Quando si discute di questi temi e si punta il dito contro i presunti responsabili del panorama di rovine in cui ci muoviamo, troppo spesso si confondono il sintomo e l’effetto con la causa profonda. La causa profonda della distruzione della famiglia non è il femminismo, come la causa profonda della putrefazione della civiltà occidentale non è l’immigrazione. Quando le società sono vitali, quando hanno una coesione interna e un asse spirituale che le sorregge, assorbono e integrano anche flussi migratori più imponenti di quello attuale. Le migrazioni recenti sono devastanti perché investono un tessuto sociale già lacerato. Sono, come il femminismo, sintomo e non causa.
Concludendo, la fine della famiglia si inquadra nel mistero della legge della decadenza ciclica, per cui inesorabilmente civiltà vitali progressivamente smarriscono quel centro spirituale che dava loro una Forma e precipitano nella disgregazione, nell’individualismo, nella perdita di senso e di slancio verso una trascendenza. A questa tendenza epocale si aggiungono motivazioni più contingenti, quelle legate agli interessi della modernità capitalista e della speculazione finanziaria. A queste ultime cause può porre rimedio un rivolgimento politico, che aspettiamo con un’ansia spasmodica. Ma la causa più profonda è fuori dal nostro raggio d’azione. Non saranno i nostri appelli e le nostre analisi a ricostituire quel centro vitale, quella spiritualità che possa far scaturire un nuovo comunitarismo. La maledizione è stata scagliata e nessuno riuscirà a sottrarci al nostro destino. Tuttavia chi ha vista ancora acuta ha l’obbligo morale di proclamare una verità che induca a spingere lo sguardo alle scaturigini del nostro degrado, più lontane e più profonde di quanto non dica la chiacchiera dei mercati.

Luciano Fuschini

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max (Super Administrator) 20-12-2010 11:41

La forza della famiglia nella storia dell'umanità è sempre consistita nell'essere luogo di costruzione prima che di affetti. Il tessuto economico, sociale, psicologico, culturale, spirituale, e anche come dice luciano, assistenziale e sanitario passavano inevitabilmente per la famiglia. La famiglia è sempre stata concepita come un microcosmo, mentre la famiglia moderna mononucleare, basata principalmente sull'affetto se non addirittura sulla passione sensuale, si riduce a un frammento instabile che si perde non appena diminuisce il sentimento che la unisce. Per questo denunciare la vecchia famiglia allargata, nella fattispecie patriarcale per la cultura europea, come luogo di possibili soprusi e prevaricazione verso il singolo, risulta essere una indebita proiezione della mentalità moderna verso il passato, perchè mai si è concepita la famiglia come un luogo dove ci si dovesse volere tutti bene o dove tutto dovesse essere in armonia e funzionare al meglio. La solidarietà si esprimeva in ben altro modo. E anche gli appelli della chiesa cattolica alla famiglia e alla sua sacralità sono patetici, non perchè quel microcosmo non avesse avuto in passato un qualcosa di sacro, ma perchè tutto ciò si riduce oggi a una sterile manifestazione di buoni sentimenti, stile famigliola americana che ritrova l'armonia la sera guardando il film insieme, ritrovandosi al fast-food o nella candida atmosfera di natale.
Stefano DAndrea (IP:193.205.146.53) 20-12-2010 15:57

Gli spunti sono tanti e non si lasciano nemmeno trattare in un commento. Perciò, ne svolgo uno soltanto, ché mi sembra il più rilevante sotto il profilo strettamente politico.
Sorge il dubbio che le radici della modernità siano rintracciate, per un verso, in un tempo troppo lontano, per un verso, in un tempo troppo vicino: il Rinascimento e la riforma protestasnte, addirittura.
Infatti, da un lato, sotto il profilo empirico,la nostra memoria storica offre conoscenza diretta di famiglie contadine, impiegatizie e pienamente borghesi che qualche decina di anni fa vivevano in modo molto più vicino all'antimodernità che alla modernità (naturalmente con i difetti e i limiti delle famiglie impiegatizie e borghesi del tempo; quelle contadine avevano soltanto limiti intrinseci alla loro natura, ma non difetti, a mio avviso). Di tutto ciò si deve tener conto, perché forse la proposta antimoderna (che Voi chiamate così e che forse un giorno si potrà definire anche diversamente) è più realistica di quanto possa inizialmente sembrare. Dall'altro, sotto il profilo teorico, mi sembra che sia stato Gesù a dire che il maschio e la femmina lasceranno il padre e la madre e "saranno un'unica carne" (cito a memoria, ma l'eventuale errore dovrebbe essere irrilevante)? E che sempre Gesu abbia dichiarato di essere venuto per "separare il padre dal figlio e il fratello dalla sorella" (cito ancora a memoria). Non è la voce di Gesù a fondare, non so se per primo ma tra i primi, la famiglia mononucleare?

