Al bivio

6 luglio 2011

Image

Molti hanno visto nel risultato referendario uno spiraglio di speranza per questo disastrato Paese, qualcuno ha sostenuto che esso ha rappresentato la dimostrazione che esiste ancora una vasta capacità di mobilitazione civica a difesa del bene comune. Finalmente, si è detto, i cittadini hanno saputo reagire davanti agli interessi che volevano privarli, nel nome del profitto, di loro diritti essenziali. Non parlo poi di coloro che in questo quadro roseo hanno inserito le vittorie elettorali di De Magistris e Pisapia, perché in questo caso, più che di ottimismo, bisognerebbe parlare di deficit di realismo (termine politically correct in luogo del più pertinente “idiozia”).
Gli avvenimenti ci danno subito la possibilità di verificare se veramente la rondine referendaria ha rappresentato l’inizio di una nuova primavera. Però stavolta non basta percorrere il chilometro fino al seggio e mettere una croce su una scheda. Se veramente si vuole dimostrare che gli interessi economici dei soliti noti non devono trionfare, se si vuole dare uno schiaffo ai politicanti, tutti servi del potere finanziario, se davvero si ha a cuore la democrazia, quella vera, allora oggi bisogna prendere armi e bagagli e stare fisicamente in Val di Susa a fianco di coloro che queste battaglie le stanno combattendo sul campo.
Movimento Zero conta su Facebook più di 800 membri. Coloro che partecipano veramente alle sue iniziative sono poche decine. Paolo Barnard ha scritto parole tanto sferzanti quanto illuminanti sul valore dei ribelli da internet, ma lo stesso discorso potrebbe replicarsi anche per quelli che ogni tanto partecipano ad un tranquillo corteo o appunto vanno a votare ad un referendum. Credete, crediamo, di avere con questo fatto il nostro dovere? Credete, crediamo, di avere veramente dimostrato di non essere complici del Sistema che vorremmo combattere? Io dico di no, anzi dico che queste sono le armi "a salve" che lo stesso Sistema ci mette a disposizione per tacitare la nostra coscienza e nel contempo preservare sé stesso. Sono giochini virtuali, masturbazioni che come tali hanno una gittata limitatissima e non fecondano nulla.
In Val di Susa, invece, c’è la possibilità reale di dire "No": non solo alla TAV, ma anche e soprattutto al mostro sviluppista, tecnocratico e autoritario che vuole mangiarsi i nostri spazi, fisici e di libertà. Per farlo non basta premere un bottone, bisogna mettere in gioco anche la propria incolumità fisica. Il tutto sapendo che nessuno dall’alto ce ne renderà merito e che anzi saremo bollati come eversori, violenti, terroristi: qualcuno ha già resuscitato lo spauracchio dei black block, giurando di averli visti all’opera insieme ai manifestanti. Purtroppo gli americani hanno appena reclamizzato la fine di Bin Laden, altrimenti avrebbero potuto girare il suo prossimo video da una caverna della Val di Susa con il contorno di bandiere NO TAV.
In Val di Susa si gioca la stessa partita che, fatte le debite proporzioni, i Talebani stanno combattendo in Afghanistan. Il bivio è davanti a noi. Possiamo scegliere la strada dell’opposizione sterile e virtuale, ma, a cominciare dal titolo di questo blog, la parola “ribelle” sostituiamola con quella di “complice”.

Andrea Marcon

Commenti
NuovoCerca
simone.arcadia@gmail.com
simone.org (Registered) 06-07-2011 21:16

Parole dure, che fanno male per chi, come me, non sarà nell'immediato in Val di Susa.
Ma veritiere, e questo è ciò che conta.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 06-07-2011 22:44

