Riflettiamo su di noi: spunti per una decrescita in Italia
29 ottobre 2011

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La situazione italiana, da tutti i punti di vista, va a rotoli, comunque la si rigiri. Non ha più molto senso affermare solamente che vogliamo andare oltre la destra e la sinistra, che ci asteniamo dal voto, che non siamo complici. Non sentiamo, realmente, neppure più il bisogno di affermare che la Costituzione è carta straccia, oppure che va cambiata perché obsoleta. I principi fondanti la nostra società non esistono più. Vuol dire che erano sbagliati?
Se la pensiamo così dovremmo essere quasi contenti. Il sistema dei diritti e dei doveri è in via di smantellamento. Sta già succedendo. Lo vediamo con i nostri occhi, lo viviamo sulla nostra pelle. Io non la penso così. Sono convinta che l'imperativo categorico sia quello che occorre denunciare e decostruire, ma poi progettare, individualmente e collettivamente. E' il momento di “decolonizzare l'immaginario”, mi dico.
La crisi economica è in corso e benché gli effetti si vedano ancora poco, immagino che ci sia sempre più gente che li vive drammaticamente. Alla Caritas le file si allungano, il sistema di Welfare, continua a tamponare i guasti più grossi, con gli ammortizzatori sociali e altro, ma perde i pezzi, e ciò che rimane fa acqua da tutte le parti. Basti pensare alle soluzioni trovate per la lotta dei pastori sardi. Da quel poco che ho potuto capire hanno ricevuto incentivi i trasformatori del latte, in cambio dell'accettazione di un prezzo concordato, un po' più alto di quello di mercato, per la materia prima. Con buona pace del contribuente. Il cattivo governo della cosa pubblica sta distruggendo l'idea che lo Stato sociale keynesiano, un po' corretto, possa sopravvivere, per far fronte alle storture dell'agire privato, che, si sa, è mosso esclusivamente dal tornaconto personale.
Fino a qualche anno fa la maggioranza dei cittadini pensava che privatizzare alcuni servizi potesse servire a snellire l'azione pubblica riducendo la spesa, la pressione fiscale, e ridare fiato ad un'azione privata, che, pur mossa dal fine del profitto, avrebbe accresciuto l'efficacia e l'efficienza che mancavano ad un governo accentratore, burocratizzato e corrotto, miope e incompetente. Ora vediamo che, nell'ambito assistenziale e medico, solo per fare un esempio, i privati operano e curano coloro che possono pagare, e non coloro che ne hanno più bisogno, anzi, spesso curano i sani, distorcendo persino le diagnosi per arrivare al loro scopo.
Chi si ritiene un po' “antisistema” e vuole “filare da sé la propria storia” ha un'occasione unica: può immaginare quello che vorrebbe e come lo vorrebbe, in ambito sociale, pur senza poter decidere di realizzare, qui ed ora, ciò che pensa. Mi piacerebbe che si svegliassero quei tanti giovani che sembrano aver mordicchiato la mela della favola, e se la dormono, ed evadono dalla realtà, oppure si esauriscono in un'azione dal fine banale, oppure si deprimono e si chiudono al mondo.
Da tempo immemorabile sono i giovani che in una società detengono le fette più grosse dell'immaginazione e nella nostra società molti ragazzi hanno un titolo di studio elevato, che ci porterebbe a pensare che abbiano gli strumenti per progettare, a ragion veduta, un futuro migliore, in cui il denaro ha sono una piccola importanza, quello che gli è stato storicamente più proprio, di essere mezzo di scambio e di pagamento. Nel nostro paese si sprecano i filosofi, i laureati in scienze politiche, in architettura, e così via, che saprebbero e potrebbero ragionare in grande, e che invece per necessità di sbarcare il lunario, dovendo lavorare nei call center, o simili, esauriscono lì le loro energie, seppure per pochi soldi, e per un tempo sempre più determinato, trastullandosi con il divertimentificio a buon mercato nel tempo libero.
Siamo tutti travolti e sopraffatti da un sistema che non dà benessere. L'economicismo è imperante, pure bisogna immaginare una diversa economia. E' ormai troppo generico parlare di autoproduzione ed autoconsumo rinviando alle calende greche, e agli altri, l'arduo compito.
Personalmente immagino una diversa Italia, in cui i ragazzi, estromessi dal mercato, cominciano a percorre un diverso tragitto per la loro sopravvivenza. Una strada di decrescita, in cui si abbia come scopo quello di creare dei beni individuali e comunitari, più che merci, in zone ed aree abbandonate dalla speculazione capitalistica.
Richiamando alla mente le immagini viste molto tempo fa, su quello che era L'Aquila del dopo-terremoto e quello che erano diventati molti suoi cittadini, zombies impotenti di fronte alle rovine come alle “case di Silvio”, mi sembra di riconoscere una metafora. Così è ora la nostra società italiana, ciò che è stato creato dal secondo dopoguerra ad oggi. Noi siamo lì, di fronte, e guardiamo depressi, senza neppure desiderare di capire di chi è la colpa. Gli aquilani si sono sentiti impotenti, infelici come non mai, eppure hanno accolto passivamente quel che si stava preparando per loro, hanno una responsabilità personale pesante, così gli italiani. Lentamente potremmo prendere coscienza che forse si è sbagliato tutto, che occorre ricominciare a pensare e ad agire. Forse questo nostro confrontarci è già un inizio.