Forse non è opportuno che il discorso politico - diverso è il discorso storico-filosofico - muova da così lontano.

P.S. Mi dispiace di non aver potuto partecipare all'assemblea del 18 dicembre, essendo rimasto bloccato dalla neve (il mio Comune non aveva soldi per finanziare il piano neve: o meglio ha preferito trisparmiare 15.000,00 euro ed affidarsi a privati)e dalla mia imprevidenza (non avevo catene e gomme antineve).
Se fossi intervenuto avrei detto di essere PAZIENTI. La parte che dobbiamno cercare di organizzare, rafforzare e far esprimere potrebbe ottenere i primi successi, se tutto andrà bene, tra cinque anni (la Lega, l'unico vero nuovo partito tra quelli sorti negli ultimi quaranta anni, ne ha impiegati tanti).
Per capire che bisogna essere PAZIENTI non serve esserre antimoderni, basta essere anticontemporanei. E' sempre stato pacifico in tutte le culture e in tutti i tempi che la pazienza è la virtù dei forti. I forti sono pazienti. Se vogliamo comportarci come i forti dobbiamo essere pazienti. Se ci comporteremo sempre come i forti, ossia se saremo pazienti, oltre che invasati, spietati, razionali e coraggiosi quando è necessario, diventeremo forti.
Come ha scritto Luciano, dobbiamo considerarci semplicemente un'AVANGUARDIA"
daniela (IP:151.15.168.63) 21-12-2010 08:47

L'articolo di Luciano è molto importante secondo me non solo perché induce a ricercare le vere cause della sua crisi profonda, ma perché potrebbe porre un freno alla falsa contrapposizione fra uomini e donne, quella che sta alla base della loro incapacità a comunicare, ovvero per il bisogno di entrambi i generi a riaffermare la loro differenza.
La famiglia è un microcosmo nel quale la coppia è il fulcro sia in quella mononucleare che in quella allargata e in cui non si possono mettere gli affetti sotto le esigenze economiche, produttive ecc., liquidandoli come buoni sentimenti, romanticherie di contorno. Credo che molte incomprensioni nascano da lì.
Si può pensare ad una famiglia allargata non patriarcale, in cui ad emergere sarebbe ancora una volta l'individualismo maschile, competitivo e voglioso di dominare. Le "femmine" hanno grande attitudine al comunitarismo, pensateci.

PS. Per Stefano
Ho molto apprezzato il tuo invito alla pazienza e segnalo il tuo commento all'articolo di appelloalpopolo, più completo, in cui affermi che la partecipazione di Fini e di MZ è essenziale alla creazione di questo nostro nuovo soggetto politico. A proposito della Costituzione dici "E%u2019 inutile asserire che destra e sinistra erano entrambe sviluppiste e fingere che la Costituzione non lo fosse; sicché c%u2019è almeno da offrire una interpretazione completamente nuova di molte norme". Questo argomento è molto più convincente di quello che fanno coloro che prendono a pretesto la sua mancata attuazione per ritenere che non sia più da difendere.
daniela (Registered) 21-12-2010 08:50

Correggo: L'articolo di Luciano induce a ricercare le vere cause della crisi profonda della famiglia.
max (Super Administrator) 21-12-2010 11:43

