Il caso Saviano: establishment ipocrita |
29 ottobre 2008
Le persone schive sono meravigliose. Questa loro caratteristica si accompagna sempre ad una grande profondità di sguardo, ad un sorriso un po' triste, che però riscalda l'ambiente e rasserena. La persona schiva minimizza le proprie doti e sa ascoltare gli altri. Roberto Saviano è un grande talento, scrittore e giornalista, ma è soprattutto un giovane schivo.
Quando qualcuno gli ricorda il successo planetario del suo libro, Gomorra, ui si schermisce: "mah, in molti paesi lo si associa un po' all'immagine romanzata e mitizzata della mafia, come se Gomorra narrasse le gesta dei veri Soprano!”. E cita Goffredo Fofi e Danilo Dolci come suoi punti di riferimento. Giovane, sì, 29 anni. In un'età in cui si pensa alle relazioni sentimentali, al sesso, alla ricerca di una casa, lui vive la sua vita da condannato a morte. Difficile, forse, trovare una donna disposta a rischiare la vita con lui, difficile trovare una persona che gli affitti un appartamento. Mal tollerato dalla politica costretta a garantirgli una scorta, vista probabilmente come uno spreco di denaro. Un “rompicoglioni", come Scajola definì Marco Biagi prima che venisse assassinato, dopo avergli tolto la protezione. Quel grande editorialista di Pigi Battista sul Corriere della Sera non lo ha neppure citato in un suo articolo che elencava scrittori e giornalisti di varie nazionalità a cui qualcuno vorrebbe cucire la bocca. E non ha citato Rosaria Capacchione, giornalista del Mattino condannata a morte, o Lirio Abbate, anche lui nel braccio della morte per sentenza della mafia siciliana. Bisogna capirlo Pigi Battista, troppo intento ad infiammarsi e ad indignarsi per gli islamisti persecutori del libero pensiero. Poi ci sono gli sciacalli, quelli della meritocrazia e del libero mercato a senso unico. Come il tragicomico direttore di TG4, per cui il denaro è l'unico valore assoluto, non olet, ma se lo guadagni con l'impegno, la responsabilità civile e l'onestà, allora non va bene. Uno strano caso di osmosi inversa: “etica” la remunerazione frutto di galbanini rancidi e diossina finanziaria, da respingere con sdegno i soldi provenienti dalla vendita di un libro di denuncia. Oppure una pessima e disillusa opinione sul libero mercato, che ci sentiamo di condividere, del resto. "Con la camorra ha fatto i soldi!”. "Se non ci fosse la camorra, come vivrebbe?” (e come morirebbe?). Che poi, stranamente (anzi, per nulla) è la stessa cosa che gli rimproverano i Casalesi e gli omertosi di terra e di mare. Da questo punto di vista ci sentiamo di rassicurare Saviano. A queste latitudini il vivaio di trafficanti, assassini, ccriminali e malandrini di ogni ordine e grado è talmente florido che avrà di che scrivere fino all'età pensionabile. Se arriva a Natale, beninteso... Mauro Maggiora
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