Daniela Salvini

Commenti
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anarca@hotmail.it
Martin Venator (IP:87.16.136.104) 29-10-2011 20:06

Per cominciare a capire quale sia dunque il punto d'arrivo verso cui tendere - non importa in quanto tempo, l'importante è che sia un punto d'arrivo puro, senza compromessi dovuti a fretta, paure, convenienze di ogni sorta - bisognerebbe cominciare a prendere coscienza del come e del quando si è cominciato a sbagliare tutto: un analisi che va nelle viscere della storia dell'umanità.

Un'analisi questa che può essere semplificata però dai cuori puri, perchè un cuore puro non ha bisogno di analizzare la storia, giacchè possiede il talento di ricondurre, di tornare al cuore: il Ricordare.

Un talento questo di cui i ragazzi menzionati da Daniela dovrebbero essere in grado, se solo non avessero i cuori gelati e gli animi spenti a causa di una mente annebbiata. E quindi?

Quindi decolonizzare l'immaginario dei giovani, ma farlo davvero e farlo bene, in modo radicale, affinchè rinasca una grande forza immaginifica-realizzativa, che parta da molto in alto e che non sfoci dunque in sterili e banali istanze sociali, in lotte di classe da terzo e quarto stato (quello che si sta auto-smantellando) e in religioni di terza mano più dannose per chi ha l'artrite anzichè positive per chi ha sane spinte interiori e spirituali.

La colpa di tutto ciò chiaramente è nostra, dell'uomo. Dobbiamo capire qual'è questa colpa.
Se provassimo a Ricordare?

Avere paura può essere umano, ma è troppo umano, quasi bestiale, cedervi.
La colpa è quella, ad un certo punto della storia, di aver fatto vincere la paura.

La paura genera delle crepe, nelle quali si insinuano i pensieri parassiti, che annebbiano la mente, le coscienze e portano veli anche al cuore, attenuando sempre più la sua luce e il suo calore. Ombra e gelo. Una Terra senza sole.

E' dura un po' per tutti risalire esperienzialmente alla paura primordiale, quindi bisognerebbe farlo razionalmente, ma non funzionerebbe.

Si potrebbe cominciare allora con l'affrontare i pensieri parassiti del momento, di ognuno, qui ed ora, affrontando e vincendo tutte le paure che questi ci oppongono ogni qualvolta cerchiamo di tendere verso i nostri sogni, le nostre ispirazioni libere da ogni paura o buon senso moderno.

Fermarsi a riflettere (il buon caro latino Otium) sulla nostra condizione è già una grande conquista, perchè significa essere padroni del nostro tempo, perchè la realtà è che non lo siamo, giacchè ci hanno insegnato che il tempo è denaro.

Fermarsi a riflettere significa essere padroni di noi, della nostra mente, perchè significa fermare una quantità infinita di "DEVO fare [qualcosa]".

Fermiamoci e pensiamo: ma chi è che deve? Il mio vero e duro volere o qualcosa che si è impossessato di me?

La risposta è semplice. Se nell'assecondare quel DEVO stiamo male dentro, allora siamo schiavi di un parassita. Non ci sono scappatoie.

Mentre cerchiamo di capire razionalmente come, dove e quando nasce questo parassita, cerchiamo di eliminarlo quotidianamente da noi stessi e così facendo, con l'esperienza, lo capiremo anche un po' meglio e sempre meglio lo sapremo affrontare ed eliminare.