Sul fatto che la famiglia allargata possa anche essere non patriarcale sono sostanzialmente d'accordo.
Però non mi è mai passato per la mente di affermare che nella famiglia allargata gli affetti siano subordinati alle esigenze economiche e produttive, bensì che ad essi siano integrati, come integrati lo sono in ogni aspetto della vita sociale, culturale e religiosa. E' solo la società moderna che riduce la famiglia a luogo esclusivo di affetto, amore e felicità. E' per questo che ho tirato in ballo i buoni sentimenti stile famigliola americana, come viene pubblicizzata nei vari spot del mulino bianco, mcdonald's o blockbuster's.
aragorn (IP:80.116.206.100) 21-12-2010 17:21

La famiglia tradizionale, ma sarebbe più corretto dire la famiglia del mondo della Tradizione (perché tradizionale per alcuni significa i meravigliosi anni '60) viene attaccata e svuotata di significati più profondi dal cristianesimo, prima che dal positivismo, dal liberismo e dal consumismo. Per i popoli indoeuropei la religione primaria e centrale era rappresentata dai culti familiari, quelli dei Lari, Lasi (Lases), Penati e Compitali. D'altronde la parola famiglia deriva dall'antico italico "fama", latino arcaico "famulus", che significa semplicemente casa. La casa che rappresentava il Cosmo, i quattro angoli con i quattro elementi, ed al centro il focolare ovvero il Focus Lares, la luce del mondo invisibile animato dalla nostra controparte celeste, e custodito dalla donna ché è Regina, Sposa e Madre. La famiglia è la prima istituzione religiosa del mondo europeo arcaico. Solo in un momento successivo si istituiscono i culti di Stato, ovvero la religione condivisa, rappresentato a Roma dal fuoco di Vesta, il culto che rappresentava tutti i fuochi delle famiglie romane. Con l'avvento della religione/ideologia cristiana il Pater Familias da Sacerdote diventa un fedele alla pari degli altri, anche lui, desacralizzato, in attesa del prete che benedice la casa in nome di Gesù. Da Pater familias a capotavola del pranzo. Il lavoro iniziato dal cristianesimo è stato concluso dai progressismi vari, fino ad arrivare alla odierna tragedia consumistico/nevrotica. Ma quando Luciano ha scritto di una "maledizione scagliata" ho pensato all'origine pseudo religiosa di questo processo di decadenza; le altre successive forme di degrado mi sembrano figlie e nipoti della maledizione monoteista. Concordo sulla inutilità dei nostri appelli e delle nostre analisi e su tutto il resto. Proprio per questo "chi ha vista ancora acuta ha l'obbligo morale di proclamare una verità che induca a spingere lo sguardo alle scaturigini del nostro degrado, più lontane e più profonde". Un caro saluto a Luciano ed a tutti. Che la rinnovata luce del Sole invitto possa illuminare i vostri cuori. Marco
Stefano DAndrea (Registered) 21-12-2010 18:16

Il commento di Aragorn è suggestivo, oltre che importante. Credo che "i fatti" siano andati esattamente così.
Il giudizio di decadenza, invece, dipende da un criterio, con il quale si giudicano i fatti.

Un fatto è il passaggio dalla famiglia allargata, dove il capo (Aragorn ci dice in origine anche il sacerdote), il marito della Regina, era il membro della Tribù, o dell'orda o cittadino, alla famiglia mononucleare, dove i figli si liberano e diventano capi. Io non mi sento di dire che fu decadenza. Non ho un criterio che me lo consenta. Una volta ho udito una studiosa dell'antichità dichiarare che a Roma si susseguirono undici leggi sul parricidio (il padre era cittadino e possedeva un patrimonio e se voleva creava un patrimonietto per il figlio, maggiorenne, si intende). Sarebbe interessante accertare quando furono emanate; in particolare se il problema si pose prima del cristianesimo.

Un altro fatto è il declino (non è scomparso) del ruolo del padre. Non si sa quale sia questo ruolo. O meglio molti non lo sanno. Questo declino è un fenomeno recente.

