Mala tempora...

7 Agosto 2013

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Stiamo attraversando un’epoca di incertezza e delusione,notiamo un progressivo degrado della Società e della Politica. Ma come descrivere questo stato di cose? Lasciamo la parola ad un autore ben più “autore-vole” di me, mi sia solo concessa e perdonata qualche nota, a margine, di attualizzazione:

I tempi erano ravvolti di tenebra. Il cielo era vuoto. I popoli erravano stranamente agitati o rimanevano immobili, istupiditi. Nazioni intere sparivano: altre levavano il capo quasi a vederle morire.(Come negarlo, in questa fase di Globalizzazione?). S’udiva nel mondo un sordo romore come di dissolvimento. Tutto, cielo e terra , tremava. L’uomo appariva deforme. Collocato fra due Infiniti,non aveva coscienza dell’uno né dell’altro: né dei giorni passati né dei futuri. Ogni credenza era morta: morta la credenza degli Dei, morta la credenza nella repubblica.(Il grande astensionismo dal voto nelle grandi democrazie lo conferma). Non v’era società; ma un Potere che annegava nel sangue (non paia eccessivo, visto il crescente numero di suicidi contro le regole di questa Società e delle guerre di “liberazione”) o si consumava nel vizio e nelle turpitudini;(mi astengo dal fare nomi o commenti, basta guardare a chi ci governa ed alla cronaca quotidiana) un senato, misera parodia della maestà del passato, che votava oro e statue al tiranno: pretoriani che sprezzavano l’uno e uccidevano l’altro: denunziatori, sofisti e una moltitudine schiava plaudente.(Come quella che ancora frequenta i Congressi dei Partiti). Non viveva più virtù di principii, ma soltanto un calcolo d’interessi contendenti fra loro. La Patria era spenta. La solenne voce di Bruto aveva gridato al mondo sulla sua tomba che la virtù era un nome, non altro. E i buoni s’allontanavano dal quel mondo per non contaminarvi l’anima e l’intelletto. Nerva s’asteneva da ogni alimento. (Oggi lo fanno Marco Pannella ed i suoi emuli).Trasea libava col proprio sangue a Giove Liberatore.(Mentre Pannella si limita a farlo con la sua orina). L’anima s’era dileguata: regnavano i sensi. Il popolo chiedeva pane e giochi nel Circo.(Come la televisione insegna). La filosofia era fatta scetticismo, epicureismo o arguzia di parole. La poesia era satira.(I migliori comici trattano, ormai, solo di politica e dei suoi esponenti). Di tempo in tempo, l’uomo s’atterriva della propria solitudine e s’arretrava nel deserto. (Il riflusso nel privato che i sociologi paventavano già trent’anni fa è ormai generalizzato).Allora s’udivano, la notte, voci di paura su per le vie.(E non solo, oggi anche nelle case isolate e nei locali e luoghi pubblici). Allora i cittadini, quasi frenetici, abbracciavano le nude fredde statue degli Dei venerati un tempo, imploravano da esse una scintilla di vita morale, un raggio di fede, qualche illusione, e partivano inesauditi, colla disperazione nel core, colla bestemmia sul labbro.(Non si sente forse oggi plaudire, in privato, ai Regimi ed ai grandi Dittatori e Tiranni del passato?). Tali erano quei tempi che somigliano ai nostri.(1)

  ...deinde, in peius mutatum.

 

(1)Giuseppe Mazzini: da “Fede e avvenire” (1835).

 

Cristoforo Barberi.

  

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