Luce ed ombra
24 dicembre 2011

Image
 

Siamo in guerra. Non c’è la crisi. E se c’è e così la vogliamo chiamare, chi l’ha creata a tavolino oggi ci presenta i suoi servi per fingere di risolverla. Per chi domina il mondo è relativo che si produca troppo o troppo poco. Non è fondamentale che si cresca né tantomeno decrescere (che non significa niente). Questi sono fenomeni secondari, che pur producono tragedie sociali, disperazione, alienazione. Secondari perché non cause ma effetti.
Ad un livello più alto, in una partita a scacchi che dura da millenni, luce ed ombra si fronteggiano. L’avanzata e l’arretramento dell’una o dell’altra producono le evidenze sulle quali si attestano le attenzioni ipnotizzate dei popoli “lucidamente e responsabilmente vigili sui democratici destini del mondo”. Se volessimo calare nella storia lo schema apparentemente manicheo, potremmo dire che questa è l’ennesima guerra tra Roma e Cartagine, tra l’ordine ed il caos, tra il bello e la distruzione, tra i boschi ed il deserto…tra la vita e la morte. Nel mondo cancerogeno e radioattivo appare difficile identificare un fronte luminoso. Più semplice, per i pochi che posseggono i mezzi per una lettura “strutturata” della storia, l’identificazione di un fronte oscuro, organizzato piramidalmente, dal livello esoterico fino a quello politico culturale, passando per le elite sapienziali e quelle tecno-finanziarie.
Ma se Cartagine è viva ed in buona salute, Roma dov’è? Dovunque vi sia vita, speranza, luce. Roma è il simbolo di un mondo nel quale il ghiacciaio concede acqua al fiume, che la porta agli esseri viventi, che la assumono quale parte dinamica di sè. I nemici di questo mondo desiderano intensamente, ossessivamente, che quel fiume sparisca e che al suo posto vi sia solo sabbia, pietrisco e polvere. Essi bramano la distruzione di ogni foresta, l’inquinamento di ogni mare o fiume o lago. Vogliono la fine di ogni luogo silenzioso ed ispiratore, odiano l’arte, la vera arte, ed ogni forma di viaggio che porta l’uomo a staccarsi dal suo corpo per poi tornare con una musica struggente, un tratto fascinoso da pennellare, un muscolo virile da scolpire. Odiano tanto gli uomini quanto gli animali, e progettano l’estinzione degli uni attraverso le tecnologie genetiche e l’indifferenziazione razziale, culturale e linguistica, e degli altri attraverso l’attacco ad ogni residuo habitat naturale che permetta l’esistenza di un microcosmo equilibrato ed indipendente dalle distruzioni moderne.
Il mondo delle origini e delle meraviglie naturali, e le civiltà che in esso nacquero e si estinsero, era nel suo insieme, la luce, il bello, l’armonia. Quello che la Roma delle origini volle rappresentare. Anzi, il motivo stesso per il quale Roma fu fondata: oltre il millennio etrusco ed il caos imminente, un principio di affermazione di luce e splendore. Non la perfezione, orribile orizzonte psichico di natura giacobina, che alcuni modernissimi anti-moderni agitano sconsideratamente contro chi ricorda le civiltà antiche ispirate ed orientate verso l’alto. Oggi Roma resiste perché ed essa appartengono tutti i residui di vita e bellezza, di flora e fauna; perché ogni celeste del cielo e verde di selva è frutto della “mente” degli dei che così vollero pensare e disegnare il mondo. La luce resiste perché è immensamente vasto il cosmo delle meraviglie, e la sua definitiva distruzione potrà avvenire solo quando tutto, tutta la Terra avrà cessato di brillare e pulsare. Ecco perché i padri ed i figli di Cartagine vogliono distruggere tutto senza fare prigionieri, ecco perché vogliono la fine di ogni tradizione, di ogni via al sacro, di ogni popolo, lingua. Capitalismo e tecno finanza, sovranità monetaria usurpata, controllo dei media per narcotizzare ed ipnotizzare, sono solo dei mezzi e non il fine ultimo. Ci vogliono lasciare nei recinti muti colorati della modernità, con tanto materialismo, un po’ di decrescita, un pizzico di buddismo o di islam, che qualcuno considera “ultimo baluardo della tradizione”, ed ovviamente il solito pacco di democrazia, egualitarismo, solidarietà, pacifismo, buonismo, volontariato, società civile, razionalismo. C’è n’è per tutti, al supermercato del simulato dissenso. Da Marx alla new age dispongono di ogni percorso e, diabolico assurdo, traggono profitto da ogni opzione, sia essa conformista o anticonformista, atea o new age, pantofolaia o vitalistico titanica.
Tanto, che tu sia buddista o cattolico o musulmano, a loro poco importa. Puoi essere uno skin head od un no global, un keynesiano, un socialista, uno statalista, un liberale, un turbo capitalista od un fondamentalista ecologico. L’importante è che tu non sappia, o non creda solo anche per un attimo, che tutto avviene nello stesso recinto e che tu in quel recinto, nel quale non credi di vivere, sviluppi il tuo apparente dissenso, opposto ad apparenti dissensi di segno diverso, anch’essi come il tuo sapientemente controllati. I figli di Cartagine, così come il predatore di cui ci parla Castaneda, si nutrono di ogni forma di vita ed energia (prana) ed in particolare della sua forma umana (ki). Ogni forma di libertà assoluta, ogni lucidità estrema è sintomo di grandi risorse energetiche (la patina di luminosità di cui ci parla Don Juan) e come tale va attaccata e predata.
Riflettiamo per qualche momento, ma poi il predatore ci sussurra perfidamente: “Ma quale Roma e Cartagine, ma quale ombra o luce, tutto questo non esiste, è solo il delirio di un pazzo. I pazzi erano sacri solo nelle civiltà primitive, nelle caverne degli uomini preistorici con la pelliccia, la clava e la lingua scimmiesca, come ci insegna il grande Darwin. Esiste solo la storia, il suo divenire, lo sviluppo e l’antisviluppo, la democrazia, e la dittatura. La modernità è la meraviglia delle meraviglie che ti renderà felice, e se dovrai pagare piccoli pedaggi, un figlio morto per overdose di eroina, qualche aborto per affermare i diritti civili, una strage di operai sterminati dalla chimica e dai suoi veleni, un po’ di morti in incidenti stradali durante le feste consumistiche travestite da eventi religiosi; ebbene non ti preoccupare: noi figli di Cartagine ci nutriamo delle energie di quei morti allo stesso modo di quelle dei vivi che nascono e muoiono nei nostri recinti. E’ un piccolissimo pedaggio alla modernità, l’era della felicità che tutti aspettavate da sempre. E se non vorrai essere entusiasticamente moderno, non ti preoccupare…potrai scegliere di essere anti-moderno."