Naturalmente, accolto il paradigma della storia involutiva, idealizzato l'uomo religioso delle origini, accolta la religiosità primordiale (quella meravigliosamente immaginata da Sergio Quinzio) quale criterio di giudizio, tutto diventa, per principio, decadenza. Accolto il paradigma della decadenza, mi sembra che tutto necessariamente sia decadenza.
kulma (Registered) 21-12-2010 19:18

Complimenti a Luciano per l'articolo, come sempre. Davvero affascinante il commento di Aragorn. Nonostante non sia sempre stato vicino al suo pensiero è veramente un piacere leggere di nuovo i suoi interventi.
Sono stato a Bologna e approvo quanto auspicato da Stefano. Anch'io sono molto critico su alcuni punti fondamentali affrontati. Tra questi c'è anche quello della costituzione. E sono completamente d'accordo con le accuse di Massimo Fini. Però bisogna essere pazienti e bisogna saper confrontarsi.
Voglio però chiarire una cosa. L'articolo che hai pubblicato su AppelloAlPopolo liquida il discorso di Fini in malo modo. Fini ha letteralmente e semplicemente detto che "non dobbiamo per forza muoverci all'interno della Costituzione". Mi pare che sia un discorso TOTALMENTE diverso. E se quando è andato via l'applauso è stato tiepido, ti assicuro che la sua accusa di doppelganger di un partito (in merito a tutti i discorsi sulla costituzione), ha ricevuto un applauso fragoroso. non da tutti, ma intenso, e sicuramente il più sentito della giornata. Bisogna riflettere su questo...
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 21-12-2010 22:10

Se non sbaglio Evola fa risalire l'origine della decadenza intorno al VII-VI secolo a.C. Il cristianesimo avrebbe aggravato e approfondito un processo già in atto. Se accettiamo questi schemi ci inoltriamo in una filosofia della storia, o in una metafisica della storia, che non è traducibile in termini politici. Viviamo nell'Età Oscura, il kali-yuga, e con la nostra realtà dobbiamo fare i conti. Già è un'operazione poco comprensibile ai più quella di collocare le origini dei nostri mali in processi iniziati circa mezzo millennio fa. Non insisto in questa polemichetta perché troppo grande è il piacere di rivedere la firma di De Marco e di riconoscere lo stile della sua bellissima prosa. Ricambio il suo saluto con affetto sincero.
Visto che in questa discussione si intrecciano i temi della crisi della famiglia e dell'estrema attualità, quella dell'assemblea bolognese, mi associo all'apprezzamento di Daniela per l'invito alla pazienza che ci rivolge Stefano D'Andrea. Ero a Bologna e mi dispiace di non avervi riconosciuto kulma, di cui approvo questo come tanti altri suoi commenti. Il documento programmatico per il nuovo soggetto politico è un testo ben meditato che rappresenta una buona sintesi delle varie componenti. Appesantirlo con richiami ormai insopportabilmente retorici come la fedeltà alla Costituzione Repubblicana fondata sulla Resistenza, nonché con altri emendamenti che ne altererebbero il delicato dosaggio, significava partire col piede sbagliato. Questo è stato il senso dell'intervento di M.Fini. Una certa mia delusione per la verbosità inconcludente di una riunione che speravo fosse più operativa, non deve smontarci. Siamo alla vigilia di svolte cruciali, occorre un'avanguardia che nessuno dei nostri gruppi separatamente può essere. Se la truppa ha un po' deluso, ho fiducia nella lucidità intellettuale di M.Fini, nell'esperienza politica di Chiesa, nella visione decrescista di Pallante che può essere il punto di incontro delle varie anime. Mi aspetto molto anche da persone come D'Andrea, Badiale, kulma, oltre che dai nostri di MZ, ovviamente.
Stefano DAndrea (Registered) 21-12-2010 22:58

Cari amici di MZ, approfitto del dialogo per esporre un'idea.

Vorrei "guidare un dialogo", tra Marino Badiale, che contatterò personalmente, Voi, un collaboratore di Pallante, un nome che chiederò alla Benini e qualcuno della Rete Torninese, che ancora non conosco (ne parlerò con Badiale).
Non avrei ragione per scegliere uno o altro di voi, anche perché mi sembra che decliniate diversamente l'antimpdernità, dando risalto ora ad uno ora ad altro punto di vista, pur muovendo da un nucleo comune. Resta inteso che in gruppo dovrete darmi una risposta.

Cosa intendo per "guidare il dialogo"?
Intendo che spetterà a me scegliere l'ordine degli argomenti; scegliere a chi rivolgere una o altra domanda; formulare l'invito a prendere posizione sulla risposta. Decidere se un argomento è stato trattato a sufficienza o meno. E così via.
E' un modo per disciplinare le nostre intelligenze e sfuggire alla forma del saggio breve o del forum indisciplinato, che sono le due forme di internet.

