Aboliamo l'insegnamento della Storia!

22 giugno 2011

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La Storia dovrebbe essere una disciplina ben conosciuta e propedeutica ad ogni altra pratica umana, tecnica o umanistica che sia. Essa si rivela una fonte inesauribile di insegnamenti utili a praticare nel presente l'economia, la politica, la sociologia, il giornalismo. Ma al contrario di ciò che potrebbe e dovrebbe essere oggi, la Storia è diventata esattamente l'opposto, una materia cristallizzata e garante di un sapere finito e statico, utile a conservare lo status quo nelle sue diverse declinazioni.
Per essere concreti occorre dire che la Storia andrebbe studiata e affrontata con lo stesso rigore e metodo di una vera scienza. In chimica, in fisica nessun sapere, nessuna legge o formula sono necessariamente eterni e al contrario la comunità scientifica deve essere pronta a rifiutare una determinazione anche secolare quando questa venisse confutata e sostituita da una nuova determinazione valida. Ne consegue che anche la ricerca debba essere dinamica, infinita, così da avvicinarsi sempre più alla verità.
Si pensi, per fare un esempio classico, a Galileo Galilei e ai suoi studi la cui condanna da parte della Chiesa di allora costituiscono proprio ciò che non vorremmo mai vedere oggi da un uomo di scienza e ricerca.
Come accennato la Storia, diciamo a partire dal '900, ha cessato di essere trattata con rigore scientifico per diventare puro nozionsimo statico. Eventi di importanza epocale per l'umanità non sono più oggetto di ricerca –quando addirittura non si arrivi alla "verità per decreto" come nel caso del cosidetto revisionismo olocaustico– e se il loro studio da parte dei professionisti si limita alla pura conservazione delle versioni ufficiali, il loro insegnamento nelle scuole e università è ancora più superficiale ed ex cathedra.
Giunti a questo punto è lecito chiedersi se un totale annullamento dell'insegnamento della Storia non sia preferibile a una sua interpretazione fiabesca. Oggi politici, economisti, giornalisti, movimentisti si trovano a dover agire facendo i conti con un passato che conoscono in edizione ridotta e filtrata, con fatti distorti a piacimento quando non addirittura inventati.
Ne sia esempio l'attuale struttura del Consiglio di [in]Sicurezza delle Nazioni Unite, retaggio dell'ordine planetario risultato dal secondo conflitto mondiale. Ma cosa c'entra il mondo di oggi con l'equilibrio di settant'anni fa? Forse Italia, Germania e Giappone devono essere gli eterni "cattivi" della Storia mentre USA, Cina e persino la Francia i "buoni"? Se un ipotetico politico italiano con un minimo di sovranità conoscesse il cammino della Storia negli ultimi decenni, si renderebbe conto che quelle condizioni sono totalmente cadute.
Ne sia ulteriore esempio l'ordine monetario dell'Occidente, risultato di un lungo percorso che dal Medioevo ha toccato nel '900 tappe fondamentali verso il dominio delle banche centrali, un percorso che oggi viene bellamente ignorato dagli economisti (nel senso che proprio non lo conoscono) che pertanto continuano a ragionare e proporre ricette improbabili alle crisi finanziarie cicliche per il semplice motivo che non hanno la più pallida idea di quale ne sia la causa a monte.
Per agire nella contemporaneità tenendo conto della Storia la conoscenza di questa deve essere totale, approfondita e aperta a nuove scoperte. Oggi, al contrario, non è ne totale, ne approfondita ne aperta, ma al contrario parziale, superficiale, cristallizzata.
Viene quindi il dubbio se non sia meglio cancellare del tutto ogni insegnamento della Storia così da liberare chi ha la responsabilità delle decisioni da ogni condizionamento dettato dallo pesudo-passato e lasciare che agisca solo in base alle condizioni attuali e contingenti: una totale e beata ignoranza fa certamente meno danni di una conoscenza errata e artatamente costruita.

Simone Boscali

Commenti
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paolo883 (IP:82.54.115.238) 22-06-2011 23:34

Il titolo di questo articolo mi ha letteralmente entusiasmato, il testo un po' meno.

Personalmente credo che l'insegnamento della storia andrebbe abolito non per le ragioni spiegate da Simone, ma perchè è dannosa a prescindere dalla qualità con cui viene raccontata.