Marco Francesco De Marco

Commenti
NuovoCerca
v.delmedico@virgilio.it
Vincenzo (Registered) 24-12-2011 11:49

Leggere le parole di De Marco è sempre un piacere immenso, ma la mia rassegnazione resta lì. Sapere che qualunque dissenso, tacito o manifesto, fa parte del (o viene ricondotto al) recinto prestabilito è allucinante. Unica flebile soddisfazione è il riuscire a testimoniare un minuscolo frammento di vita, certo inutile nell'immensità spaziale e temporale che ci sovrasta.
anarca@hotmail.it
Martin Venator (Registered) 25-12-2011 19:53

Un frammento di vita in un'immensità di morte è tutt'altro che inutile: è la sementa di una nuova nascita, di una Roma che si rinnova.
Il frammento va sorretto e alimentato con forza e vigore, da quanto di più grande è custodito nei nostri cuori e che l'ombra cela, con tutte le astuzie di cui è capace, alla nostra percezione, alla nostra coscienza. Ce lo tiene nascosto perchè sa che per un uomo che ritrova il suo centro luminoso, tutto il mondo lo ritrova e l'ombra si dirada, è sconfitta.
MarMar81 (Registered) 27-12-2011 18:37

Questo articolo esula totalmente dalle mie conoscenze e dalla mia visione del mondo. Non so se l'apprezzo oppure no, riconosco un'idea forte dietro ai concetti espressi dall'autore ma non riesco ad afferrarli pienamente.
Non mi è chiaro, ad esempio, chi sarebbero questi fantomatici "cartaginesi" sempiterni che ci trattengono nel recinto e che si nutrirebbero delle nostre energie...?
Misopickle (IP:87.21.135.104) 27-12-2011 20:29

Uno scritto pieno di passione, di emozioni forti, di senso di disperazione - condivisibile - per la pessima situazione mondiale attuale, e non già per l'aspetto economico quanto per il degrado morale diffuso. Condivisibile forse anche, il senso di inanità di ogni sforzo, moderno o antimoderno che sia,per cambiare la situazione. A uesto punto però, lo scritto si presta a diverse critiche. Infatti, se è vero che la Storia si ripete in cicli, è pur vero che questi cicli, come ruote, vanno solo in avanti, in quella ruota che definiamo Tempo grazie alle nostre deboli capacità di vedere null'altro che il presente, e ricordare forse frammenti del Passato. E' su questi che mi "cade" l'Autore. Intanto il frusto dualismo del contrapporre Bene/Male. Che cos'è il Bene, Roma? e il male, Cartagine? La visione degli storici vincitori, come Plutarco, tito Livio o Lucio Anneo Pittore ovviamente, come si fa sempre in questi casi, schiaccia la verità e la deforma a suo comodo, come tuttora avviene. In realtà Cartagine non fu l'odiosa città di pagani sacrifica-bambini nè roma il sacro recinto di virtù spirituali, sebbene entrambe avessero una loro visione del mondo da cui oggi dovremmo tutti imparare. A me sembra che la politica romana fu marcata dall'eterno imperialismo di cocente attualità moderna di marca USA/Israele più comprimari, con costanti prevaricazioni, provocazioni ed aggressioni, per prendersi brutalmente l'Imperium sul Mare Nostrum. Nulla è cambiato.
A me pare che sia il dualismo bene/male, che lo sposare la cultura romana quale faro di civiltà da riproporre, sia un'operazione alquanto antistorica di stampo nostalgico dei bei tempi Andati.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 27-12-2011 21:39

Io intendo che Roma e Cartagine nella visione di De Marco non sono due entità storiche ma due immagini-simbolo che evocano il Bene e il Male. La Roma storica è quella ben sintetizzata da Misopickle. Del resto anche chi tende a mitizzare, come Evola, vedeva in Roma già operante la decadenza. Allora il vero oggetto della discussione non sono Roma e Cartagine ma se si possa concepire la storia come una lotta fra il Bene e il Male. A un primo approccio si potrebbe affermare che non esistono Luce e Tenebra come entità opposte ma una progressiva diminuzione dell'intensità di luce. D'altra parte quando avvertiamo che ciò che chiamiamo bene si è mutato nel male, utilizziamo parametri di giudizio in cui ciò che intuiamo come Bene si contrappone a un Male, avendo dunque Bene e Male consistenza ontologica. Tutto ciò ha senso nelle scelte di ordine morale. Se ragioniamo sulla storia, è molto più realistica una concezione dialettica in cui bene e male si intrecciano e si sfumano l'uno nell'altro in un groviglio difficilmente districabile. Ma a questo punto subentra il rischio del relativismo e papa Ratzinger ci bacchetta.
aragorn (IP:95.245.51.22) 28-12-2011 13:26

Essere equidistanti, rispetto al dualismo utilizzato come schema nel mio scritto, significa aver rimosso la consapevolezza della propria identità. Io sono un europeo, italiano della Magna Grecia. La mia civiltà delle origini è oggi rappresentata dalla mia lingua di origine indoeuropea, dal diritto romano e poi ghibellino imperiale, e da tante istituzioni, ormai svuotate dei significati più profondi, ma che nel caos generale rappresentano un'idea di mondo armonico da potersi creare in futuro. Il mio mondo, che è anche il vostro mondo anche se non lo sapete o non volete ammetterlo, è tutt'uno con la sua storia. La Roma storica appartiene certamente al passato. Ma l'idea che Roma rappresentò nel buio dell'inizio dell'età oscura, la sua volontà restauratrice di un'età luminosa, è altro, ed è attualissima e, da quello che vedo, rappresenta l'unica idea di mondo e civiltà totalmente alternativa al mondo moderno, a meno che non si vogli scendere di livello e parlare di decrescita o pannelli solari. Roma siamo noi, Cartagine qualcun'altro. Lasciamo stare le perfezioni, dalle quali già prendevo le distanze nell'articolo. Roma è mio Padre/Madre. Perchè io sono italiano ed europeo e la mia civiltà, che non è quella attuale, ma quella che verrà, sogno che venga costituita non con astratte formulazioni "da cittadini del mondo". Roma aveva un'idea aristocratica e guerriera dell'esistenza ed una visione solare del sacro, assimilabile in tutto e per tutto ad ogni civiltà indoeuropea, da quelle indo iraniche fino alle nordico scandinave. Nella sua essenza profonda, l'idea primordiale di Tradizione solare incarnata nel principio di unità spirituale tra Terra e Cielo, è la stessa dei nativi americani o degli shintoisti del giappone imperiale. Quello che sfugge ai più è l'unità "sottile" di tutte le civiltà antiche, alle quali io sento profondamente di appartenere, fino al punto di pensare di rappresentarne l'attuale esistenza e resistenza alla definitiva scomparsa.
Quello che sfugge ai più, è l'attacco sistematico e costante che un mondo partorito da un buco nero del cosmo, ha operato contro tutte le civiltà solari del pianeta, distruggendo Roma, i celti, le civiltà nordiche, per poi passare alle distruzioni d'oltreoceano, dagli amerindi ai polinesiani. Un orda demonica chiamata mondo moderno, strutturata a partire dalle forze del mondo invisibile che danno forza a tutti i successivi livelli della piramide: elite sacerdotali, religioni, elite intellettuali, oligarchie finanziarie ed industriali, servitù politica, giornalistica, fino all'ultimo servo della catena. Questa è la guerra che si combatte da millenni. Prendete per buona la notizia come un esercizio intellettuale, per esaminare sotto questa luce tutto quello che è accaduto e sta accadendo.
La stanno vincendo, anche se alla fine perdeanno, perchè noi, grazie ad i loro incanti culturali, ideolocici e psichici, non siamo consapevoli di quello che sta accadendo. Mentre Gandalf cerca di scuotere le menti e di svelare l'attacco che un mondo cerca di portare ad un altro, i più sono scettici e contestano che le cose stiano così. Ma è ora di svelare qualche particolare in più, derogando rispetto al principio della segretezza da riservare a verità che sconvolgono "il mentale". L'ora buia, nella sua tragicità, impone tempi serrati. Se vedrò interesse per questa prospettiva, mi riservo di approfondire ulteriormente, a patto che il buon Max lo permetta.
max (Super Administrator) 28-12-2011 14:57

Il buon max non solo permette, ma addirittura incoraggia.
Regillo (Registered) 30-12-2011 22:46

