Reddito di cittadinanza

19 Febbraio 2013

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Grillo nei suoi comizi illustra la proposta programmatica che prevede il reddito di cittadinanza. Altre formazioni politiche, soprattutto Rivoluzione Civile, gli fanno eco. Occorre chiarirsi le idee, perché quando si usano le parole con accezioni di significato non univoche, i fraintendimenti sono inevitabili. Grillo, Ingroia e gli altri che ne parlano, usano quell’espressione come sinonimo di “sussidio di disoccupazione”. Per questo affermano che c’è ovunque in Europa tranne che in Italia, Grecia e Spagna.

In realtà il reddito di cittadinanza così come è inteso dai suoi promotori più radicali, come Alain de Benoist, non esiste in alcun Paese del mondo, perché sarebbe una misura rivoluzionaria quante altre mai.

Reddito di cittadinanza significa che a ogni cittadino, dalla culla al letto di morte, viene concesso dallo Stato un assegno di mantenimento equivalente a quello che viene considerato un minimo vitale. Per esempio, nell’Italia di oggi, potrebbero essere 800 euro mensili. Ogni individuo, dalla nascita, ha un diritto alla vita che la comunità gli riconosce dandogli i mezzi per sostentarsi. Ci saranno persone che approfitteranno di questo diritto per non cercare mai un lavoro, accontentandosi di quel poco. L’obiezione è superabile, perché la produttività del lavoro è tale che quella parte della popolazione che comunque lavorerà per avere un migliore tenore di vita, potrà garantire i livelli produttivi adeguati alle esigenze nazionali.

 Altre obiezioni al progetto sono serie. Intanto diventerebbe un fortissimo incentivo a fare molti figli, consentendo di vivere bene senza lavorare. Nell’esempio degli 800 euro mensili, una coppia con 5 figli avrebbe un reddito di 5.600 euro mensili. Avremmo una fortissima pressione di immigrati desiderosi di ottenere il diritto di cittadinanza e il relativo reddito garantito.

Si potrebbe ovviare all’inconveniente assegnando il reddito di cittadinanza esclusivamente a partire dalla maggiore età, ma in questo caso potremmo avere la conseguenza opposta: molte coppie non farebbero figli, accontentandosi di vivacchiare con l’assegno statale mensile senza lavorare.

Un’altra obiezione seria è che appare ingiusto elargire a spese dello Stato anche a favore di ricchi e benestanti.

C’è poi il problema della copertura finanziaria. Il reddito di cittadinanza sarebbe troppo oneroso per il bilancio pubblico. Per farvi fronte, i poteri pubblici dovrebbero sgravarsi di tutto il peso dei servizi.

Scuola, comunicazioni, trasporti, sanità, dovrebbero essere interamente privatizzati. Anche il sistema pensionistico scomparirebbe, dal momento che ogni anziano riceverebbe comunque l’assegno mensile di 800 euro. Chi volesse garantirsi una pensione migliore, dovrebbe integrarla tramite un’assicurazione, un affare lucrosissimo per le Agenzie private.

Eppure, nonostante tutte queste obiezioni, la proposta rimane degna di considerazione. Il suo valore consiste da un lato nella garanzia che comunque nessuno rischierebbe la fame o quella disperazione che spinge non pochi al suicidio per motivi economici; dall’altro lato, obbligherebbe ognuno ad assumersi una grande responsabilità personale. Proprio perché i servizi non sarebbero più garantiti, i cittadini responsabili si cercherebbero comunque un lavoro, trattenendo dal reddito di cittadinanza una quota per la scuola dei figli, una per l’assistenza sanitaria, una per integrare la pensione. A questo servirebbe il reddito di cittadinanza: offrire a ognuno la possibilità di programmare la propria vita autonomamente, in relativa sicurezza, quella sicurezza data dalla certezza che nei periodi difficili, periodi di disoccupazione in cui non si può più risparmiare, si può comunque contare sul minimo vitale.