Chi ha un minimo di conoscenza dei sistemi di controllo automatici sa che un sistema in cui la reazione ad un evento avvenga con ritardo o con forza eccessiva porta il sistema alla totale instabilità (risonanza). Orbene, la Storia ha proprio questo effetto. Il fatto di scrivere e ricordare tutto fa in modo, ad esempio, che i torti subiti da una certa popolazione vengano ricordati per molto tempo, e che i risentimenti, lungi dallo smorzarsi in modo naturale col tempo, acquistino sempre più vigore fino all'esplosione di reazioni esagerate e ritardate. In Italia ancora oggi siamo qui a litigare sul 25 aprile con la stessa veemenza di 60 ani fa. Nei Balcani i Serbi covano ancora un enorme risentimento per eventi accaduti secoli fa. E di altri esempi se ne potrebbero trovare a migliaia. Altro che maestra di vita!
Giuseppe (IP:109.116.157.93) 06-07-2011 01:52

Non sono assolutamente d'accordo con un ragionamento di questo tipo. Sulla storia "scolastica" fatta in maniera ideologica e in modo "statico" senza nessun revisionismo (che dovrebbe essere alla base della mentalità dello storico, anche dal punto di vista metodologico)tutti la paensiamo in modo negativo, ed è giusto che sia così. Riguardo al fatto che la storia acutizzerebbe i risentimenti, è sempre stato così e sempre sara così! Non acutizza solo i risentimenti e gli odii, ma anche i sentimenti di rispetto e di fratellanza. La Storia è la nostra memoria, la nostra identità, noi siamo la nostra Storia. Da quando l'uomo esiste sulla terra ha avuto l'esigenza di sapere da dove viene, di raccontare e ricordare le vicende del proprio popolo, della propria terra, della propria famiglia. Pensare che se questo sentire venisse meno sarebbe meglio è assolutamente anti - umano. In tal modo vivremmo come una massa di animali che vivono solo il periodo in cui esistono e pensano solo a nutrirsi, accoppiarsi e morire, senza vincoli di famiglia, popolo, tradizione, identità. Se qualcosa di buono esiste nell'orrendo perido in cui viviamo è proprio grazie alla conoscenza della Storia. Quando vedo lo squallore che mi circonda, i sub - umani che popolano le nostre strade, la sporcizia e il sudiciume dei finti valori odierni, mi rivolgo alla Storia e penso alla bellezza dei mondi del passato forse sperando che, in qualche modo, un giorno o l'altro questo schifo finisca e si torni ad essere uomini.
kulma (Registered) 06-07-2011 09:27

Condivido in pieno quanto detto da Giuseppe. Paolo, era anche questo che volevo dire ma non sono riuscito a farmi capire. Avevo incentrato il discorso sul mio personale desiderio di conoscenza, ma lo intendevo in senso collettivo, estendibile a tutti, proprio per le ragioni spiegate da Giuseppe.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 23-06-2011 08:55

L'unico modo apparentemente onesto di fare storia è la cronaca: il tale anno sono successe le tali cose. Punto e basta. Qualunque ricerca delle cause che avrebbero prodotto certi fenomeni è un'operazione ideologica, sostanzialmente propagandistica. Tuttavia anche la cronaca, a ben vedere, è un'operazione ideologica, condotta in modo più sottile. Infatti non è possibile passare in rassegna tutti gli eventi di un periodo. Bisogna operare una scelta e il fatto di non menzionare certi eventi per privilegiarne altri è una forzatura ideologica. Fare storia è operazione legittima soltanto se la consideriamo un genere letterario, uno dei tanti. Dicendo questo sostengo tesi abbastanza ovvie, mentre paolo883 ha espresso una convinzione interessante e originale. Comunque, sia paolo883 sia l'autore dell'articolo si tranquillizzino: nelle giovani generazioni l'ignoranza del passato è pari all'assenza di progettualità. Vivono nell'ebetudine di un presente senza spessore. Se càpita per caso di imbattersi in un quiz televisivo, è frequentissimo udire concorrenti giovani universitari che alla domanda su quando Hitler ha preso il potere rispondono: nel 1960. Oppure credono che "l'eroe dei due mondi" sia Mazzini. Forse hanno ragione loro. Forse fanno bene a staccare la spina.
kulma (Registered) 23-06-2011 12:02

@paolo883

Io non ho capito bene il tuo commento, almeno spero. Tagliando con l'accetta: stai proponendo di annullare il "ricordo" per placare il "rancore"?
max (Super Administrator) 23-06-2011 14:36

Credo che paolo intenda dire che una società organica, con una identità forte e anche con una forte propensione alla spiritualità, non ha una tendenza così accentuata a prestare attenzione al divenire, in modo così morboso come facciamo noi. E' un discorso corretto in principio, basti pensare che l'india antica raramente segnava gli avvenimenti storici a cui dava un'importanza relativa. Così fece anche il primo medioevo europeo.
Del resto, secondo la tradizione indù, l'Era oscura comincia intorno al 3100 ac., proprio l'epoca in cui gli storici fanno iniziare l'uso della scrittura contemporaneamente in diverse civiltà. E con la scrittura si fa cominciare la storia. E' un discorso utopico oggi, è chiaro.
Resta però il fatto che l'attenzione eccessiva ai fatti contingenti irrigidisce. Non è un caso che l'epoca nostra, che ha cristallizzto la storia come ben sottolinea simone, è anche quella in cui di fatto la storia si riduce a cronaca, o poco più.
paolo883 (Registered) 23-06-2011 14:48