La nostra civiltà delle origini, l'idea rappresentata da Roma all'inizio dell'età oscura, è una realtà ancora viva, pulsante, che si palesa a chi ha le giuste sensibilità ed il coraggio e la forza di riconoscere le ombre che porta con se, e consente alla propria luce di diradare quel buio. Costui spodesterà la mente, la razionalità, dal trono delle proprie azioni, e ristabilirà dentro di sè la gerarchia naturale, quella dove è il Cuore il metro di misura, la guida, il faro nella notte, quella dove l'Uomo si identifica con la propria Scintilla divina, e non nelle sue convinzioni, schemi, appartenenze politiche, sociali o religiose. A questo mondo appartengono quelle qualità che il mondo moderno più di tutte teme, la dignità, il coraggio, l'audacia, la passione per la vita, l'Amore. E per quegli uomini che ritrovino in sè la Luce inizia un percorso, un'ascesa verso l'alto, una riaffermazione sempre più chiara e potente dei principi che incarnò Roma, e quando sul percorso incontra e si affianca ad altri uomini della stessa natura, si crea una comunità, legata intimamente a prescindere da qualsiasi legame spazio-temporale, potente, più di qualunque esercito, capace di diradare le tenebre più fitte, di riaffermare il Principio luminoso celeste, e di ricalarlo sulla Terra. Uomini d'azione dunque, che consacrano la propria vita a qualcosa di più importante della propria vita stessa, che combattono l'esercito delle tenebre e che non possono fare a meno di farlo, perchè di nuovo in contatto con la propria natura più intima, con la propria fiamma interiore, una fiamma che non può fare a meno di illuminare le tenebre, riscaldare altri cuori, e se necessario bruciare le gabbie che le impediscono di divampare in tutta la sua potenza. Questi uomini esistono tutt'oggi, nel mio percorso personale ho avuto la fortuna di incontrarne, pochi uomini dal destino comune, mossi dalle stesse pulsioni interiori, i loro occhi guardano il Cielo, il loro cuore slanciato nell'ignoto, non conoscono rassegnazione, indecisione, intellettualismi, nè personalismi. Lupi che si confondono tra le pecore, fiamme che pian piano aumentano la loro intensità, ci sono sempre stati, la guerra non è mai finita, abbiamo ancora un mondo da difendere, quel mondo che tanti chiamano mondo della Tradizione, esiste ancora, è in ognuno di noi, la Luce e l'ombra di cui nell'articolo sono proiezioni macroscopiche di ciò che avviene nel nostro microcosmo interiore, la guerra si combatte su entrambi i fronti, e nel frattempo chi già la sta combattendo, attende il sicuro arrivo di nuovi guerrieri, fino alla vittoria finale, quando alla morte e al caos del mondo moderno, si sostituiranno Vita e Armonia.
amugnolo (Registered) 31-12-2011 17:45

Concordo completamente con lo scritto di De Marco, e lo ringrazio per la forza e la bellezza delle parole che ha utilizzato.
amugnolo (Registered) 31-12-2011 17:57

Non comprendo come sia possibile provare rassegnazione, personalmente avverto maggiore stimolo per la battaglia che è si' pericolosa e grave, ma cosa non lo è nella vita se vissuta in modo serio? L'indicazione è di combatterla su un piano alto e non solo intermedio o basso. E comunque il piano dei principi (e quindi del sacro) deve guidare l'azione spicciola e quotidiana.
anarca@hotmail.it
Martin Venator (IP:62.211.227.202) 02-01-2012 18:29

Così De Marco alla fine del suo ultimo commento.

"Mentre Gandalf cerca di scuotere le menti e di svelare l'attacco che un mondo cerca di portare ad un altro, i più sono scettici e contestano che le cose stiano così. Ma è ora di svelare qualche particolare in più, derogando rispetto al principio della segretezza da riservare a verità che sconvolgono "il mentale". L'ora buia, nella sua tragicità, impone tempi serrati. Se vedrò interesse per questa prospettiva, mi riservo di approfondire ulteriormente, a patto che il buon Max lo permetta."

Il buon Max ha detto che non solo permette, ma incoraggia.

Alchè Regillo ci dice che "La nostra civiltà delle origini, l'idea rappresentata da Roma all'inizio dell'età oscura, è una realtà ancora viva, pulsante, che si palesa a chi ha le giuste sensibilità ed il coraggio e la forza di riconoscere le ombre che porta con se, e consente alla propria luce di diradare quel buio.[...]Questi uomini esistono tutt'oggi, nel mio percorso personale ho avuto la fortuna di incontrarne, pochi uomini dal destino comune, mossi dalle stesse pulsioni interiori, i loro occhi guardano il Cielo, il loro cuore slanciato nell'ignoto, non conoscono rassegnazione, indecisione, intellettualismi, nè personalismi."

Infine amugnolo trova, giustamente, incomprensibile qualunque rassegnazione o scoramento da parte di uomini che, in quanto tali, hanno un solo modo di condurre seriamente la propria vita: da guerrieri. E in modo sobrio ci indica "un piano alto" quale guida per ogni azione, finanche quella spicciola e quotidiana.

Tutti gli altri cosa dicono?
Vogliono, come Max, incoraggiare Gandalf a svelare qualche particolare in più di questa guerra profonda - sconosciuta ai più e palesata alle masse solo in ciò che alle elite oscure conviene - per poi agire di conseguenza, oppure, dopo innumerevoli appelli (corredati di particolari significativi) lanciati lungo questi anni su queste pagine, vogliono lasciare cadere anche questo nel vuoto?
kulma (IP:76.120.39.248) 02-01-2012 19:31

Che De Marco spieghi questa cosa. Che sveli questo mistero. Preparandosi anche a delle critiche, visto che non tutti qui sono tradizionalisti, che non tutti credono a questa Tradizione. Perché sembra quasi che ci sia questa Veritá assoluta da accettare per Fede, seguendo la via umida, come il personaggio di destra dell'arcano del Papa (http://www.quintoquadrante.it/Immagini/Tarocchi/papa.jpg). Sto leggendo molte cose a riguardo negli ultimi anni, sicuramente non sono un esperto, peró mi pare di vedere visioni diverse anche all'interno delle correnti classiche tradizionaliste, come quelle di un Evola e un Guenon (a cui mi sentirei anche piú vicino). Per non parlare poi delle visioni di Junger (ormai eletto mio padre spirituale), espresse nel libro Al Muro del Tempo (capolavoro). Lui non é un Tradizionalista, ma é molto amato da questi ultimi. Peró nel libro in questione espone tesi totalmente anti-tradizionaliste, identificando l'Etá dell'oro con le societá di cacciatori-raccoglitori, societá dell'Era delle Madri. E' un libro che ho consigliato a molti amici anarco-primitivisti.
Vi assicuro che non c'é tono polemico in tutto ció, anzi. Vuole essere solo costruttivo. Perché penso si debba cercare dei sincretismi per trovare tutti un pensiero e un'azione comune.
E poi c'é l'eterna domanda. Che fare? A questo bisogna trovare una risposta. Perché, Martin, gli appelli sono tanti, ma se cadono nel vuoto non é solo colpa di chi non "agisce di conseguenza", ma anche di chi non riesce a spiegare bene cosa fare. Perché siam tutti bravi a distruggere. La critica é semplice. E' sicuramente il primo passo. Poi peró bisogna capire cosa fare.

