La dittatura della possibilità

30 aprile 2011

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Verso la metà del febbraio scorso una donna di 45 anni a Pavia si è sottoposta per la prima volta al mondo ad un'operazione chirurgica con una tecnica all'avanguardia: le sono stati asportati entrambi i seni che successivamente sono stati ricostruiti artificialmente con l'inserimento di protesi e con la conservazione dei capezzoli naturali e della cute grazie a una tecnica innovativa mai usata prima. Tutte cose da far girare la testa ai mostri del web. Ma perchè noi vi diciamo queste cose? Se l'ha fatto, pensiamo, avrà avuto i suoi buoni motivi, e sarà stata mossa da chissà quale malattia o malformazione. In realtà il lettore si stupirà nel leggere che la donna in questione era perfettamente sana. Assolutamente in ottima salute.
Ma allora che cosa è successo? E' successo che un test genetico, a cui la donna si era sottoposta, aveva individuato dei geni che aumentano di molto la predisposizione al tumore al seno rispetto ad una persona che ne è priva. Aggiungiamoci il fatto che la madre della paziente era morta di cancro e la sorella si era ammalata pure lei -anche se ottenendo poi la guarigione completa- e la frittata è fatta. Intendiamoci bene: il test genetico non ha dato la certezza che la malattia sarebbe insorta. Ne ha accertato la sua maggiore probabilità. Ma l'insorgere di una malattia dipende da tanti e tali fattori esterni -ambientali, psicologici, alimentari ecc- che è praticamente impossibile diagnosticarla in anticipo.
Eppure, nonostante ciò, esiste una branca della chirugia chiamata "chirurgia preventiva", la quale come suggerisce il nome, si occupa di eliminare preventivamente un organo che potrebbe ammalarsi in seguito, in via cautelativa, per scongiurare l'emergere della malattia. Nel caso specifico abbiamo mostrato il caso del seno di una donna sana. In futuro potremmo vedere persone sane farsi amputare le braccia o le gambe -magari sostituite prontamente da organi artificiali perfettamente identici e funzionali- perchè un test genetico ne ha individuato la potenziale pericolosità.
E pensare che da una ventina d'anni, ovunque -sui giornali, sulle riviste, in televisione- non si fa altro che profetizzare che lo sviluppo delle tecniche legate alla genetica avrebbe portato a realizzare farmaci e terapie mirate al caso specifico -al malato più che alla malattia, come si suol dire- quindi poco invasive e rispettose della natura del paziente. Come al solito tra il dire e il fare, soprattutto quando c'è di mezzo la tecnologia e gli interessi che immancabilmente ci stanno dietro, c'è un abisso. Se queste sono le prospettive, c'è poco da stare allegri. Certamente ci saranno anche i risvolti positivi, ma tutta questa corsa alla prevenzione accompagna pur sempre alla guarigione anche uno snaturamento del malato. Se poi facciamo un altro piccolo sforzo di fantasia, e ipotizziamo, magari sin dall'infanzia, test genetici obbligatori per tutti -in cui qualcosa di guasto ci trovi sempre, perchè il corpo umano a differenza del robot è imperfetto- la strada verso l'androide è tracciata.
Il problema vero però è più profondo. In effetti, nel caso di cronaca da cui siamo partiti, la decisione della donna di farsi operare è più che comprensibile. Una volta che sai della possibilità -o meglio, della elevata probabilità- di ammalarti, non sei più tranquillo. Sei soffocato dalla paura, dall'angoscia. In ogni caso, non vivi più come prima: qualcosa si è rotto, e qualunque decisione avrai preso -o la chirurgia preventiva, o una serie di screening senza sosta, oppure anche il non far nulla- avrai da pagare caro, o sul piano fisico o su quello psichico. Magari non ti saresti ammalato mai, ma dal momento in cui sei a conoscenza solo della possibilità, tutto cambia, e non sei più lo stesso.
La conoscenza tecnica porta infatti ad esiti opposti a quelli a cui porta la conoscenza filosofica o religiosa: anzichè calmare, eccita; anzichè tranquillizzare, crea ansia. In questo caso, mette in una trappola senza uscita in cui le alternative sono due: o l'angoscia, o la sottomissione al diktat della Tecnica, ossia nel nostro caso la sostituzione della parte naturale con quella artificiale. Perchè è vano affermare che la Tecnica è neutra e dipende dall'uso che se ne fa. La Tecnica non è affatto neutra, ha le sue leggi ben precise con cui chiunque le si avvicini deve fare i conti. Non è l'uomo infatti che gestisce la tecnica: è la tecnica a gestire l'uomo, perchè quando un uomo si trova ad avere a che fare con la Tecnica, non è più un uomo, è un tecnico.
La Dittatura della Tecnica è la dittatura della libertà, in cui viviamo tuttora. E poichè "libertà" nel mondo moderno si pronuncia "possibilità", ecco che il mondo moderno si traduce in un mondo possibile anzichè reale. Perchè tecnica e possibilità sono la stessa cosa. E se è vera l'asserzione di Kierkegaard secondo cui "l'angoscia è il sentimento del possibile", ne discende che la modernità è l'Era dell'angoscia. Questo naturalmente vale per gli uomini reali, autentici, come noi, ai quali il dispiegamento di illimitate possibilità non è connaturato. Per tutti coloro invece, per i quali il conflitto di interessi del nostro Presidente del Consiglio è il problema dei problemi, ciò non vale: per loro la realtà del cyborg si è già realizzata da tempo.