Responsabilizzazione deve diventare la parola d’ordine. Questo vale anche per quei comportamenti da cui i poteri pubblici potrebbero ricavare altre risorse. Chiamiamola pure “tassa sul vizio”. Legalizzare le droghe, tutte le droghe, e tassarle pesantemente. Legalizzare la prostituzione togliendola dalle strade, in pratica ripristinando i postriboli, e tassarla pesantemente. Chi vuole soddisfare i propri vizi lo faccia legalmente, ma qualora assuma comportamenti antisociali, come nel caso di incidenti oppure delitti causati da abuso di alcol o droga, sia punito molto severamente.

A proposito delle punizioni, si trasformino le carceri in centri di produzione. I detenuti paghino il loro debito verso la comunità coi lavori forzati. Non ricevendo un salario ma soltanto il vitto e l’alloggio nel centro di detenzione, darebbero un contributo economico molto significativo alla nazione.

Ecco come ragionando su tutte le implicazioni del reddito di cittadinanza si può giungere a configurare un modello sociale che recupera logiche antiche e nel contempo ci proietta verso scenari nuovi.

Gli economisti patentati, quegli accademici che pontificano da tutti i giornali e da tutte le emittenti, parlerebbero di follia totale a proposito di programmi come quello qui abbozzato, ma nulla è più folle del delirio in cui ci fanno vivere.

 Luciano Fuschini 

Commenti
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Misopickle (IP:82.50.61.71) 20-02-2013 14:33

la proposta di Fuschini è lodevole e condivisibile, rispecchia quella di Grillo, l'unico politico in mezzo ai buffoni che non fanno ridere, quelli travestiti da politici. naturalmente si tratta di una bozza molto migliorabile e rivedibile secondo necessità, cosa che di certo l'amico Autore sa benissimo. Si tratta di breve documento che supera i vecchiumi di destraSinistra sposando cause come droga libera ma tassata (però mi oppongo all'Omicidio di Stato con eroina, coca ecc.: no alle droghe chimiche prodotte dal Sistema farmaceutico che va ribattezzato Fabbricamalattie)ma pure prostituzione libera e regolata, lavori forzati (non disumani tipo "miniere di sale" o altri gulag..)per mantenersi ai carcerati abili e sani,e tutto il resto che viene enunciato. Ma la parola d'Oro di Fuschini è RESPONSABILITA', detta molto in chiaro e per ciascuno! Oggi anche il cittadino indignato scorda che è colpa nostra, son proprio le miseriucce personali ad aver permesso a baldracche, ladri e ruffiani i posti-guida del paese, ed essi l'hanno doverosamente sfasciato come noi sovente abbiam sfasciato vite, famiglie e posti di lavoro a suon di pressapochismi ignoranti, infingardaggini e furberie degni del miglior (?) Alberto Sordi.
Con e tra persone responsabili perfino i servizi ed industrie privatizzati non sarebbero macchine da profitto a discapito della sicurezza dei cittadini ma lavorerebbero per un Bene davvero Comune, e si potrebbe forse avvicinarsi ad una Utopia tipo T Moore o Campanella, nel tempo, ma prima occorre, magari per gradi ed uno ad uno, la Rivoluzione non violenta, nemmeno sociale e certo non di classe, quella individuale, biologica e spirituale, all'interno di noi stessi. Fra un 200 anni magari, intanto un piccolo passo come quello di buttar fuori i Proci nostrani e stranieri, e seguire le proposte di Fuschini è azione giusta sul cammino giusto.
iannafa@gmail.com
fabiomax (Registered) 27-03-2013 18:50

tutto giusto, del resto lo stato non è forse stato creato dalla volontà di una determinata popolazione su un ben definito territorio per salvaguardare il bene comune? e cosa c'è di meglio che dare alla popolazione quella solidarietà, condivisione, ed empatia che ci si aspetta convivendo sullo stesso territorio? peccato che decenni di politiche liberiste ci hanno resi individualisti ed incapaci ad esprimere la minima parvenza di solidarietà...
iannafa@gmail.com
fabiomax (Registered) 27-03-2013 18:50

tutto giusto, del resto lo stato non è forse stato creato dalla volontà di una determinata popolazione su un ben definito territorio per salvaguardare il bene comune? e cosa c'è di meglio che dare alla popolazione quella solidarietà, condivisione, ed empatia che ci si aspetta convivendo sullo stesso territorio? peccato che decenni di politiche liberiste ci hanno resi individualisti ed incapaci ad esprimere la minima parvenza di solidarietà...
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