Giustizia!

5 settembre 2007

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Sono stati trovati gli autori del massacro dei due custodi della villa di Gorgo, nel Trevigiano. Sono due pregiudicati albanesi, aiutati da un ventenne rumeno, il basista. “Ola” dei media, che solleticano l’istintiva reazione di xenofobia della pubblica opinione, fisiologica in questi casi di efferata criminalità ad opera di stranieri.
Prima considerazione. Uno dei due assassini cocainomani, Artur Lleshi, l’anno scorso era stato liberato dalle patrie galere (era dentro per sequestro di persone e violenza sessuale, non per aver rubato una gallina) grazie all’indulto. Di questa ignominia nazionale, votata da un’aula guardacaso bipartisan (dai cattolici per ossequiare il diktat pontificio, da Forza Italia per salvare i suoi processati, la sinistra per il suo malinteso senso di pietà, ma con l’eccezione, va detto, della Lega), di questa mostruosità finto-buonista che è stata l’indulto, ecco i risultati. Gli assassini non sono solo due. Sono molti di più, e per trovarli basta recarsi in parlamento.
Seconda considerazione. I due albanesi non avevano fatto altro, nel loro passato, che fare la spola fra la delinquenza e la prigione. Uno addirittura era stato bollato come “persona non gradita” da tutti gli Stati europei. E’ troppo chiedere che invece di tenerceli in Italia a sovraffollare le carceri vengano espulsi a vita? E’ razzismo, questo?
Terza considerazione. Il basista, B.A.G., è un cittadino rumeno, e come tale non più extracomunitario: la Romania è oggi in Europa. Noi - noi che scriviamo – siamo per un’Europa unita, ricostruita su nuove basi (non più sulle catene dell’euroburocrazia, della Banca centrale e dell’economia globale) e libera dalla sottomissione agli Usa. Inclusi i Paesi dell’Est. Dire “fuori i rumeni!”, così come un domani “fuori gli albanesi!”, nella nostra prospettiva politica, non ha senso. Ma diciamo anche: se un Paese entra in Europa, questo non deve significare che scarica sugli altri i suoi scarti, i suoi criminali. Se l’Europa fosse quella che noi vogliamo, l’impegno ferreo al rigore e alla repressione del crimine dovrebbe essere uguale per tutti ed esteso a tutti. In Romania, invece, è il far west. E l’Italia non è da meno: il rappresentante della comunità rumena di Padova ha dichiarato che gli aspiranti delinquenti suoi connazionali vengono nel nostro Paese “perché qui sanno di farla franca”. Perché da noi la certezza della pena è una variabile, un optional, una casualità. L’Europa, oggi, è da un punto di vista legalitario uno sfascio istituzionalizzato, un alibi per lo scorrazzare di gentaglia della peggior specie. Pensiamo a darle un’anima, perché il capitalismo selvaggio che ha schiavizzato noi, sta rendendo le società uscite dal comunismo dei verminai che poi scatenano deleterie ondate di razzismo. La colpa è nostra, prima di tutto nostra.
Quarta considerazione. I leghisti hanno subito richiesto a gran voce la forca. No. La cosa più giusta sarebbe che marcissero fino alla fine dei loro giorni in qualche squallido penitenziario del loro Paese. La pena di morte non risolve un bel niente. La morte come punizione e legittima reazione ha senso in guerra. In pace, contro un assassino, è molto più efficace la cella, buttando via le chiavi. Battiamoci perché le pene vengano scontate, perché ci siano leggi che lo permettano. Con il cappio non s’è mai visto sedare l’istinto criminale dell’uomo. (a.m.)

Commenti
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sillarion@libero.it
Marco (Registered) 07-09-2007 14:27

Questa tragedia è figlia di quella porcata di indulto "targato Mastella".

Lo si poteva fare in tanti modi (tutti sbagliati in principio)... ma il buzzurro di Ceppaloni ha scelto quello peggiore.

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