Massimiliano Viviani

Commenti
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kulma (Registered) 30-04-2011 11:40

Complimenti max, sei stato incisivo senza essere "talebano", soprattutto quando giustifichi e comprendi le ansie umane che portano alla prevenzione totale.
Leggendo il tuo post mi sono tornati in mente 2 film: Minority Report (il sistema "precrimine" ricorda molto la chirurgia preventiva) e Gattaca (che ho visto ieri sera) in cui in un "futuro non troppo lontano" c'è la distinzione tra i figli di Dio (avuti facendo sesso, in modo naturale) e quelli creati in provetta, attraverso una selezione dei geni migliori per eliminare la predisposizione alle malattie. L'aspetto terrificante è che il concepimento in provetta è diventato, nel film, il concepimento naturale. Non siamo poi così lontani.
La prevenzione porta sicuramente benefici ma, come tu stesso scrivi, crea angoscia e paura, il cui contributo allo sviluppo delle malattie, se pur non ancora dimostrato deterministicamente, non si esclude affatto.
ul.lucio (Registered) 30-04-2011 16:13

Ennesimo esempio di aberrazione sociale ovviamente scaturito dall'asservimento della tecnologia al capitale.
Scusate il gioco di parole ma, mi stupisco che vi stupiate...
paolo883 (Registered) 30-04-2011 19:19

Max, come puoi immaginare sono molto contento di leggere questo articolo.

Vorrei sottolineare anche la violenza intrinseca negli screening di massa per la prevenzione del cancro (o di altre malattie). Nel momento in cui una persona riceve la lettera in cui lo stato le offre un test gratuito per rilevare la presenza di una malattia, è messa di fronte ad una scelta di apparente libertà. In realtà la scelta è tra non fare il test col costante pensiero di aver fatto la scelta sbagliata ("e se fosse?") e il farlo col rischio di incorrere in un falso positivo (eventualità tutt'altro che remota vista l'imperfezione degli strumenti diagnostici). Entrambe le scelte possono essere perdenti, e questo ci pone in uno stato di angoscia terribile.

Pensiamo anche al terribile dilemma delle donne incinta che non sanno se fare o no l'amniocentesi, che è quel test invasivo (vale a dire rischioso) che è in grado di stabilire la presenza della sindrome di Down nel feto. Anche qui la scelta è libera, ma il solo fatto di poter fare il test ci pone di fronte a scelte che ci devastano l'anima.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 30-04-2011 22:14

L'unica prevenzione sensata è alimentarsi in maniera moderata e quanto possibile sana, accontentarsi di poco, non nutrire ambizioni eccessive, non alimentare invidie e rancori, rallentare i ritmi. Se nonostante ciò a un certo punto avvertiamo che qualche organo non funziona come dovrebbe, allora è il momento di farsi controllare. Se il malanno è curabile, lo si risolverà, se è troppo tardi per vincerlo si muore, di quella morte che è la cosa più giusta e più naturale. Questa è la saggezza del vivere, quella che ormai ci è preclusa dai troppi condizionamenti di una civiltà tutta malata.
Giovanni Marini (Registered) 01-05-2011 14:35