Ho l'impressione che faremmo molti passi avanti e che il dialogo potrebbe avere una forza superiore alla somma delle forze di coloro che fino ad ora si stanno impegnando nel progetto.
Il dialogo si svolgerebbe via mail. Scritti paragrafi dotati di sufficiente autonomia, il dialogo sarà pubblicato; per capitoli, come accadeva un tempo.

Fatemi sapere se qualcuno è disposto a "giocare". Spero però che se nemmeno uno si farà avanti, vorrete almeno affidarvi alla sorte!
Stefano DAndrea (Registered) 21-12-2010 23:27

Ho dimenticato di rispondre a Kulma. Claudio Martini, l'autore dell'articolo, è un ventunenne bravissimo. Bravissimo vuol dire che imparerà tante cose, perché ha passione e intelligenza da vendere. Io non sono autoritario, perciò, magari, do consigli prima che scriva; quando ha scritto lo pubblico; anzi è autorizzato a pubblicarsi da solo. Il mio dissenso lo esprimo con un commento.

Anche io avrei applaudito Fini quando ha detto che non dobbiamo essere un doppione dei partiti esistenti e non dobbiamo "per forza" muoverci all'interno della Costituzione. E sono contento che le cose siano andate come dici tu (in fondo lo immaginavo).
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 22-12-2010 00:08

Ho condiviso l'appello alla pazienza di Stefano D'Arrigo e di Daniela, però i 5 anni di cui parla Stefano mi sembrano troppi. A Bologna Chiesa ha sostenuto che il nostro Paese arriverà alle strette decisive il prossimo anno. Se il nuovo soggetto politico vorrà essere un'avanguardia capace di incidere, la maturazione deve essere più rapida, anche se non è detto che le scadenze siano così ravvicinate come prevede Chiesa.
Sul "guidare il dialogo", che può essere funzionale all'obbiettivo di conoscerci meglio per costruire il nuovo movimento, credo che non possa essere una sorta di inchiesta di un gruppo nei confronti degli altri, dal momento che esistono già posizioni ufficiali espresse da manifesti programmatici, ma uno scambio personale che avrebbe anche valore di approfondimento delle posizioni reciproche. Comunque su questo potranno pronunciarsi il responsabile del blog e la direzione. A me sta bene tutto ciò che ci possa avvicinare, nella chiarezza e senza equivoci.
ottavino (IP:213.243.202.141) 22-12-2010 09:39

Non vorrei sembrare troppo orientalista, ma la crisi della famiglia si può spiegare bene con i metodi d'indagine che derivano dal taoismo.
Esistono due forze sempre all'opera nella vita: forza contrattiva e forza espansiva.
Molto semplicemente l'uomo è esposto sempre più alla forza espansiva che lo porta ad allontanarsi da se stesso, dal suo centro, che è sempre stato il suo nucleo: la famiglia più o meno allargata.
Quindi: i media, l'energia elettrica, il lavoro fuori casa, il caffè, le droghe, sono tutti esempi di spinte cenrifughe difficili da equilibrare.
Non a caso man mano che questi elementi venivano ad aggiungersi al "menù" quotidiano degli umani si aggravava lo stato della famiglia. Forza centrifuga determinante è anche lo sforzo di uscire dal mondo "naturale" (intendo fecondazione assistita, medicalizzazione, ecc. insomma tutto quello che contribuisce a farci pensare che possiamo "ingannare" le leggi della natura) che si è venuta marcando negli ultimi secoli.
MarMar81 (Registered) 22-12-2010 10:17