"%u2026quando si annuncia una catastrofe%u2026l'iniziativa passa immancabilmente nelle mani di quei gruppi di eletti che preferiscono il pericolo alla schiavitù. E la riflessione precederà sempre le loro azioni. Tale riflessione si esprime innanzi tutto in una critica alla nostra epoca, cioè nel riconoscimento che i valori correnti sono ormai inadeguati e, in un secondo tempo, nel ricordo. Questo ricordo, quando fa riferimento ai Padri e alle loro gerarchie più vicine alle origini, tenderà a una restaurazione conservativa. Ma se il pericolo aumenta, la salvezza sarà cercata più in profondità, presso le Madri, al cui contatto si sprigiona l'energia primigenia che le semplici forze del tempo non sono in grado di arginare."
E. Junger - Trattato del ribelle.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 02-01-2012 22:24

Una nuova Spiritualità, un recupero dei Valori (le maiuscole non sono casuali) non sono il risultato del pensiero e dell'azione di alcuni Eroi e Guerrieri. Il Signore degli Anelli è solo un bel libro. Soltanto modalità di convivenza e di produzione nuove e nello stesso tempo rivolte all'antico possono produrre, col tempo, una civiltà che non sarà mai l'età dell'Oro, perché la condizione umana è inevitabilmente incatenata alla problematicità del proprio destino, ma sarà comunque un riscatto dall'attuale barbarie. A noi spetta dunque non coltivare miti eroici ma indicare la via della decrescita (che De Marco liquida con troppa sufficienza), del reddito di cittadinanza, della rivalutazione di un'economia dello scambio e del dono,nel recupero di un orgoglio di popolo che non sia più plebe. Sarebbero obiettivi insignificanti se si riducessero a un programma di politica economica. Invece si tratta di perseguirli proprio perché soltanto da una società di questo tipo potranno scaturire, per forza intrinseca e non con atti volontaristici di individui eccezionali, i valori di una civiltà nuova e nel contempo antica.
aragorn (IP:151.81.76.46) 03-01-2012 03:29

Il Signore degli anelli non è solo un libro. E' un condensato di miti ed archetipi indoeuropei (Gandalf/Merlino, Elessar/Artù). Narra perfettamente, con precisione chirurgica, tutto quello che oggi sta accedendo sotto i nostri occhi. Il mondo moderno non finirà certo per la decrescita, per il minor e più consapevole ed ecologico consumo, che, perdonate la franchezza, a me appare soltanto un gioco radical chic di tardo sessantottini in bicicletta che vanno a prendere le uova ed il latte dal contadino. Andatelo a dire a oltre tre miliardi di cinesi, indiani, brasiliani ed emergenti vari, di consumare meno, invece che raddoppiare produzioni ed emissioni cancerogene in pochi anni.
Questo mondo distruttivo ed inquinante finirà per effetto della guerra che muoveremo contro di esso. Oggi pochi consapevoli, domani in numero maggiore. Coraggiosi e pronti al sacrificio i primi, solidali ed alleati i secondi. Quando l'onda diverrà alta ed inarrestabile non ci fermerà nessuno.
Io procedo per questa strada, pur conoscendo le teorie dell'implosione del Sistema e dell'attesa passiva, di scuola guenoniana, della fine dell'età oscura. Converrete che, per chi la pensa così, appare difficile credere che tutto cambierà grazie alla decrescita ed alle armate del buon senso capitanate dai carismatici Pallante e Latouche.
Domani risponderò alle garbate ed interessanti domande di Kulma
anarca@hotmail.it
Martin Venator (IP:95.247.150.116) 03-01-2012 04:07

@ kulma

Sono d'accordo con te. Solo gli stolti muovono critiche al modello attuale senza contrappore un modello diametralmente opposto e di forza maggiore. Un modello questo chiaramente non ravvisabile nell'acqua di lavanda con cui Fuschini vorrebbe sciacquare la faccia all'Europa e al mondo.

Proprio perchè sono d'accordo con te, agli appelli abbiamo sempre accompagnato anche la risposta al "Che fare?".
Evidentemente non è mai stata letta, volutamente o per semplice incapacità di lettura.

Attendiamo le risposte di De Marco.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 03-01-2012 13:10

La decrescita non è né semplice ecologismo né una politica economica in senso stretto. E' uno stile di vita e solo da stili di vita largamente diffusi scaturiscono modelli di civiltà, modalità di convivenza, in una parola spiritualità.
kulma (Registered) 03-01-2012 18:03

@ Martin

Premetto subito che anche qui lo dico senza astio e polemica. Specifico sempre questa cosa perché a volte é difficile interpretare correttamente dei commenti afoni.
Un po' di umiltá, a volte, non guasta. Quando dici "Evidentemente non è mai stata letta, volutamente o per semplice incapacità di lettura", io aggiungerei "o per nostra incapacitá di comunicazione".
anarca@hotmail.it
Martin Venator (IP:87.16.151.169) 03-01-2012 19:36

@ Fuschini

La decrescita prende delle giuste analisi fatte nel piano materiale e da qui genera delle soluzioni, ma i problemi non si possono risolvere sul piano dei problemi, bensì partendo da un piano superiore, perchè questi problemi non nascono qui, laddove invece nasce la decrescita. Se pensiamo il contrario, non siamo diversi da quelli che vogliono affrontare le massonerie internazionali con l'insurrezione delle masse: si finisce con l'essere manipolati. Sessantottini ieri, Indignados oggi.

@ kulma

L'umiltà non c'entra niente.
Le risposte erano modulate per toccare determinate sensibilità, che, semplicemente, non ci sono state o non abbastanza.
Si può modulare in modo diverso, certo, ma questo significa svilire il messaggio e toccare sensibilità meno forti.
kulma (Registered) 03-01-2012 20:42

@ Martin

No, le risposte erano modulate per toccare sensibilitá indottrinate con Evola et similia. Non tutti leggono certe robe, non vuol dire peró non abbiano una luce interiore che brilla piú di tanti che risponderebbero ai vostri appelli solo perché hanno il cervello lobotomizzato dal barone. Io preferisco accendere miccie, poi magari vedere se diventano fuoco o svaniscono nel nulla. E per far questo uso codici linguistici e comunicativi diversi, a seconda dell'interlocutore. Dipende da quello che cerchi. Se vuoi fare una Rivolta evoliana contro il mondo moderno, continua pure cosí. Se vuoi fare qualcosa di superiore, ti consiglio di usare codici diversi, di cercare luci in potenza. E' piú faticoso lo so, ma alla lunga paga. Avrai buoni compagni di lotta. Per Aspera Ad Astra.
kulma (Registered) 03-01-2012 22:07

@ Martin

Un'altra cosa. La decrescita non agisce solo sul piano materiale. Lo stesso Latouche parla di "decolonizzazione dell'immaginario", come primo passo per la decrescita. E' un ricostruire l'intera nostra Weltanschauung. Come dice Luciano, é uno stile di vita. Ma io aggiungerei anche, é una sensibilitá totalmente diversa da quella moderna. Che poi pecchi di ingenuitá o ritorni inevitabilmente all'interno di una visione moderna quando si va sul pratico, é un altro discorso. Ma non per questo va rigettata o liquidata in modo sbrigativo. In fondo é un pensiero giovane, ancora in fase di formazione.
aragorn (IP:151.31.230.212) 03-01-2012 22:14