Quello citato dal Direttore è un caso limite che lascia giustamente basiti. La scelta della donna è stata estrema e sicuramente molto sofferta. Non dimentichiamo che il test genetico ha solo confermato quello che era già noto e cioè la familiarità per il tumore al seno. Era questa storia familiare all'origine dell'angoscia, e l'avrebbe generata in chiunque a prescindere dai test.
In realtà siamo molto lontani dal produrre organi artificiali e non esiste nulla che sia paragonabile funzionalmente ad un organo biologico. Il cuore artificiale che era stato inventato per il trapianto cardiaco è stato accantonato e stiamo parlando dell'organo strutturalmente più semplice, non c'è nulla per il resto degli organi ben più complessi. Ci sono però le gambe artificiali dell'atleta sudafricano Oscar Pistorius con le quali ha realizzato diversi record olimpici; Pistorius dovette subire l'amputazione delle sue gambe naturali gravemente malformate.
E' vero che la conoscenza porta all'angoscia, ma questo vale per poche persone. Nel mondo moderno la grande maggioranza è affetta dall'ignoranza di ritorno, assai più grave di quella dell'uomo premoderno il quale comunque quello che occorreva sapere per condurre la propria vita lo sapeva. La filosofia e la religione possono avere un ruolo consolatorio? Si ma anche no. Si pensi alla paura della dannazione eterna e al clima opprimente imposto dalla religione nel Medioevo o alle filosofie esistenzialiste/nichiliste.
Ma torniamo al caso della signora. La scelta secondo me non è tra angoscia e sottomissione al diktat della tecnica, ma tra angoscia e ribellione. La signora si ribella al destino riservatole dalla natura e usa la tecnica sacrificando una parte di sé. E' una scelta estrema, crudele ma anche coraggiosa e degna di rispetto dal mio punto di vista. Cosa sarebbe successo in un mondo premoderno? Che avrebbe accettato il destino di morte (di cui forse non sarebbe stata neppure consapevole) con religiosa rassegnazione. E' vero quindi, come sostiene M. Viviani, che le scelte implicano angoscia e che il mondo moderno, moltiplicandole, genera angoscia.
Infine sulla Tecnica, non è neutrale, certo ma bisogna distinguerla dalla conoscenza scientifica di cui la tecnica è applicazione. Se conosco le leggi dell'aerodinamica posso costruire due ali e un'elica, se conosco le leggi della termodinamica posso costruire un motore a scoppio ed ecco che ho il mio aereo che è neutrale. Spetta a me decidere se usarlo per esplorare il mondo dall'alto o caricarlo di bombe. E questa scelta non è neutrale perchè obbedisce a logiche diverse dalla ricerca della conoscenza.
ottavino (IP:213.243.202.155) 01-05-2011 22:44

L'articolo è ovviamente interessante. Tra l'altro devo dire che almeno qui si produce ancora del buon materiale da riflessione. Meno male perchè la "rete" mi sembra sempre più piatta.
Cosa si può aggiungere a quello che dice il buon Viviani?
Si potrebbe aggiungere che volenti o non volenti il sistema gioca sempre contro di noi. E perchè gioca contro di noi?
Perchè la tua vita o la vivi tu o vieni preso in gestione da altri, vieni "aiutato" a viverla.
Io credo che quando ci capita qualcosa, anche di "male", sia importante che ci facciamo carico di quel qualcosa. Stiamo giocando la nostra partita, ci è offerta una possibilità. Possiamo vincere, possiamo perdere, poco male, l'importante è giocare. Perchè dopo in qualche modo saremo cambiati, avremo un'esperienza in più.
Ma lasciare che gli altri "ti facciano"....è aberrante!.
ottavino (Registered) 02-05-2011 07:16

Gli umani li possiamo classificare in tanti modi.
Uno di questi è: il forte e il debole.
Questi hanno due modi opposti di agire.
Prendiamo una signora un pò sovrappeso. Essa ha due modi di ridurre il peso:
1)Mettersi a una dieta ferrea;
2)La liposuzione o altre tecniche dimagranti.
I deboli opteranno sempre per la seconda opzione, i forti per la prima. E' una questione di "spirito".
Siccome è evidente che facendo parte di una comunità, chi riesce a mettersi a una dieta ferrea è più utile alla comunità e a se stesso che l'altro. non possiamo che essere dalla parte del più forte.
Quindi l'unico problema è: come rendere forte il debole? E questo è un problema bello tosto....
MarMar81 (Registered) 02-05-2011 17:45

Secondo il sociologo inglese Anthony Giddens, la modernità ha l'ossessione del controllo dei rischi: il sistema produttivista, per funzionare al top dell'efficienza, ha bisogno di controllare tutto, assegnando probabilità di rischio a qualsiasi evento in essere o potenziale. E' un'ossessione che ci tiriamo dietro da decenni, e che sta producendo molti (nefasti) effetti a più livelli...
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