Lezioni di economia (per topi)

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Se devo essere sincero fino in fondo (è un atto di buona volontà, nel mio contratto non c’è nessun accenno alla sincerità), vi confesserò una cosa: i meccanismi dell’economia mi risultano piuttosto oscuri. Non è detto che sia un male, intendiamoci: i topi, per dirne una, non sanno niente di economia, eppure sono miliardi, crescono, non hanno crisi economiche, vanno in pensione quando cazzo gli pare e probabilmente saranno qui, su questo pianeta, quando noi ce ne saremo andati da un pezzo.
Ok, d’accordo, sto esagerando, parlo per paradossi. I topi non sono creature evolute come noi: è vero che sono in grado di accoppiarsi, però non sono capaci di mettere il filmino su Youtube, e questo li rende manifestamente inferiori.
Ma torniamo all’economia, questa straordinaria invenzione dell’uomo che ha permesso l’affermarsi di creature come Giulio Tremonti e Renato Brunetta (maddài, pensate ancora che siamo molto meglio dei topi?). Torniamo all’economia, dicevo. La cosa che mi risulta più ostica da capire è questa faccenda del Prodotto Interno Lordo, per gli amici Pil. In pratica sarebbe la somma di tutta la ricchezza prodotta da una nazione, un concetto immenso. Siccome ogni nazione ha parecchie spese, la sua abilità sta in due mosse ben distinte, ma collegate: controllare la spesa e aumentare il Pil. Detta così non sembra tanto difficile.
E allora cos’è che non capisco? Semplice: non capisco l’applicazione pratica. Cioè, mi sembra appurato che aumentare il Pil sia una cosa di fondamentale importanza, buona e giusta. Più Pil abbiamo, più potremo aumentare le spese, più saremo ricchi, eccetera eccetera. Dunque, se io prendessi questa cosa alla lettera, ora finirei di scrivere questa riga che voi state leggendo, uscirei di casa e andrei a incendiare un bosco.
L’inendio di un bosco può comportare un discreto aumento del Pil. Supponiamo infatti che debbano intervenire sette o otto squadre di pompieri: stipendi, benzina, pezzi di ricambio, tute, elmetti, tutta roba che costa e che bisogna comprare, il che farà aumentare il Pil. Magari il vento ci mette del suo, soffia nel verso giusto, aumenta la superficie di bosco bruciata. Se siamo fortunati il fuoco arriva alle case, magari brucia un’intero paese, un’intera città! Perbacco, questo sì sarebbe un grosso colpo di fortuna: da un piccolo incendio verrebbe un clamoroso, magari pazzesco aumento del Pil. Supponiamo che debbano intervenire i Canadair per domare le fiamme, che due Canadair si scontrino tra loro, che precipitino su una fabbrica di frigoriferi (mai porre limite alla provvidenza, una cosa che gli economisti sanno bene). A questo punto, con il banale investimento di una misera scatola di fiammiferi, avrei fatto impennare il Pil in modo davvero straordinario, e tutto da solo!
D’accordo, è anche questo un paradosso, come quello dei topi. Ma nemmeno poi tanto. Tra le cose che fanno aumentare il Pil ci sono le spese militari, l’acquisto di missili, le stragi sulle autostrade nei week-end, le catastrofi ecologiche e, nel loro piccolo, anche un minimo tamponamento al semaforo e l’estrazione di un molare. Questo, un giorno molto lontano, potrebbe anche farci capire che i meccanismi economici attuali non sono la cosa più geniale del mondo. Certo ci vorrà del tempo per capirlo, servirà studiare molto, bisognerà impegnarsi. Ma sono certo che prima o poi ci riusciremo: siamo o non siamo intelligenze superiori? Insomma, voglio dire, se l’hanno capito i topi…

Alessandro Robecchi

19 settembre 2007 www.alessandrorobecchi.it

Commenti
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buzzeduzzy@yahoo.it
buzzeduzzy (Registered) 25-09-2007 19:52

...e aggiungerei anche che le banconote si stampano in base al pil,e siccome č la banca centrale l'unica che puņ emetterle e lo fa solo a debito,paradossalmente piu produciami piu ci indebitiamo...
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