Tanto per cominciare a capirlo:

1. L'uomo oggi è una bestia schiavizzata in giacca e cravatta con automobile, frigorifero, microonde, portatile e cellulare, ma non è sempre stato così.

2. La Terra è deturpata in un modo senza precedenti e qui è molto più palese che non è sempre stato così.

La Terra però è la proiezione delle volontà degli uomini. Se la Terra ad un certo punto ha cominciato ad essere deturpata, evidentemente nell'uomo si è incrinata una volontà che fino ad allora era sempre stata uguale a se stessa: l'armonia della sua vita con i cicli naturali di tutto quanto lo circondava.

Ad un certo punto l'asse di questo volere si è storzellato: chi, cosa, come, quando e perchè lo ha storzellato?
Possono le risposte a queste domande avere a che fare col parassita su menzionato? Io dico di si.

Riflettete. Concedetevi un po' di otium, sennò siete già morti.
Noto (Registered) 30-10-2011 16:32

Tutte belle parole, ma è difficile fare qualcosa di fronte ad un nemico di queste proporzioni. Consiglio di leggere l'articolo che sto per postare e forse ci si renderà conto che non è tanto un problema di decrescita o di desideri ormai sopiti dei giovani, ma è piuttosto una percezione di reale impotenza!
http://coriintempesta.altervista.org/blog/la-scienza-scopre-la-rete-capitalista-che-controlla-leconomia-globale/
ottavino (Registered) 30-10-2011 22:40

Abbiamo imparato fin dal '68 o anche da prima, che "le masse" pensano qualcosa, lo progettuano e lo attuano.
Può essere che qualche volta sia andata così, però questa impostazione, nel mio caso, è da un bel pò che è andata in crisi.
Ognuno vede dalla sua personale finestra il mondo là fuori. Credo di capire cosa vedono gli altri, ma di solito non è quello che vedo io.
Io vedo che la cosiddetta "democrazia" ha fallito, ma impiegherà ancora un pò a tirare le cuoia.
La democrazia ha di fatto ucciso il potere, la capacità del potere, l'esercizio del potere.
Ma senza potere, non si può vivere, meglio morire.
I fatti recenti ne sono la prova. Di questi tempi ci si preoccupa se Berlusconi riuscirà a far approvare gli impegni che ha preso in europa.
A me questo suona strano. Per me il giorno dopo che Berlusconi aveva preso quegli impegni, tali impegni dovevano già essere operativi.
E' tutto qui il problema. E io non sono affatto Berlusconiano.
E' proprio questo continuo chiacchierare che va per la maggiore nel nostro mondo che ci uccide.
Giovanni Marini (Registered) 02-11-2011 14:32

Al punto in cui siamo e con le fosche prospettive che si intravedono io penso che il problema della decrescita sia destinato a passare temporaneamente in secondo piano. Così come i sogni romantici. Se hai un governo ostile non è possibile alcun tipo di decrescita volontaria, e comunque la decrescita vera, non quella snobistico-individualista ce la stanno preparando le élite al potere.
A mio parere bisognerebbe che i vari movimenti di alternativa trovassero un punto di convergenza almeno su un punto condiviso: il recupero della sovranità nazionale. Altrimenti non capisco di cosa parliamo, che si vuole fare, dove si vuole andare se i nostri destini vengono decisi fuori dai confini nazionali.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 02-11-2011 17:13

Abbiamo bisogno di recuperare la nostra sovranità come c'è bisogno di aria per respirare, ma l'Impero globale fa un sol boccone degli Stati nazionali di piccole dimensioni e scarse risorse come il nostro. Se l'Europa non funziona si può pensare a una federazione di nazioni latine mediterranee, a un'altra area franco-germanica, a un'area centro-orientale, magari federate. Bisogna pensare in grande davanti alla grande svolta che si profila. Il ritorno allo Stato-Nazione è non antimoderno ma anacronistico.
ottavino (Registered) 02-11-2011 21:39

I nostri destini sono decisi fuori dai confini nazionali? Magari! Cosa deve succedere a un popolo di sprovveduti? Dovremmo ringraziare chi si prende cura di noi!.
daniela (IP:151.42.63.114) 03-11-2011 11:49