Vorrei poter esprimere idee prescindendo da Evola e da concetti tipo "Età dell'oro" che vengono, paradossalmente, citati sempre da altri e non da me. Il mio pensiero in alcune parti è certamente divergente da quello evoliano e comunque risente di influenze diverse e di elementi che sono successivi alle opere di Evola. Mi riferisco agli scritti di Castaneda, a Tolkien, diffuso in Italia a partire dal 1977 (Evola muore nel 1974) e ad Junger che, come segnalava giustamente Kulma, non è certamente un tradizionalista.
Fatta questa premessa, rispondo a Fuschini che è proprio quello che lui pensa che sia la Decrescita che io contesto. Non vi sono aspetti spirituali, religiosi, etici, se non di etica sociale che è altro rispetto a quella religiosa o guerriera. Sul sito si parla del corso di cucito e di panificazione, di uncinetto e compostaggio. Pretendere che la spiritualità emerga dal basso consumo e dal pane fatto in casa, significa invertire il mondo delle cause e degli effetti. Basti dire che i "decrescenti" sono laici, atei, cattolici o buddisti indifferentemente e senza che questo abbia particolare rilievo. Ma cosa dovremmo fare, abbandonare qualsiasi culto o conoscenza, ed elevare a weltanshauung il concetto di "moderato consumo", solo perchè questo porta con se condivisibili forme di rispetto della natura e dei suoi cicli, oppure dei ritmi di vita più sereni e quindi più adatti alla attenzione spirituale? Preferisco riferirmi ai Veda ed alle dottrine spirituali degli arya d'oriente ed occidente, dove la grande conoscenza e coscienza del mondo invisibile e manifesto contiene tutte le norme della descrescita, nessuna esclusa, ovviamente relegate al livello ed alla importanza che meritano, rispetto alle questioni dello spirito e dell'anima che rappresentano la luce e la direzione dell'esistenza umana. Perchè un uomo per essere tale ha bisogno non solo di consumare poco o pochissimo e di impattare poco pochissimo o nulla sull'ambiente, ma di venerare i propri Avi, di entrare in contatto con le forze invisibili che costituiscono il principio della vita. Di ricordare le proprie origini, di rinnovare il rapporto di sangue e di spirito con gli antenati attraverso la propria discendenza. Pensiamo veramente che la Decrescita possa dare risposta ad ognuna di queste dimensioni? Credo che già un buon cattolicesimo francescano sia qualcosa di molto più elevato e profondo rispetto a questa sopravvalutata dottrina laico - ecologica, della quale peraltro condivido tutte le indicazioni e tutte le riflessioni.
kulma (Registered) 03-01-2012 23:12

@ Marco, Martin e gli altri Tradizionalisti (scusate la semplificazione)

Voglio fare solo un piccolo appunto per evitare che il discorso con me si sposti inutilmente su qualcosa che non ho mai avuto intenzione di dire. Non vi considero degli indottrinati dai libri di Evola. Ho usato un po' di semplificazioni, cercate di capirle. Il punto a cui tengo, nella mia penultima risposta a Martin, é questo: pretendendo di attirare a se gli spiriti piú forti semplicemente utilizzando un linguaggio a volte molto chiuso, si rischia di ritrovarsi come alleati dei decerebrati che hanno semplicemente letto Evola e si esaltano a certe vostre "parole d'ordine", perdendo invece validi elementi che semplicemente parlano una lingua diversa dalla vostra per formazione personale, ma che nel profondo, nelle interiorae terrae, sono molto piú simili a voi di quanto pensiate.
aragorn (IP:151.81.86.75) 03-01-2012 23:43

Scuso la semplificazione, ma preciso che io parlo per me e non per un gruppo che non saprei da chi è costituito. Non condivido per principio le parole di altri "tradizionalisti" (si può scrivere tranquillamente con la minuscola) che peraltro non riesco ad identificare come tali solo perchè scrivono qualche riga di commento.
Io concordo pienamente con Kulma e aggiungo che io non ho nulla da spartire con la maggior parte degli evoliani, a partire da quelli (presunti) della fondazione Evola. Ho partecipato fin dal primo giorno e dal primo direttivo a MZ proprio per cercare di divulgare il pensiero e la conoscenza tradizionale prescindendo dal neofascismo e dalle trite ed improduttive questioni piccolo tradizionaliste tipiche dei seguaci di Renè Guenon e degli evoliani "intellettuali". Poi, essere ripetutamente accostato a Travaglio e spazzatura simile, mi ha irrigidito e contratto, determinando il mio allontanamento da MZ.
Regillo (Registered) 04-01-2012 04:29

Dici che "la decrescita è uno stile di vita, e solo da stili di vita largamente diffusi scaturiscono modelli di civiltà, modalità di convivenza, in una parola spiritualità". Il seme di un nuovo Mondo nasce dalla riappropriazione dell'Uomo della propria integrità. Solo dopo aver allontanato da sè gli istinti più bassi, dopo aver abbandonato forme di pensiero individualistiche, dopo aver riconosciuto le cause prime ed ultime che hanno portato alla decadenza del mondo moderno, dopo quindi aver riaffermato la propria spiritualità intesa come reidentificazione con il principio solare appartenente alla propria razza ed alla propria stirpe, solo dopo, l'Uomo nuovo, saldo sui propri principi, cosciente della propria esistenza e del proprio ruolo, potrà abbracciare uno stile di vita ed una modalità di convivenza in armonia con ciò che lo circonda. E non possiamo illuderci che possa mai avvenire il contrario, non accadrà mai che il condurre un certo stile di vita, sebbene l'unico potenzialmente capace di frenare l'avanzata della decadenza, possa permettere ad un popolo di riappropriarsi della propria identità, tradizione, spiritualità. Invertire l'ordine dei meccanismi è il gioco del nemico, ed è una visione del mondo che non dovrebbe appartenerci. Noi dovremmo essere qui per "ristabilire" l'Ordine.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 04-01-2012 13:15

Vorrei ricordare che i principali e più immediati riferimenti politici e culturali di MZ sono Massimo Fini e Alain de Benoist. Quest'ultimo ha parlato di decrescita anche prima di Latouche e Pallante, considerandola il cardine di una visione del mondo che superi la modernità. Oggi De Benoist è anche fautore del reddito di cittadinanza. Sono concezioni che, senza bisogno di scomodare gli Avi e le Divinità Solari, possono mobilitare correnti di opinione, possono orientare coscienze confuse ma oscuramente consapevoli che viviamo in una civiltà putrefatta, possono incidere sulla realtà. MZ può restare un movimento culturale e politico se resta ancorato a questi due pilastri, Fini e De Benoist. Formulazioni come "reidentificazione con il principio solare appartenente alla propria razza ed alla propria stirpe" ci porterebbero verso derive senza sbocchi e pericolose.
aragorn (IP:151.59.49.198) 04-01-2012 15:39

Caro Luciano, scusami se mi permetto, e consentimi di dirti con simpatia, come se ancora fossi padrone di casa invece che ospite, che non credo che ci si debba irrigidire a tal punto, peraltro andando in contrasto con il fine del blog che è il confronto, nel quale credo che Regillo, che credo intervenga per la prima volta sul blog e del quale non ho mai letto le opinioni, non credo che pretendesse di imprimere "derive" ad MZ, ma soltanto esprimere un parere.
Perchè se a tutti quello che scrivono gli rispondiamo che le cose che pensano non sono compatibili con gli evangelisti Luca e Matteo, allora si finisce a cantarsela e suonarsela in numero sempre minore, fino a quando sarà più utile usare le email piuttosto che la pubblicazione. Questo per una questione di forma.
Nella sostanza io concordo pienamente con te, e dissento da Regillo: "la reidentificazione con il principio solare appartenente alla propria razza ed alla propria stirpe" è una formulazione retorica inattuale ed abusata che certamente non è spendibile in termini metapolitici e culturali. MZ non potrebbe esprimersi in questi termini ovviamente né tantomeno può occuparsi di culto degli Avi, che si può anche chiamare dei defunti, come fanno i cattolici che accendono un cero quando muore qualcuno, o vanno al cimitero il 2 novembre. Ma noi stavamo parlando di decrescita, ed io mi chiedo se non sia riduttivo per MZ aderire ad una visione più ristretta, per quanto condivisibile, basata su norme etiche ed ecologiche di ispirazione razionale? Io credo che la somma del pensiero di Fini e De Benoist, soltanto per rimanere a due dei riferimenti, contenga un orizzonte più vasto di quello di Latouche e Pallante. Non credo che per De Benoist sia un punto cardine la decrescita o il reddito di cittadinanza, che comunque nessuno discute, ma proprio tu che citi i due autori e li poni come riferimento assoluto, non ti chiedi perchè Fini dica di essere "pagano" e perchè De Benoist abbia scritto "Come si può essere pagani"?
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 04-01-2012 18:36