Esatto Max, intendevo proprio questo. Io parlavo della documentazione degli avvenimenti che irrigidisce il ricordo e ne impedisce una naturale rielaborazione, non certo l'annullamento dello stesso. E' chiaramente un discorso utopico. In ogni caso è un discorso che, secondo me, si può estendere a tutti i rami della conoscenza e anche all'arte.

daniela (IP:151.42.32.29) 23-06-2011 18:39

Le vostre argomentazioni sono originali e affascinanti, però io mi sono abituata a credere e ritenere che capire i fatti storici sia molto importante.Per ogni fenomeno che mi interessa cerco di capire cause ed effetti. Naturalmente è meglio non essere rigidi e rivedere le proprie posizioni alla luce di fatti nuovi e nuove conoscenze. Può darsi che non ci siano correlazioni strette fra certi avvenimenti e che col tempo certe costruzioni crollino, però val la pena di cercare nel passato un insegnamento per il futuro.
Mi viene in mente la teoria del caos. Può darsi che ci dimostri irrimediabilmente che tutto è casuale e vano ricercare. Percepisco però che la teoria dei frattali sconvolge i piani. Fa parte della teoria del caos, ma riscontra regolarità, riprodotte su scale diverse. Le riscontra persino nelle coste rocciose battute dai venti e dai mari. Se tutto ha un senso, non si può abbandonare il lento lavoro che cerca di far comprendere un pochino di più il viaggio di questa umanità. La scuola è disastrata e può darsi che lo studio della storia in quella sede sia inutile o controproducente, ma questo non avviene ovunque, e anche se fosse non può farci concludere che non serve in generale.
Misopickle (Registered) 24-06-2011 00:11

"La storia si sviluppa con movimento spiraliforme, i fenomeni storici si ripetono con ciclicità" A. Toynbee
Questa citazione che condivido, ci da una possible chiave d'interpretazione dei nostri tempi, o di tutti i tempi, quasi che il meccnicismo della spirale ci faccia prevedere lo svolgimento dei fenomeni storici. Ma non si deve dimenticare che la spirale del Tempo è diversa da una vite senza fine, in quanto, oggi come non mai, si tratta di spirale in chiusura, velocissima, in cui ciò che avvenne in tempi dilatati ora accade assai più rapidamente. Da qui, una possibile inutilità, del resto manifesta nell'insipienza dei giovani, dello studio del fenomeno che è troppo sfuggente. Resta solo lo studio come hobby, per intelletti disoccupati, che del resto abbondano. Dal punto di vista dell'Universo, la nostra ricerca del Bene a tutti i costi è tanto vana quanto la corsa del progresso scientifico, e l'uso stesso dell'intelligenza è quanto di meno utile si sia visto, all'atto pratico, sul pianeta. Pertanto, andare a braccio, ad istinto, potrebbe paradossalmnte portare a risultati migliori.
kulma (Registered) 24-06-2011 10:45

Detta così è un po' diversa. Tuttavia non mi convince lo stesso. Concordo con daniela. Anch'io ho voglia di sapere e di conoscere. Sinceramente non mi attizza molto l'idea di vivere in una società organica statica, totalmente inebetito nel mio gradino gerarchico. Non dimentichiamoci che le società organiche sono state sempre teorizzate da chi ne dovrebbe occupare i gradini più alti. Siam tutti froci col culo degli altri.

L'articolo di Simone comunque è condivisibile. Non è in fondo così drastico e quel che dice è totalmente vero. L'unica cosa è che il problema esposto da Simone per la Storia si può estendere anche ad altre discipline. E' proprio il metodo di apprendimento e di insegnamento ad essere cambiato. Tutto viene fatto per trasformarti in un piccolo ingranaggio di una Megamacchina di cui non conosci nulla. Ormai tutti accettano questa condizione, l'importante è far parte della Megastruttura. In fondo anche la nostra è una società organica, fondata su principi antitradizionali, ma dinamiche identiche. Puoi forse fare carriera, ma gli anni '80 sono finiti e ora il cittadino medio svolge lo stesso lavoro alienante o occupa lo stesso gradino sociale per tutta la vita.
paolo883 (Registered) 24-06-2011 17:34

Chiaramente il desiderio personale di sapere e conoscere non c'entra nulla. Anch'io desidero sapere e conoscere, e infatti leggo un po' di tutto, anche di storia. Il ragionamento che cerco di fare ha la pretesa di avere un respiro un po' più ampio del mio misero e particolare desiderio di conoscenza.
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