Antropo-ecologia

29 luglio 2012

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Questo testo è stato pubblicato da Rassegna Stampa di Arianna del 24-7-2012 (N.d.d.)




Vorrei introdurre Tradizione e traduzione, collana tematica di saggistica tradizionale ideata e curata da Eduardo Ciampi per Terre Sommerse Edizioni. Mi occuperò di Laquesta collana per i prossimi mesi e comincio a farlo con uno dei titoli secondo me più significati e divulgativi pubblicati sin ora.
Si tratta di Antropo-ecologia,. Saggi di W. Berry, E. Brown, J. Cooper, G. Eaton, A. Moore, S. H. Nasr, H. Oldmeadow, P. Sherrard, testi scelti e tradotti da Edoardo Ciampi (Terre Sommerse 2009).
L'argomento è urgente, l'ecologia. La trattazione, originale e innovativa, risponde con efficacia a tante domande e s'inoltra con sapienza in tanti argomenti che l'ecologismo militante non è capace di affrontare.
«Si tratta quindi d'intendere l'idea di un'antropo-ecologia basata sulla tradizionale responsabilità sacra dell'uomo nei confronti di sé stesso, dell'ambiente naturale e del creato tutto» – scrive Ciampi nella prefazione.
I saggi scelti percorrono trasversalmente le teologie e le metafisiche anche più distanti e diverse, in maniera comparativa, per gettare le fondamenta di un prospettiva antropo-ecologica. Una prospettiva, però, che non si trasformi in militanza o ideologia, ma in un orientamento che si propone di ricomporre l'equilibrio originario fra l'uomo e la Natura e, in ultima analisi, fra l'uomo e sé stesso.

Sherrard, Moore e Berry spiegano come il Cristianesimo secolarizzato ha dissacrato nel tempo il rapporto uomo-natura, attirandosi a ragione le critiche da parte degli ecologisti. Ma i saggisti chiariscono anche come il Cristianesimo ha basi profondamente ecologiche e che la Bibbia è un enorme tesoro di saggezza per sfatare le illusioni della «ego-scienza» (ovvero tutte quelle prospettive materialistiche che negano il sacro) che si arroga ogni diritto e ogni libertà di agire sul Creato.
Illuminanti e avvincenti i saggi di Brown sulle tradizioni degli Nativi d'America che, attraverso la simbologia dei riti, hanno celebrato l'ordine della Natura e sacralizzato la responsabilità dell'uomo nei confronti di essa.
Oldmeadow affronta molti temi, attraversano soprattutto il pensiero del metafisico Frithjof Schuon, e con grande efficacia descrive un paradigma per distinguere “Culture Tradizionali” da “Civiltà Moderne”. Le prime, immerse in una dimensione spirituale, grazie a una visione qualitativa e non quantitativa del mondo riescono ad evolvere una relazione cooperativa con la natura e un'economia ecologica; le seconde, a causa di una prospettiva profana e del culto del materialismo, non possono che produrre scienze analitiche e frammentarie che aggravano il contrasto con la natura imponendo all'uomo e al pianeta economie industriali e artificiali.
Eaton e Nasr pongono l'accento soprattutto sulla tradizione islamica e su come la Shari'a, Legge Divina, abbia anche una stretta relazione con le leggi naturali.
Infine, Cooper scrive di come il Taoismo può insegnarci molto per ri-costruire un rapporto armonico con l'ambiente e per riuscire a trovare in esso, simbolicamente, significati utili alla comprensione del sacro e di noi stessi.

In una recensione non potrei dilungarmi ulteriormente. Ma posso provare a trarre delle coordinate generali da questo testo così denso e vario.
L'uomo è un tutt'uno con l'universo e si trova in un rapporto dinamico con ciò che lo circonda. Le società tradizionali avevano ben compreso questo aspetto fondamentale della vita dell'uomo e tutte le religioni hanno tentato di mantenere quest'unità con la Natura – una Natura sacra, intesa come creazione divina, di cui l'uomo è “amministratore” e “ospite” sulla terra, non di certo proprietario assoluto e per di più irresponsabile.
Le società tradizionali, attraverso il rapporto con il divino, hanno chiarito perfettamente la responsabilità dell'uomo nei confronti del Creato. Le religioni secolarizzate pervertite dalla modernità, eppoi ancora le ideologie e il pensiero scientista, e in generale ogni prospettiva materialistica, invece non sono stati capaci di creare sistemi validi per costruire una vera atropo-ecologia: i disastri ambientali, a tal proposito, non sono che l'effetto più evidente (ma non necessariamente più grave) di questa secolarizzazione.
L'antropo-ecologia ricerca le cause del disastro ambientale nell'anima dell'uomo e nel rapporto “inquinato” che quest'ultimo ha instaurato con la dimensione del sacro, l'unica che può generare volani virtuosi per restaurare l'ordine naturale. È necessario – scrive Ciampi – andare «oltre l'ecologia, per un nuovo equilibrio tra il divino, l'umano e il cosmico», solo così possiamo arginare le derive del materialismo e capire soprattutto che i disastri naturali ci “raccontano” qualcosa che non riguarda solo la materia, ma anche le nostre calamità interiori, i “terremoti” del nostro spirito.

 

Riccardo Raimondo 

 

Commenti
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Giovanni Marini (Registered) 31-07-2012 15:30

Ok,il discorso si può anche condividere però vorrei anche sapere che prospettive di vita possiamo dare a sette miliardi di esseri umani intanto che li convinciamo a ritornare al sacro e in particolare nel frattempo con che cosa li sfamiamo?

lucianofuschini (Super Administrator) 31-07-2012 17:54

L'ultima asserzione della recensione ci ricorda che qualunque prospettiva di riforma sociale e di rispetto per l'ambiente o comporterà un riposizionamento interiore o non sarà fondata. Certo è che non si dà risanamento interiore senza alimentare il corpo.
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