Caro Marco Francesco,
non ho alcun titolo per considerarmi un padrone di casa né il custode di una presunta ortodossia. Tu sei qualcosa di più di un ospite essendo stato fra i fondatori di MZ. Leggerti è sempre un piacere, perché testi come i tuoi, profondi nel contenuto e stilisticamente pregevoli, sono sempre più rari. Ho riletto la mia risposta a Regillo e non vi ho trovato durezze. Quando Martin Venator ha parlato di risciacqui con acqua di lavanda a proposito di un mio intervento, non mi sono affatto offeso. Si tratta di normali figure retoriche dell'arte oratoria, come la mia lieve e banaluccia ironia sui culti degli Avi e delle Divinità Solari. Evidentemente non frequenti siti dove l'insulto è la regola e non frequentarli è un altro dei tuoi titoli di merito. Se la decrescita fosse solo l'ecologismo delle scampagnate sulle piste ciclabili, mi stupirebbe l'insistenza di un de Benoist sul concetto. Concepiamo decrescita e reddito di cittadinanza, oltre a tante altre cose, come grimaldelli per fare saltare un sistema che non può recepirli senza negare se stesso. Quanto all'essere pagani, o monoteisti o agnostici, sono scelte e modalità del sentire su cui non ho nulla da obiettare. Mi limito a considerare che in un programma politico-culturale rivolto agli italiani e agli europei del 2012, è irrilevante. La mia reazione a certe frasi di Regillo, sempre nell'assoluto rispetto delle persone cui non vengo mai meno, è dettata dall'esigenza di chiarire a nostri lettori desiderosi di informarsi su MZ che certe posizioni non sono le nostre: su MZ ci sono già fin troppi pregiudizi ed equivoci.
anarca@hotmail.it
Martin Venator (Registered) 04-01-2012 20:50

@ kulma

Ancora una volta mi trovo d'accordo con te quando dici di fare qualcosa di superiore, cercare luci in potenza e accendere micce: è sempre questo ciò che ho fatto, che ho cercato negli altri, anche in queste pagine. Contrariamente, sempre in queste pagine, non ho mai usato Evola, nè dottrine, nè tanto meno ho cercato "evoliani" "evolomani" "tradizionalisti": so bene dove questi si trovano e spero che restino li, fuori dal mondo e innocui. Al contrario, quelli che cerco, sono proprio le persone come te, stando almeno a come parli di te stesso: se quello che dici di te è vero, allora già sei pronto a tutto pur di attendere alle tue aspirazioni, al ruolo che senti di avere, anche se non lo hai ben chiaro nella mente. Ma ciò che capisce la mente non ha importanza: conta solo il cuore e il suo slancio in avanti. La mente starà al passo, per quanto con fatica.

E' la decrescita piuttosto ad essere diventata, da analisi qual'era, una dottrina, un'ideologia e di ideologie ne abbiamo già viste tante, troppe nella storia: puntualmente vengono utilizzate da chi avversiamo, se non addirittura create da egli stesso. Questo accade perchè, a differenza del nostro avversario, dalla nostra parte nessuno, o quasi, va mai alla radice delle questioni che attanagliano il mondo.

Circa la decrescita vorrei sottolineare che ho passato i miei anni dai 19 ai 22 a studiare - oltre Massimo Fini - Bernard Charbonneau, Nicholas Georgescu-Roegen, Alain De Benoist, Serge Latouche, Karl Polanyi e Ivan Illich, oltre a tutte le attività del MAUSS e del GRECE. So bene cos'è la decrescita, chi sono i precursori, come nasce, come si è sviluppata, quali sono stati i primi passi pratici e dove andrà.
Non sono sbagliati i principi, tant'è vero che già mi sono espresso positivamente circa le sue analisi. Il punto è che, ripeto, le istanze della decrescita non sono quelle basilari. La stessa "decolonizzazione dell'immaginario" è solo una conseguenza di azioni più profonde, che hanno luogo su altri piani - gli stessi da cui prende le mosse l'avanzata del nemico - da cui non si può prescindere per un cambiamento radicale e decisivo e per una vera guerra a ciò che la modernità porta con sè.

Quello che cerco di dire è che possiamo attingere da veri fuochi e accenderne altrettanti, ben più grandi e forti di quelli che pensiamo possa accendere il pensiero della decrescita, nato da qualche decennio.
Davvero pensate che il fuoco sia nato con la decrescita, così come l'oscurità, cioè la colonizzazione dell'immaginario, sia nata con l'industrializzazione, la crescita e il capitalismo?

La Weltanschauung a cui facciamo riferimento può generare sicuramente gli effetti per cui anche la teoria della decrescita lavora, ma di sicuro non prende le mosse da essa: è precedente, profonda, radicale. Parte da quelle singole micce di cui parli anche tu, che, una volta accese, si esprimono in tutta la loro potenza prendendo la propria vita e gettandola, sacrificandola, cosacrandola alla guerra di cui inevitabilmente si cominciano a sentire (dopo un lungo, ma incosciente, presentire) parte e protagonisti, cominciando anche a capire che i piani di azione non sono più solo quelli che credevano: politico, economico, sociale. Cominciano a vedere che oltre questi piani, ce ne sono altri, che pure presentivano inconsciamente, perchè la realtà è molto più complessa di ciò che credevano e se non lo vedevano prima, era perchè avevano un immaginario colonizzato. Una colonizzazione questa che può essere si diradata, ma solo da una miccia accesa dal fuoco immorituro, che non nasce con la decrescita.

Per quanto riguarda Junger, che tu eleggi tuo padre spirituale (e lo stesso De Benoist lo ha preso più volte come punto di riferimento: ricordiamoci "Ribelli e ribellione" postato nel sito di Movimento Zero), ti posso essere solidale anche in questo, dal momento che anche io, dall'età adolescenziale in poi, mi sono formato principalmente sui suoi testi, oltre che su altri. Non a caso, per presentarmi in questo blog, all'epoca scelsi Martin Venator, personaggio di Eumeswil (a mio parere, il suo romanzo più bello), in cui delineò il suo archetipo ultimo: l'anarca.
Fu un romanzo autobiografico e Junger si collocava proprio nella posizione dell'anarca. E' chiaro però che si collocò li e non oltre, perchè oltre non era riuscito ad andare, così come Nietzsche e tanti altri che non stiamo qui a citare. Tutti avevano colto che c'era dell'altro, tutti erano periodicamente ispirati e in tensione verso più alti e profondi orizzonti, dove si decidono i destini del mondo, ma nessuno ebbe l'audacia e quindi la fortuna di arrivare a conoscere quel fuoco immorituro sù citato, fonte di accensione di tutte le micce in potenza.
Alla fine Junger, per dare un senso alle sue aspirazioni spirituali, nascoste anche a sè stesso, si convertì al cattolicesimo, due anni prima della morte.