Il popolo greco vuol parlare e Papandreu gli dà qualche possibilità con il referendum. Per me è un bene. Gli indignati vogliono parlare ma non ce li fanno vedere granché, purtroppo. Anche se penso a movimenti non violenti, alla Gandhi, mi sono convinta che anche i black bloc, a modo loro, vogliano parlare: opporsi a molte cose alle quali mi oppongo anch'io. Il movimento fantasioso e transnazionale di Nizza sta cercando di parlare: si oppone alla finanza e a questo modello di sviluppo, propone la Tobin tax e vere patrimoniali. Il movimento della decrescita sta parlando, può convivere con tutto questo e procedere in ogni caso, prima e dopo la crisi. Massimo Fini dice che il popolo italiano è poco vitale e non riesce a creare un vero movimento di opposizione. Un po' è vero, ma un po' no. Fiutando il vento vedrei delle possibilità per chi è ormai ultrasensibilizzato. Quelli che simpatizzano per MZ hanno ormai maturato una base comune solida. Mi sembra di capire che ci sarebbero linee di tendenza in cui confluire, ciascuno secondo le proprie sensibilità. Rifiutiamo in ogni modo il pacchetto che ci propone l'Europa della finanza e la lettera dei nostri governanti. Potremmo mutare il corso delle cose se qualcuno, ragionando tutti insieme, riuscisse ad individuare la rotta, a farci comunicare, a farci agire nella nostra realtà particolare con efficacia.
h2otonic (Registered) 04-11-2011 16:15

E' certo che non si puo' incidere sui destini di un individuo o di un popolo, ma ci si deve almeno attrrezzare adeguatamente per predisporsi al peggio o per cogliere le future opportunita'.
Intanto sono state definitivamente messe da parte le premesse di tipo clessiste e settarie , di stampo bolscevico-sessantottino, ed e' entrato finalmente in crisi un sistema globale che si reggeva sopratutto sugli esiti dell'ultimo conflitto mondiale, essendo contraddittorio ed utopistico nei suoi stessi postulati, idebolito dal suo stesso progredire che contemporaneamente al suo affermarsi generava squilibri geopolitici ed impoverimento morale prima che materiale generalizzato e che riusciva qualche volta a neutralizzare ma mai a sconfessare le fondate critiche, nonche' le geniali pessimistiche previsioni, che ad esso venivano mosse da punti di vista veramente antagonisti.
Va detto che a fronte di una debolezza intrinseca di quello che viene definito comunemente come l'impero ma che di imperiale ha poco o nulla, gli unici ostacoli al suo neccessario espandersi, li ha trovati in popoli uniti da miti condivisi e guidati da capi carismatici ed autorevoli.
Questo anche nella fase precedente all'ultimo conflitto, voluto proprio per eliminare pericolosi visioni del mondo alternative che rischiavano di neutralizzare sul nascere il potere finanziario mondiale che si andava costituendo.
Purtroppo solo la periferia dell'"impero" si e' salvata dalla valanga materiale individualistica che col suo relativismo elevato ad etica, e con le utopie umanitarie spacciate come cardini della convivenza universale, ha travolto nazioni e tribu'.
Appare difficile che senza terribili scossoni possa organizzarsi una alternativa durevole allo status quo, caratterizzato da una umanita' drogata ed infiacchita che ha perso di vista se stessa.
Non oso prevedere, ne' pronosticare, dato che troppe volte la realta' sopravvenuta ha superato l'immaginazione piu' creativa.
Come, ad esempio, il degno presidente degli italiani che saluta in apparenza "partecipe" ma evidentemente alieno i resti trenoesibiti di un Milite Ignoto di un'altro mondo.
ruc català (IP:87.3.206.123) 06-01-2012 19:03

1) Non giocare a gratta e vinci, lotterie, schedine varie, lotto enalotto ecc.
2) smettere di fumare chi fuma.
3) Astenersi il più possibile dal girare in macchina (salvo chi con la macchina lavora) e più che altro non andare in autostrada
4) evitare tutte le spese di vestiario, calzature, hi tec, prodotti per lo sport, prodotti per la casa, per la persona (a parte il sapone e shampoo), creme e cremette e belletti vari, per il tempo libero.
5) attenersi scrupolosamente ai cartelli stradali, dove è scritto 10 km/h fare 10, dove 30 fare 30. E così via. Io l'ho fatto e vi posso garantire che la gente dà veramente nel matto. Scopo paralizzare il traffico e far schizzare la bile ai più.
Dopo qualche mesetto di questa cura, si sarebbe compiuta la più pacifica delle rivoluzioni. Stato fallito e ricostruire.
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