Ai trinariciuti del Partito Unico dell'Oligarchia

11 settembre 2007

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Chi è Salvatore Buglio? E’ un deputato della Rosa nel Pugno che sul Corriere della Sera di oggi, martedì 11 settembre 2007, liquida così Beppe Grillo e il suo V-Day: «Chi dice “Voglio distruggere i partiti” è il perfetto testimonial della destra più becera con venature naziste. Senza i partiti c’è la dittatura». Bene, anzi male. Malissimo. Da farsi cadere a terra i coglioni, per l’evidente incapacità non diciamo politica, ma financo mentale di afferrare un brandello di realtà da parte dell’oligarchia partitica. Partiamo perciò da questo signor nessuno, perché in realtà lui è il perfetto testimonial della cecità, se va bene, o, nei casi peggiori, della malafede di quella che si autoproclama “politica”.
La politica, per l’appunto. L’oligarchia parla di “politica” tout court, identificando senza ulteriori aggettivi se stessa come tale. No, signori truffatori (in buona o cattiva fede, a questo punto, non fa differenza). E’ un trucchetto meschino, da due soldi, da bari di strada, quello di definire semplicemente “politica” – nobile parola che significa: “governo della polis”, cioè occuparsi della collettività, di noi stessi come cittadinanza – il sistema di partiti. Noi viviamo in partitocrazia: questo, precisamente questo, è il messaggio che con disgusto e istintiva ribellione hanno lanciato le piazze d’Italia sabato 8 settembre scorso. L’oligarchia ribatte con un inganno: l’unica politica possibile è quella irreggimentata, sequestrata, ingabbiata dai partiti. Chi non si impegna inquadrandosi nell’unico sistema accettato, quello partitico, è fuori dalla politica, fa “antipolitica”, è potenzialmente sovversivo, è qualunquista, populista, massimalista. Addirittura nazista. Nel parlamento “democraticamente” eletto – in realtà ostaggio delle segreterie delle nomenklature e degli apparati – la democrazia viene concepita così: o con noi o contro di noi, o ti riconosci nei partiti o sei antidemocratico e quindi reietto, ignobile, pericoloso, un paria. Questo, propriamente, si chiama fascismo (o nazismo, se così preferiscono i Buglio e i Mastella, le Bindi, i Fini e tutta la manica di burattini del Partito Unico dell’Oligarchia, assieme alle scodinzolanti penne acide dei Serra, dei Ceccarelli, dei Mughini e dell’intero caravanserraglio di commentatori della Stampa Serva d’Italia). Chi è fascista? A noi viene di pensare che lo sia chi ragiona così. O erano fasciste le centinaia di migliaia di persone accorse a firmare una proposta di legge popolare ed esprimere il legittimo dissenso e schifo per il sistema partitocratico?
Ma giriamo lo sguardo da queste meschinerie e andiamo avanti. Sulla versione on line del settimanale Carta, Giuliano Santoro onora noi di Movimento Zero di una velenosa citazione, riprendendo il ridicolo refrain dell’accusa di essere di “estrema destra”. Massimo Fini lo sarebbe, noi lo saremmo. Ne deduciamo che coloro che erano sul palco di Bologna, a cominciare da Grillo per continuare con Travaglio, la Guzzanti, Bergonzoni, Pallante eccetera, tutti costoro avrebbero manifestato accanto a uno di “estrema destra”, o comunque fondatore di un movimento così etichettabile. Sommo orrore, per uno ancora nei secoli fedele alla contrapposizione fra Destra e Sinistra, buona ormai solo per i gonzi e per chi non ha smesso di credere a Babbo Natale. E’ sicuro di star bene, Santoro? Rilegge le sue prose, dopo averle scritte magari di getto? Chissà come se la ridono, Grillo e Travaglio e gli altri, a essere indirettamente accusati di parlare all’Italia vicino a dei “fascisti”.