Entro in questo discorso con una considerazione che mi nasce spontanea dopo aver letto il primo intervento di Stefano, che sono onorato di sapere mio partner politico in Alternativa (spero che ci conosceremo di persona a qualche riunione, prima o poi). Stefano scrive:
Dall'altro, sotto il profilo teorico, mi sembra che sia stato Gesù a dire che il maschio e la femmina lasceranno il padre e la madre e "saranno un'unica carne" (cito a memoria, ma l'eventuale errore dovrebbe essere irrilevante)? E che sempre Gesu abbia dichiarato di essere venuto per "separare il padre dal figlio e il fratello dalla sorella" (cito ancora a memoria). Non è la voce di Gesù a fondare, non so se per primo ma tra i primi, la famiglia mononucleare?
Il discorso è complesso. Il cristianesimo delle origini, come molte altre religioni orientali (perché, almeno all'inizio, di religione orientale - asiatica - si trattava), è soprattutto filosofia e, perché no, esoterismo. Ed è proprio con l'esoterismo che vanno lette queste affermazioni del Cristo. Allontanarsi dal padre, o più in generale dalla famiglia, significa, in termini esoterici, intraprendere un percorso iniziatico di conoscenza di sé stessi e della vera essenza del mondo circostante. Significa sostanzialmente affrontare un percorso interiore che non può e non deve essere influenzato dagli affetti e dai legami esterni, perché soltanto l'individuo "libero" può entrare in contatto con la sua parte più interiore, nascosta, e così facendo arrivare alla verità e alla conoscenza.
Che poi il clero, che ha mortificato e ridicolizzato il tratto esoterico del cristianesimo, possa aver "spinto" per il tipo di famiglia "da Mulino bianco" di cui si parlava negli altri commenti, può essere benissimo. Ma l'insegnamento di Cristo - che può essere condiviso o no a seconda della propria sensibilità - e il suo richiamo all'indipendenza avevano radici molto diverse da quelle "sociali" di cui tratta l'articolo.
aragorn (IP:81.75.53.91) 22-12-2010 16:12

Mi permetto di intervenire sulla questione "costituzione" rivolgendomi ai miei vecchi sodali di MZ. L'unione con altre organizzazioni, ben riassunto nel motto "UNITI E DIVERSI", merita un contributo di pazienza e di attesa. Chi è più avanti è naturale che debba attendere l'arrivo degli altri. "Altri" che devono ancora compiere quel percorso raffinato e profondo che invece MZ possiede fin dal principio. L'adesione alla costituzione è l'ultimo stadio di una condizione psichica che rifiuta lo strappo totale, la definitiva separazione, da modelli e prospettive ideali che hanno certamente fallito e che quasi sicuramente valevano poco o nulla anche in teoria. Alla costituzione in verità ci pensavano raramente, essendo impegnati, giustamente, ad essere comunisti, socialisti, democratici cristiani o repubblicani (parliamo di quelli in buona fede). Ora che gli impianti ideologici ottocenteschi sono stati smontati e messi in soffitta, ci si aggrappa con le unghie a questi residui post bellici, evitando dogmaticamente e fideisticamente di evidenziare la natura qualunquista, ipocrita, utopistico-infantile quando non massonica e pre mondialista, e comunque figlia di una spartizione imperialista decisa a Yalta che con la libertà non ebbe e non ha nulla a che spartire.

"In effetti la storia (quella vera e non quella ufficiale) ci insegna che la Carta Costituzionale fu voluta dalla massoneria. Oltre due terzi dei padri costituenti erano ufficialmente massoni (e sospetto anche quelli che non lo erano ufficialmente). E la massoneria rivendica a sé altre leggi importanti, come la dichiarazione dei diritto dell%u2019Uomo.
Dato che il fine ultimo della massoneria è il nuovo ordine mondiale, riesce difficile pensare che abbiano voluto consegnare ai cittadini, al popolo cioè, una legge che tutelasse davvero tutti, e che non fosse invece funzionale agli interessi massonici.
Infatti, leggendo la Costituzione senza preconcetti, e sgombrando il campo da tutte le sciocchezze che ci insegnano all%u2019università, è possibile farsi un%u2019idea diversa della Costituzione.
Essa è una legge illiberale, pensata apposta per opprimere i cittadini anzichè tutelarli". paolofranceschetti.blogspot.com

Abbiate pazienza e sappiate attendere amici di MZ, mi sembra di percepire dalle parole dei nuovi interlocutori entusiasmo e buona fede. Di questi tempi è ..argento, in attesa dell'alchemica trasformazione in oro.
MarMar81 (Registered) 23-12-2010 11:40

