Progetto Itaca

21 Giugno 2013

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Dopo l’umiliante debacle del sindaco uscente Gianni Alemanno alle elezioni amministrative di Roma, “la destra” di derivazione “missina” è letteralmente scomparsa e segna il capitolo finale del fallimento della destra italiana di questi ultimi vent’anni. Dopo il crollo del comunismo, il Msi avrebbe dovuto rivolgere la sua lotta contro l’occidente capitalista americanizzato, invece, con la svolta di Fiuggi, ha ciancicato di gollismo, liberismo reaganiano, conservatorismo prezzoliniano e montanelliano, dottrina sociale della Chiesa; una macedonia indigeribile che già allora si commentava da sola. In realtà poi, nei fatti, Alleanza nazionale non ha fatto nulla di tutto ciò, limitandosi ad appiattirsi sulle posizioni di Forza Italia e appoggiando tutte le “berlusconate”, dalle riforme liberiste agli attacchi contro magistratura e istituzioni democratiche, fino alle leggi ad personam. Nel ventennio berlusconiano, non abbiamo visto tracce concrete di “cultura di governo” o “di destra”, ma solo pseudo – pragmatismo inconcludente; ma se Berlusconi ha mortificato la cultura e il senso etico e civico del paese, in questo processo di demolizione non è stato solo. Alleanza nazionale, non ha saputo/voluto produrre un’idea, un “progetto” politico-culturale, rivelandosi come il partito più deludente, grigio e incapace della Seconda Repubblica. Gianfranco Fini è stato mediocre come leader di partito, ministro e Presidente della Camera e si è ribellato al “padrone” Berlusconi solo tardivamente e per ragioni personali o peggio, perché più vicino alle oligarchie euromondialiste. Alemanno come sindaco di Roma è stato un vero disastro; lo ricorderemo soprattutto per il suo clientelismo di stampo democristiano e le elezioni amministrative lo hanno punito.

Adesso che la destra post missina è stata cancellata e risucchiata completamente dal berlusconismo che la impiega a suo uso e consumo, si vocifera che il PdL sarà trasformato in una nuova Forza Italia e – sempre secondo voci di corridoio – negli ambienti “ex-An” interni al PdL, si sta pensando di “uscire” per riaggregarsi con altre realtà della destra. Se fosse confermato, sarebbe una buona notizia, anche perché comincerebbero forse ad andare incontro alla proposta di un intellettuale di rilievo qual è Marcello Veneziani, che da mesi propone il “Progetto Itaca”; certo la decisione dei “destri” sarebbe tardiva, ma meglio tardi che mai, considerando poi che la forza politica di Fratelli d’Italia ha raccolto alle ultime elezioni amministrative un ottimo risultato, recuperando praticamente circa metà dell’elettorato che era di Alleanza nazionale. Se i politici di destra riusciranno ad avere finalmente un sussulto d’orgoglio, forse riusciranno a cogliere il segnale che giunge dalle elezioni amministrative. Se il M 5 stelle crolla, il PdL non brilla e la Lega è in panne, l’unico partito di “centrodestra” che cresce è Fratelli d’’Italia, e questo fatto un significato dovrà pur averlo. In primo luogo il partito della giovane Giorgia Meloni è stato premiato per aver avuto il coraggio di uscire dal PdL e non entrare nelle larghe intese. Ma soprattutto c’è un elettorato “di destra” o “moderato-conservatore” che non si riconosce nel berlusconismo, ma al tempo stesso è rimasto deluso dal “5 stelle” e dalla Lega. Questa nuova realtà politico-culturale potrebbe (dovrebbe) federare Fratelli d’Italia con Futuro e libertà, La Destra di Storace, Forza Nuova, CasaPound e altre realtà della destra e della destra radicale, compresi eventuali interessati di provenienza pdellina, leghista e grillina. Ma perché il progetto abbia un esito positivo e possa avere una sua utilità, sono necessarie delle condizioni :

1) Si deve costruire un soggetto unitario, che tenga assieme una volta per tutte la destra, evitando ulteriori personalismi e frammentazioni. 2) I vecchi rottami della politica, che sono stati compromessi col berlusconismo e dintorni, devono farci il favore di compiere un passo indietro. Non esigiamo che scompaiano, o non contribuiscano alla creazione del progetto, ma una volta avviato, devono passare in seconda linea, consegnando alle nuove generazioni il testimone. 3) Questa “Nuova Destra” non può limitarsi a essere un’Alleanza nazionale 2.0, né una regressione al nostalgismo del Msi, piuttosto sia protagonista di una nuova visione della società.

L’Errore che fu compiuto a Fiuggi, fu quello di archiviare “le ideologie”, per lasciare spazio a un cinico pragmatismo che già sapeva di tecnocrazia. Le ideologie non devono essere archiviate, bensì rinnovate; anche perché l’ideologia già esiste ed è quella del liberismo globale, un’ideologia egemone e pseudo democratica, alla quale dobbiamo rispondere con un’ideologia opposta, antimodernista. Se questa “Nuova Destra” vorrà sorgere ed essere cosa seria e credibile, dovrà essere in grado di proporre, una “nuova ideologia antimodernista”. Non chiediamo agli ex-An di rinnegare il loro passato, di “gettare via il bambino con l’acqua sporca”, di non conservare tutto ciò che di ancora valido può rimanere del loro passato ideologico fascista, missino e post-missino. Nessuno gli chiede di bruciare i libri di Gentile, Evola o D’Annunzio, tutt’altro, ma occorre comprendere che i problemi attuali richiedono risposte attuali, che non possono essere le “ricette liberiste”, perché sono queste il problema!

E allora, quali sarebbero queste “nuove idee” che potrebbero indicare il percorso da intraprendere dalla “Nuova Destra”? Mi permetto di suggerire alcuni nomi: Marco Tarchi, Giulio Tremonti, Alain de Benoist, Franco Cardini, Massimo e Paolo Cacciari, Massimo Fini, Giulietto Chiesa, solo per citarne alcuni, presi a caso. Non chiediamo alla Nuova Destra di diventare di “sinistra”, né pretendiamo che “oltrepassi la destra e la sinistra”, si denominino come vogliono (sebbene ci auguriamo nomi e simboli un po’ più originali di quelli attuali di “Fratelli d’Italia”), ma sappiano aprirsi a un’idea “eretica di destra”, che sappia integrare anche valori “di sinistra”, come l’ecologia, la critica all’occidentalismo, la tolleranza, ecc. Contemporaneamente, non auspico che movimenti antimodernisti come il Movimento Zero si trasformino in “soggetti di destra” o suoi fiancheggiatori, mi aspetto che MZ rimanga apartitico e indipendente, come sono convinto che resterà, pur lasciando a ogni simpatizzante la libertà individuale di votare e appoggiare il partito che la sua coscienza gli suggerisce di sostenere, e tuttavia l’indipendenza non rende necessariamente proibitivo il dialogo. Non ci sono delle ragioni “ideologiche” per le quali MZ dovrebbe privilegiare il dialogo con “la destra” piuttosto che con “la sinistra”, anzi, il dialogo dev’essere a 360°, semplicemente mi sembra che in questo momento sia più probabile possa sorgere qualcosa da destra. Auspico che tra le due parti ci sia un dialogo costruttivo, serrato e reciprocamente rispettoso, e valutare se ci sono le condizioni minime per delle convergenze. Se ci sono bene, altrimenti, senza indugi né compromessi, proseguire ciascuno per la sua strada, in beata solitudine.

Gianluca Donati

       

  

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