@ Fuschini

Chiaramente con "acqua di lavanda" non avevo alcuna intenzione di offendere. Ci mancherebbe. Ho ripreso un espressione di Hegel che utilizzò nell'introduzione al Principe di Machiavelli: "Le membra cancrenose non possono essere purificate con acqua di lavanda, bensì con la più fervida energia".
Atreiu (Registered) 05-01-2012 14:47

Da tradizionalista (virgolette e/o maiuscole mettetele voi) sono profondamente grato a tutti i partigiani della decrescita e agli antimodernisti laici perché le loro suggestioni sono un eccellente primo livello di analisi e, soprattutto, godendo di una certa visibilità mediatica, possono contaminare positivamente il grande pubblico. Fungono, insomma, da straordinario ariete di sfondamento. Senza arrivare a Massimo Fini, ne è testimonianza anche il Latouche gagliardo di qualche anno fa, quello che portava in televisione e in giro per il mondo la sua critica alla civiltà dei Lumi con un impatto quantitativo senza eguali. Di tutto ciò i tradizionalisti come l'ottimo De Marco sono perfettamente consci e, non a caso, nonostante l'ostentato disprezzo, fondano/frequentano spazi come questo per avere la possibilità di esternare le loro posizioni approfittando del fatto che altri hanno già sgrezzato la materia prima. Usano, insomma, il mondo della decrescita come territorio di caccia, ma non sembrano avere nemmeno la decenza di riconoscere agli animatori ideali il merito di averlo messo su. Personalmente, trovo davvero fuori luogo l'abitudine di certi personaggi del mio mondo di attaccare tutto e tutti a testa bassa per appagare il proprio narcisismo distruttivo. È lecito, per carità, ma se la prospettiva è quella di non concedere nulla alla altrui posizione, nonostante le positive evidenze, forse sarebbe meglio accomodarsi fuori del tutto. Almeno, si dimostrerebbe maggiore coerenza.
aragorn (IP:151.83.64.211) 05-01-2012 17:41

Caro Atreiu, il tuo scritto contiene delle imprecisioni, frutto, probabilmente, della mancata conoscenza di particolari fondamentali. Io non "frequento" spazi come questo. Io sono stato uno dei fondatori di MZ a partire dal giorno della riunione che si tenne nella libreria di Roma in piazza montecitorio. Ho fatto parte del primo direttivo di MZ, per diversi anni. Ho scritto l'appello contro la dittatura bancaria che è ben evidente in questo sito. Ho organizzato, insieme agli altri, la campagna NO VOTO, attaccando manifesti e distribuendo volantini. Ho organizzato almeno venti banchetti di MZ per parlare di signoraggio e sovranità monetaria. Ho macinato decine di migliaia di chilometri assieme a Mannino, Marcon e Lomonaco per mandare avanti MZ. Attribuire a me il "narcisismo distruttivo" mi sembra ingiusto. Io in MZ mi sento a casa. Non frequento nessun altro sito, nessuno, anche se spesso mi chiedono scritti che io garbatamente rifiuto di fornire. Quindi io non vado a caccia da nessuna parte, incluso il mondo della decrescita. Alla luce di quanto ti ho raccontato, risulta fuori luogo, oltre che sgarbato, l'invito ad "accomodarsi fuori", a me che sono "dentro" dal primo giorno. Oltretutto gli inviti, come il tuo, a non scrivere, non fanno parte delle abitudini di questo blog, nel quale decidemmo, fin da quando lo dirigeva Alessio Mannino, di non impedire mai a nessuno di esprimere la propria opinione, anche se sostenuta da toni forti. In ogni caso ridurre il pensiero di MZ alla decrescita credo sia riduttivo. Concordo con te sulla brutta abitudine dei tradizionalisti di non comprendere i vari livelli che compongono l'azione metapolitica. Infatti, pochi giorni fa scrivevo qualcosa che si avvicina al tuo pensiero:
" io non ho nulla da spartire con la maggior parte degli evoliani, a partire da quelli (presunti) della fondazione Evola. Ho partecipato fin dal primo giorno e dal primo direttivo a MZ proprio per cercare di divulgare il pensiero e la conoscenza tradizionale prescindendo dal neofascismo e dalle trite ed improduttive questioni piccolo tradizionaliste tipiche dei seguaci di Renè Guenon e degli evoliani "intellettuali".
Non è vero che "io non concedo nulla" alla decrescita. Al contrario, gli concedo tutto. Io sottoscrivo dalla a alla zeta l'idea anti industriale ed anti consumistica, ne riconosco la validità strategica in funzione antimoderna, semplicemente non gli riconosco carattere ideologico. Una visione del mondo non può esaurirsi nel laicismo di Latouche, e comunque non la mia. Queste sono discussioni tra amici come lo siamo io e Fuschini o Kulma, che si vogliono bene e si stimano, ed incrociano le penne con esiti "culturali" che a me non dispiacciono affatto. Adesso credo che tutto ti sia più chiaro. Cordialmente
Marco Francesco De Marco
Atreiu (IP:95.246.79.100) 05-01-2012 18:40

Caro Marco/aragorn, non c'era bisogno di elencarmi i tuoi trascorsi. Avevo già compreso dal dibattito la tua originaria presenza. Tanto che avevo anteposto, credo a ragione, al verbo frequentare il verbo fondare. E non sono certo io a dover mandare fisicamente fuori o dentro qualcuno da qui, ci mancherebbe, né era questo il senso della mie parole. Semplicemente tacciavo di ingratitudine i tuoi attacchi frontali a Latouche (e simili), rintracciati anche in altri commenti precedenti. Spero di leggere quanto prima un altro tuo intervento, ma sarei felice (auspicio del tutto personale che lascia il tempo che trova) di non ritrovare un attacco diretto alla decrescita (se non compensato da apprezzamenti di altro tipo) proprio perché ne condividi alcuni passaggi e perché sai benissimo che si tratta oggettivamente dell'unico serbatoio da cui il mondo della Tradizione possa eventualmente attingere forze fresche dopo l'esaurimento di altre stagioni. Che poi la decrescita possa essere superata, va benissimo e siamo d'accordo, ma in questo fase credo sia necessario proteggerla e non pubblicamente attaccarla proprio in nome della sua funzione storica. La mia espressione "non conceder nulla" si riferiva proprio a questo, all'effettiva durezza con cui l'avevi trattata nel tuo post dal quale - almeno dal punto di vista del lettore esterno che non è tenuto a conoscere tutta la mappatura delle opinioni dello scrittore - non si evinceva nulla di ciò che mi hai chiarito nel tuo commento. Sulla esistenza dei livelli a quanto pare conveniamo, ma se così è bisognerà pure mantenerli in vita e dunque non scaricare nessuno di essi in una pubblica discussione. Dal punto di vista di un tradizionalista è tutto sommato semplice suggerire il punto debole della prospettiva laica che non risponde a domande di senso e non spiega cosa fare, a livello profondo, di un mondo eventualmente purificato dal delirio industriale. Ma a volte credo bisognerebbe trattenersi dalla tentazione (narcisistica e distruttiva) di travolgere posizioni che in fondo sono preziose alleate nel mondo profano.
Cordialmente anch'io.
aragorn (IP:151.31.202.85) 06-01-2012 21:05