Chi si aspettava svolte epocali dai referendum e dalle vittorie di Pisapia e De Magistris, merita il duro giudizio di Marcon, anche se nell'elezione di quei due nuovi sindaci, uomini imposti da una parte dell'elettorato contro gli apparati, si può vedere un qualche segno di vitalità. Marcon ha ragione anche sulla vicenda della Val di Susa. Siamo giunti a un bivio. I finanziamenti sono stati stanziati, i macchinari che perforeranno 57 km di gallerie sono già in opera, le ditte appaltatrici hanno mobilitato lavoratori e tecnici: a questo punto o ci si rassegna al fatto compiuto o si ostacolano i lavori entrando nell'illegalità. Le manifestazioni pacifiche con le bandierine non servono a nulla. Le posizioni come quelle della sinistra fru fru di Vendola sono fumaglia inconsistente: ascoltare le popolazioni ma restare nella legalità. Restare nella legalità significa lasciare che i lavori proseguano. Però non sarei così aspro verso i rivoluzionari della tastiera. Cito Mazzini: pensiero e azione. L'azione in Val di Susa richiede giovani svelti e coraggiosi, ma senza il pensiero quei giovani non esisterebbero. Nel movimento anti TAV c'è una forte sensibilità ai temi del rifiuto delle opere faraoniche, del rispetto dell'ambiente, della democrazia di base, dell'esigenza di ritmi di vita più umani. Senza questa sensibilità non ci sarebbero i No TAV. Allora a qualcosa è servita anche la divulgazione delle idee. Non presumiamo che siano importanti i nostri blog, ma le decine di migliaia di persone che hanno letto i libri di Massimo Fini hanno probabilmente il loro peso nella diffusione di quel patrimonio di idee che confluiscono anche nella protesta No TAV.
zacheo01 (Registered) 07-07-2011 08:44

Andrea,
le tue parole mi riempiono il cuore.
Basta masturbazioni intellettuali soprattutto virtuali.
IL TEMPO E' QUI E ORA. L'Europa ribolle, il mondo ribolle.
Io sono pronto, stabiliamo data e ora e si parte in Valsusa.
stef.no@tiscali.it
stefno1 (IP:82.48.148.165) 07-07-2011 19:25

In altre e povere parole: le chiacchiere stanno a zero! Ma (c'è sempre un ma!)Andrea Marcon "complice" lo dice agli altri o anche a se stesso? C'era in Val di Susa e con chi stava?
Insomma saremo pure dei "complici da tastiera" ma meglio che lanciare il sasso e nascondere la mano come il buon Grillo.
ottavino (Registered) 09-07-2011 12:52

Io credo che alcuni di noi hanno un difetto, cioè una manchevolezza.
Cosa manca? Manca la saggezza di domandarsi: dove sono?
Sembra che nessuno esca, vada in giro, osservi gli altri.
Ma signori, ma dove siamo? Siamo in un luogo di lobotomizzati, di esseri ipnotizzati di cui l'ipnotista può fare ciò che vuole.
Non andrei mai in Val di Susa. La loro è una battaglia di retroguardia. E anche se venisse fermata la TAV? Che cosa accadrebbe? Nulla. Gli ingranaggi del sistema continuano a girare. Anzi, paradossalmente alcuni penserebbero di avere vinto qualcosa, quando invece hanno perso.
Deve incrinarsi il sistema, e deve farlo da solo. Solo in quel caso potrebbe aprirsi qualche spiraglio.
Credo nella Provvidenza.
laorchi@gmail.com
laorchi (Registered) 23-10-2011 12:14

Stima. Siamo ancora troppo pochi. La maggioranza crede ancora nella modernità e nello sviluppo. forse le parole virtuali fanno parte del meccanismo del sistema, ma le idee sono come i virus: si attaccano. Ieri hanno contaggiato me, domani qualcun altro. Provvidenza, caso, sincronicità. Ci credo anch'io.
Giovanni Marini (Registered) 12-07-2011 17:10

Quella di Grillo che lancia il sasso e nasconde la mano è la versione della stampa di regime. Sta di fatto che è stato l'unico a metterci la faccia.
stef.no@tiscali.it
stefno1 (Registered) 14-07-2011 15:45

Grillo ci avrà messo pure la faccia ma poi ha portato quella e il suo didietro in Costa Smeralda a riposarsi per le troppo fatiche.
Se ti va di essere preso per il c., accomodati pure.
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!