Per i duri di comprendonio – e per gli spargitori di veleno – ribadiamo un semplice concetto. Movimento Zero, al posto di questa presa per il culo istituzionalizzata che ha nome “democrazia rappresentativa”, chiede un meccanismo simile a quello che funziona egregiamente in Svizzera e in alcuni Stati dei tanto osannati Usa, la democrazia diretta su base federale, cioè in ambiti locali autonomi, più vicini possibili al cittadino. Sono punti del Manifesto di cui è autore Massimo Fini, e che rappresentano il fulcro del nostro pensiero politico in via di elaborazione. Noi eravamo là, come si può leggere due post sotto, per molto di più che non la rivolta legalista del “parlamento pulito”. E per questo c’è stato chi, nel nostro movimento, era in disaccordo nel partecipare. Troppo poco, il “programma” del sabato grillesco. Verissimo. Ma quel popolo che si aggrappa a un comico-polemista è animato, con tutta evidenza, dal bisogno di riprendersi la sovranità che gli spetta. E chi bolla come un miscuglio di anarchismo, fascismo, comunismo, giustizialismo, funarismo, bossismo, gabibbismo e insomma effettua la maligna operazione di buttare nel ridicolo le ansie, le preoccupazioni, le rabbie, le indignazioni e in definitiva i mille problemi e le mille incazzature quotidiane degli Italiani - cioè l’intera classe politico-giornalistica a libro paga dei suoi terminali economici o inchiodata alle ideologie dei propri anni adolescenziali - commette il fatale errore di scavarsi la fossa da solo (nota. Vorremmo sapere da lorsignori una cosetta: se “antipolitica” è incanalare il proprio giramento di palle usando persino un Grillo per parlare della “via crucis dei pendolari, le cartelle pazze, le bollette ribalde, gli scavalcamenti nei concorsi pubblici, le code sull’autostrada, l’inceneritore che non funziona, il depuratore che puzza, le storture e le torture della burocrazia, i topi negli ospedali, «Ferrara ai primi posti per il cancro allo stomaco», gli inganni della Telecom, le lacrime della Madonnina di Pantano, l’olio di colza, la fuga dei cervelli, i problemi del Tocai friulano, i soldati italiani in Afganistan, i truffatori e gli ipnotizzatori degli anziani”, insomma della carne viva del presente di tutti noi, la “politica” invece cosa sarebbe? Parlare soltanto, magari con godimento e lussuria, delle interessantissime e vitali correnti del nuovo Pd, o delle lotte di potere alla corte di Forza Italia, o delle manovre di Casini per il Grande Centro? Fate pena).
E qui arriviamo al punto finale e, forse, cruciale. I sacerdoti della “politica”, cioè della partitocrazia, usano come arma di liquidazione di ogni argomento l’anatema secondo cui, quando non si hanno proposte, si deve tacere. Apprendiamo con sgomento che semplicemente protestare, in questo Paese, non è politicamente corretto, non fa fino. A parte il fatto che Grillo, in modo senz’altro riduttivo, una proposta l’ha fatta (si chiama proposta di legge, no?). Ma a noi interessa far sapere un’altra verità sfuggita ai sapienti del tempio. E cioè che c’è chi, nel suo piccolo, proposte e soluzioni ne cerca e ne trova. Noi di Movimento Zero, ad esempio.