Ciao Aragorn, ti rispondo da membro di Alternativa. La nostra adesione ai valori della Costituzione non è, per così dire, feticistica, o totemica. Non siamo assolutisti in questo senso. Alternativa però si richiama ai principi fondamentali espressi dalla Carta, che non appartengono né alla massoneria né agli antagonisti di essa ma, credo, al puro e semplice buon senso della convivenza civile.
Rispettare la libertà di culto, la libertà di espressione, la libertà di realizzarsi in base alle proprie inclinazioni naturali, la tutela della minoranze linguistiche, il diritto a manifestare pacificamente, questa è la "sostanza" della Costituzione vigente, che apprezziamo e difendiamo.
Possiamo però certo discutere su quei passaggi che possono sembrare anacronistici perché sviluppati in ottica crescista, o ambigui per altre ragioni, senza davvero preclusioni mentali. Il blog di Franceschetti è sempre una lettura interessante, ma a volte si leggono articoli - specie a firma Solange Manfredi - sui quali dissento per l'eccessiva carica catastrofista e disfattista (della serie "il mondo è una m... non c'è niente di buono siamo soli e circondati").
max (Super Administrator) 23-12-2010 14:19

La carta costituzionale prevede anche al suo primo articolo, che l'italia è una repubblica fondata sul lavoro. Qui siamo all'interno della stessa logica produttivista che ha portato allo sfacelo che stiamo combattendo. Un movimento che pone tra i sui princìpi quello della decrescita non dovrebbe accettare un simile sproposito. Il parlamentarismo e il concetto di democrazia rappresentativa poi sono altri punti che meriterebbero una severa critica. I principi della costituzione repubblicana possono essere semmai utilizzati in senso strumentale, ma la critica ai tempi presenti deve per forza portare a rimettere in discussione molti dei principi contenuti in detta costituzione.
kulma (IP:95.252.137.76) 23-12-2010 15:31

Ma infatti max coglie il punto.Le critiche maggiori durante il convegno sono state rivolte alla contraddizione intrinseca nel voler attuare un cambio di paradigma con mezzi tipici della società che si sta criticando. Io non capisco il voler dare tutta questa importanza alla Costituzione, intrisa sin dal suo primo articolo di valori a noi contrari. Se ha qualcosa di buono cosa importa? I valori citati da MarMar possono essere richiamati e propugnati senza fare riferimento alla Costituzione. Comunque, sia tra il "pubblico" che tra i promotori c'è grande disponibilità al dialogo. Sono sicuro che a legarci saranno princìpi e valori decisamente più importanti e che con buone discussioni e chiarimenti si arrivi ad una sintesi comune. Se, ad esempio, MarMar fa riferimento alla Costituzione, non mi sentirei mai di annullare per questo il dialogo con lui, visto che ne condivido tutti gli interventi da lui fatti qui su MZ. So per certo che ad unirmi a lui è ben altro.

@ ottavino: non serve essere troppo orientalista, quello che hai espresso lo trovi anche nella tradizione ermetica.

@ luciano, ma anche a tutti gli altri: spero davvero ci si possa conoscere alla prossima occasione.
aragorn (IP:81.75.53.91) 23-12-2010 21:02

Riscontro un'aria positiva nell'operazione di avvicinamento tra culture e provenienze diverse. Sembra emergere una consapevolezza condivisa, che individua i vecchi simulacri e li relega nel posto che gli spetta: il passato lontano ed inattuale. Altre sono le parole che vanno scritte ed i sogni da coltivare. Né a destra, né a sinistra, e neanche in alto; semplicemente al di fuori. Senza cappe e piombo post ideologico che opprime le menti. Nuove formule, primordiali saggezze, antichi equilibri, rinnovati ideali: non c'è necessità di riferirsi ad espressioni del passato, pena la contaminazione. Un manifesto ideale ispiratore, sulla falsa riga del Manifesto dell'antimodernità. Un piccolo, essenziale programma che traduca le idee in una dimensione più concreta. Nient'altro, salvo la solita raccomandazione: all'interno del Sistema non esistono alleati per una lotta al Sistema. E ricordo i più deleteri sono proprio coloro i quali "lottano dall'interno". Per fortuna in questi giorni, diversamente dal passato, nessuno li ha citati come possibili compagni di viaggio. Ottimo inizio. In bocca al lupo.
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