Caro Atreiu (in attesa di conoscere il tuo nome), non vorremo mica far risalire ogni diversa opinione al narcisismo distruttivo? Io esprimo solo orientantamenti diversi. Altrimenti avrei aderito ai movimenti della decrescita invece che ad MZ. Della decrescita condivido tutto, limitatamente a quello che esprime, quindi nessuna volontà distruttrice. Semplicemente, per MZ, avevo pensato ad un ruolo più profondo e più ricco, sia di idee che di consapevolezze, e non mi riferisco alla dimensione spirituale di ispirazione tradizionale, ma a qualcosa che rimane nel recinto comune dell'antimodernità, chiamiamola così, "laica". Questo auspicio/programma non era e non è solo mio, ma parte proprio da Massimo Fini, il quale ha sempre dichiarato che, paradossalmente, i nostri nemici maggiori sono i riformatori, quelli che questo mondo lo vogliono aggiustare, come Grillo o la Decrescita. "Noi questo mondo vogliamo distruggerlo, non dargli qualche colpo di stucco per farlo sopravvivere". Queste stesse parole, in varie versioni, da me ascoltate decine di volte, ed ovviamente condivise, segnano la differenza tra i movimenti della decrescita ed MZ, come lo stesso Fini ebbe a dire in una conferenza a due voci con Pallante a Milano. Ciò nondimeno stabilimmo di mantenere, anzi di intensificare, i rapporti con questi mondi, che non potranno rovinarsi certo per qualche riflessione. Un altro limite del mondo della decrescita è la poca attenzione al problema del signoraggio e della sovranità monetaria, che, ad onor del vero, fa sempre più capolino nei loro discorsi, anche se in maniera disordinata e secondaria. Questo è un limite incomprensibile, a meno che non si ragioni nell'ottica della difesa strenua del proprio orticello intellettuale. Quando Latouche inizia ad elaborare le proprie idee, che lo porteranno al suo manifesto ideale, non gli è nota la questione monetaria, la creazione della moneta dal e col debito e tutta la problematica connessa. E fin qui tutto normale. Però, dopo alcuni anni e con scenari del tutto diversi, ancora oggi ondeggiano e non si capisce perchè. Basta leggere le dichiarazioni di Pallante sul loro blog, che parla del debito degli Stati in termini fantasiosi ed irreali, ignorando le evidenze della questione monetaria e fermandosi a dichiarazioni del tipo "le multinazionali (ma ci sarà qualcuno sopra 'ste multinazionali, o siamo i soliti "dietrologi"?) vogliono l'aumento del debito per svuotare i loro magazzini pieni di merce". La situazione è più complessa e continuare ad ignorare che in primis bisogna decrescere finanziariamente e poi industrialmente (perchè è certo che una cosa determinerà l'altra) è un limite attuale della decrescita. Se MZ, pur partendo da forze minori (ma noi potremmo dire anche elitarie) riuscisse ad aggiungere questi elementi di consapevolezza e ad allargare gli orizzonti dell'alleato movimento per la decrescita, credo che realizzerebbe uno degli scopi per i quali è stato fondato. In perfetta logica "construens", come il nostro destino di rivoluzionari ci impone.
Saluti.
Marco
paolo883 (Registered) 07-01-2012 09:28

Per me il problema sta tutto, come dice giustamente De Marco, in un'inversione di causa-effetto. Tutti noi auspichiamo la descrescita, e ci mancherebbe visto lo stato in cui siamo, ma io faccio fatica a credere che essa possa essere vista come un punto di partenza. La vedo piuttosto come la logica conseguenza di un sovvertimento profondo dei valori che guidano la nostra società. Ove di nuovo le persone imparassero a rispettare la propria natura spirituale e non più a vedersi come un agglomerato di molecole che stanno insieme grazie a forze deterministiche, allora non parleremmo più di decrescita, perchè il mondo tornerebbe spontaneamente a "quote più normali", come dice Battiato.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 07-01-2012 13:31

Sì,è proprio questo l'oggetto della discussione, questo e non altro: il rapporto causa-effetto. Paolo883, De Marco e chi ha condiviso il suo bel testo,pensano che tutto debba partire dal recupero di una spiritualità profonda. Io penso che questa spiritualità non possa essere recuperata né con i generosi appelli di élites intellettuali né con l'esempio di un'aristocrazia di Eroi. O ci calerà dall'alto per i corsi e ricorsi della storia che rispondono a una Legge in larga misura indipendente dal nostro operare, o sarà la risultante di componenti sociali ed economiche tali da modificare lo stile di vita delle persone. Componenti sociali ed economiche che possono essere attivate dalle risposte politiche e culturali alle crisi che mettono in discussione i vecchi assetti. In questo e in poche altre cose credo che avesse ragione il vecchio Marx.
aragorn (IP:151.59.131.12) 07-01-2012 14:50

Questo articolo, diversamente da altri scritti su "il giornale del ribelle" non tratta di strategia metapolitica. Si pone, almeno nelle intenzioni, su di un piano più alto, che non è genericamente definibile come spiritualità. E' qualcosa di più preciso, che riguarda una dimensione che potremmo definire "conoscenza". Rimane essenziale che le elite che mirano ad organizzare un'azione decisiva contro l'odierna "civiltà occidentale", siano consapevoli della lunga storia di lotte e guerre che i "princìpi primi", che sono dietro ad ogni visione del mondo, combattono da millenni. Su questo piano è evidente che parlare di "decrescita" non abbia nessun significato. Non miravo ad un pubblico indistinto di militanti o di simpatizzanti. Miravo a chi ha "inclinazione" per certi approfondimenti. E' ovvio che non era uno scritto per tutti, né voleva esserlo. A dimostrazione di ciò, il passaggio essenziale, quello del "Predatore" descritto da Don Juan Matus, non è stato affrontato da nessuno.
Su un piano diverso, quello strategico, militante, metapolitico, culturale, ogni forma operativa di recupero dello spirito ecologico ed anticonsumista è fondamentale oltre che sufficiente per la maggio parte delle persone. Non mi sognerei mai di "mettere in discussione i vecchi assetti" partendo dalla spiritualità o dalla "conoscenza". In questo concordo perfettamente con Luciano Fuschini. Io non pretendo che certe consapevolezze facciano parte del corredo del militante più o meno coinvolto o del semplice simpatizzante, ma da elitarista e tradizionalista considero che i "consapevoli" del nostro fronte certe profondità debbano possederle o acquisirle. Con l'assenza di questa elite, che senza la "conoscenza" e le consapevolezze che ne discendono non può definirsi tale, ogni sforzo culturale e politico risulterà vano. Diversamente, al fine di bilanciare l'esercito che avversiamo, che è costituito esattamente secondo questi criteri "piramidali", otterremo il risultato di contribuire ad un proficuo allargamento degli orizzonti di chi avrà l'onore/onere di condurre la guerra per la nostra parte. Su di un altro piano, diverso ma collegato, che chiameremo orizzontale, quello delle consapevolezze condivise da tutti, la mia attenzione alla questione monetaria e del signoraggio, da aggiungersi ai programmi ecologici ed anticonsumisti della decrescita, costituisce ulteriore dimostrazione della veridicità di quanto sostiene Fuschini (o Marx). Per ultimo, invito tutti a riflettere sul fatto che è il mostro finanziario ed usurocratico ad aver partorito quello capitalista e non viceversa. Le banche e la moneta così come le conosciamo noi, nascono attorno al 1500 e si sviluppano per due secoli. Solo allora, e grazie al lavoro di apripista della finanza, si passerà al modello industriale di tipo capitalistico ed alle sue successive degenerazioni.
P.S. Naturalmente, dovremo considerare ogni cosa da me sostenuta, anche su questo piano, come una semplice opinione.
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!