Alessio Mannino

Nella sezione "Articoli ribelli" l'articolo di Massimo Fini sulla sua partecipazione al V-Day di Bologna.

Commenti
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lukaroma70@yahoo.it
epifaniog (Registered) 12-09-2007 17:10

Non ho partecipato alla dimostrazione organizzata da Grillo, perché comunque non parteciperei mai a una dimostrazione che ha come titolo una parola scurrile. E trovo altresì che i suoi contenuti politici siano alquanto poveri, e il rischio di una mera deriva moralistica altissimo.
Trovo tuttavia esilarante la prosopopea con cui negli ultimi giorni dai principali giornali nazionali stanno sparando a zero sul V-Day.
Bastano poche semplici verità scomode, magari fin troppo semplici, a gettare nel panico l'establishment partitico-culturale italiano!
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 12-09-2007 17:52

si. povero, poverissimo di contenuti politici. una manifestazione di questa portata e il massimo che si fa è una inutile proposta di legge per parlamentari condannati. magari a Bologna hanno manifestato in piazza, ma nel resto del paese si sono limitati a raccogliere le firme. io una passeggiata me la sono fatta dalle mie parti e c'era il tavolino con 4 persone a raccogliere firme. niente di più.
d'altra parte capisco la partecipazione del gruppo nordico al seguito di Massimo Fini che ha avuto la possibilità di parlare alla piazza di Bologna. aldilà della proposta di legge e di Beppe Grillo, parte di quella gente è potenzialmente sostenitrice di Movimento Zero e quindi è stato giusto farsi vedere, farsi ascoltare e farsi quindi conoscere.
Andrea Marcon (Registered) 12-09-2007 18:05

Parole sante, quelle di Alessio.
Trovo che le reazioni dell'estabilishment al V-day siano state molto più significative del V-day stesso.
lukky77@alice.it
Shankara (Registered) 12-09-2007 22:11

Concordando, e non potrebbe essere altrimenti, sulla limitatezza dei contenuti e della portata del v-day, sono convinto che Fini abbia fatto benissimo a presentarsi sul palco di Piazza Maggiore. Siccome ho avuto la fortuna di essere presente spero mi consentiate un breve consuntaivo della manifestazione.
Alcuni interventi mi sono sembrati piuttosto banali, velleitari e, quelli si, populisti. Mi riferisco, oltre che al videomessaggio di Ligabue, a Bergonzoni (so che Fini nutre una particolare ammirazione per questo comico (?) in virtù dei suoi virtuosismi linguistici, ma questo performed-artist il più delle volte mi lascia interdetto). Trovo anche un po' triste che una guitta come Sabina Guzzanti riceva un'accoglienza più calorosa di Fini, al quale va datto atto di aver il coraggio di proporre un interventocolto, complesso e spiazzante per la stragande maggioranza del pubblico.
Peraltro considero enormente positivo il fatto che non sventolasse una sola bandiera con connotati partitici. L'unica eccezione è stata un vessillo raffigurante comunque Che Guevara, un mito che ormai va oltre gli schieramenti politici (d'altronde sfido chiunque ad accostare il comandante a Prodi, Fassino o Veltroni!) al cui astante Grillo ha intimato di riporlo perchè %u201Cporta sfiga%u201D.

Le reazioni del %u201Cgiorno dopo%u201D sono state, come era ovvio, penose e vergognose. Come osserva impeccabilmente Alessio la politica è diventata sinonimo di partitocrazia e perciò paradossalmente (basti ricordare un penoso intervento del capo dello stato di qualche mese) si ingiunge ai giovani di abbandonare il loro %u201Cdisimpegno%u201D (e quindi di cimentarsi con problemi concreti quali possono essere gli inceneritori, la Tav, l'ampliamento della base di Vicenza, ecc.) e tornare ad occuparsi della %u201Cvera politica%u201D (i candidati del Pd, le gambe della Brambilla, lo strapotere della sinistra radicale, le sparate dementi di Bossi e le manovre per il Centro).
dandy (Registered) 13-09-2007 19:59

L'antipolitica è la strada per cambiare,ma
per promuovere un movimento di protesta serve che i media dicano la verità e le persone acquistino criticità,a me il traguardo sembra molto lontano.
mk223 (Registered) 14-09-2007 02:26

Caro Alessio il tuo intervento è ben calibrato. Io non so se le cose cambieranno in fretta. Non so se cambieranno. Se però pensiamo ad una svolta, è bene rimboccarsi le maniche. Pur non essendo un aderente di MZ trovo molto interessante la vostra linea. Ritengo però che se cercate un cambio di passo, questo vada identificato in alcune tematiche precise. Tra queste ci sono le autonomie locali. Lancio una piccola proposta. Perché non chiedere a qualche supporter svizzero di MZ, di spiegare, magari in pillole, come funziona la cosa pubblica oltralpe? Si tratta di un piccolo spunto concreto, ma se al mio ne seguono altri...
Salutoni, Marco
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